lunedì 2 maggio 2011

L'incontro del 28 aprile

Cari tutti,
il 28 aprile scorso si è svolto, al Tomadini, il 4° incontro della comunità universitaria che si è articolato in due parti. Nella prima abbiamo ospitato il seminario di Francesco Sylos Labini, 'Università e ricerca in Italia: miti e realtà', ed il dibattito susseguente. Nella seconda parte abbiamo preso in esame uno dei documenti depositati sul sito ufficiale per le modifiche statutarie (http://nuovostatuto.uniud.it/)
riguardante le varie ipotesi per le istituzioni di scuole/strutture di raccordo.

L'intervento di Sylos Labini ha puntualizzato lo stato preoccupante dell'università italiana in relazione alla attuale popolazione di docenti e ricercatori, alla politica dei tagli di risorse economiche (aggravata da una riforma che sancisce il ridimensionamento complessivo dell'università) ed agli attacchi denigratori sistematici cui viene sottoposto il lavoro di ricerca e l'intera categoria degli universitari, con l'intento di smantellare le istituzioni e la cultura accademica per far posto ad un'università di elite, composta di servizievoli figuranti cooptati. Uno scenario davvero disarmante, che imporrebbe la mobilitazione ad oltranza di tutti gli universitari per ricordare a questa classe politica che, al di là degli irridenti ed arroganti giudizi 'capezzioniani' sulla ricerca (ricordate il PRIN per l'asino dell'Amiata?), c'è ancora in Italia chi produce ottimi risultati scientifici, accertati da indici bibliometrici oggettivi, e forma laureati, dottori di ricerca e specialisti che non hanno nulla da invidiare ai corrispondenti stranieri. Sarebbe necessario reclamare sistematicamente una politica della ricerca improntata al riconoscimento del valore del nostro lavoro ed alla pianificazione di risorse certe, sarebbe ora di impegnarsi tutti a fare informazione sui giornali e nella rete, per smentire le falsificazioni generalizzanti di esperti come Giavazzi, Perotti, Bechis, Porro, Ferrara, ecc., che 'depongono' sulla carta stampata giudizi falsi,
pesanti ed offensivi a proposito degli universitari e della ricerca universitaria, e riescono a 'dettare una linea' all'opinone pubblica anche senza possedere alcuna competenza scientifica.

Tutto ciò, che costituisce il vero insieme dei problemi dell'università immersa in una società culturalmente ed economicamente in declino, risulta oscurato dall'imbrigliante discussione sugli statuti. Faremmo volentieri a meno di questa discussone se non vi fossimo costretti per limitare i danni dell'attuazione della riforma Gelmini. Sappiamo che il rischio che abbiamo di fronte è il radicalizzarsi verticistico della governance e la legittimazione della lottizzazione partitica anche per l'università, con conseguenze pesanti per efficienza e credibilità del sistema accademico che ne legittimerebbero una liquidazione accelerata. I pericoli di governo verticistico e lottizzazione partitica dell'università passano per le formulazioni adottate nei nuovi statuti circa il senato accademico, le strutture di raccordo, il consiglio di amministrazione, ecc. In particolare, la scelta risulta cruciale per le strutture di raccordo poiché è essenziale evitare che le attribuzioni dei dipartimenti in materia di didattica vengano trasferite a queste strutture di raccordo. E' facile, infatti, prevedere che, con tali attribuzioni, le strutture di raccordo controlleranno e dunque determineranno la politica dei reclutamenti, accentuando, peraltro su scala ancora più verticistica, le pratiche negative delle facoltà dove, in tanti casi, le chiamate prescindevano dal reale valore scientifico e dall'impatto sulla ricerca dipartimentale dei chiamati. Al contrario, i dipartimenti forniscono la garanzia massima per la qualità del reclutamento essendo direttamente penalizzati da scelte improprie. E' perciò necessario aumentare il numero di adesioni alle 12 proposte di Iniziativa Petizione
, per far pervenire al Rettore ed ala Commissione Statuto un messaggio forte e rappresentativo di una cospicua porzione della comunità universitaria Su questi punti si è svolta la seconda parte della discussione nell'incontro del 28 aprile.

Il problema, tuttavia (e non si può tacere), è l'esiguo numero di partecipanti alla riunione del 28 aprile. Nonostante l'avviso del seminario di Sylos Labini fosse stato diffuso a tutti i docenti, c'erano solo 32 persone! Francamente è difficile pensare che con questo livello di coinvolgimento si possa andare molto lontano!

Cari colleghi, qui c'è di mezzo il nostro impegno di liberi ricercatori che hanno il dovere di trasmettere e far continuare una cultura scientifica che non si improvvisa da un giorno all'altro e quindi va salvaguardata. C'è di mezzo il sapere che abbiamo ricevuto dall'intera società in cui abbiamo vissuto, dalla sua storia passata, da quella che abbiamo percorso anche noi. Con quale diritto oggi decidiamo,
succeda quel che succede, di ritirarci ognuno per conto proprio? La conseguenza finale di un tale atteggiamento sarà l'inaridimento culturale del Paese, che potrà affermarsi grazie al radicarsi di un comportamento individualistico, obiettivamente in contrasto con il valore sociale del sapere. Noi che facciamo tutti i giorni l'università siamo, con i nostri studenti, dottorandi, specializzandi e assegnisti, l'intelligencija del Paese. Che speranze potremo avere di continuare a lavorare in un'università che sia ancora indipendente e laica? Forse non capiamo fino in fondo il valore di ciò perché abbiamo ereditato un'università già libera e laica, in un Paese dove vige una Costituzione che sancisce queste caratteristiche. Non aver dovuto conquistare l'università libera e laica con le nostre mani non ci esime, però, dal dovere di difenderla.

Iniziativa Petizione ha posto all'attenzione della comunità accademica prima un discorso di metodo, a proposito della designazione dei membri della Commissione Statuto. Successivamente, si è espressa nel merito dei principi guida per il nuovo Statuto, affinché le modifiche salvaguardino un'università che abbia, al suo interno, la possibilità di correggere gli errori, grazie al controllo delle unità base della comunità accademica, cioè i dipartimenti.
Iniziativa Petizione chiede di aderire alle 12 proposte per le modifiche di Statuto, per affermare la centralità dei dipartimenti piuttosto che delle strutture di raccordo, la democrazia negli organi di governo e il controllo dei membri esterni del consiglio di amministrazione. L'adesione implica anche solo una condivisione di massima o sostanziale delle proposte, i cui dettagli possono, e sicuramente saranno, soggetti ad aggiustamenti, mediazioni, trattative.

Iniziativa Petizione

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