lunedì 20 febbraio 2012

Una prima lettura all' Uovo di Colombo di Confidustria sui beni culturali e la cultura umanistica del Paese

Sulla prima pagina del Supplemento domenicale del Sole 24Ore appare un Manifesto in cinque punti “per una costituente che riattivi il circolo virtuoso tra conoscenza, ricerca, arte, tutela e occupazione”. Roberto Napoletano, direttore del quotidiano, scrive: “il Manifesto… è un po’ figlio di un incontro casuale con Armando Torno… di un paio di settimane fa a Milano, largo Cairoli…”: ne sono dunque noti (almeno i principali) autori. Rilevanza e attualità del tema sono evidenti, e sollecitano riflessioni. La collocazione del Manifesto risulta di particolare interesse per chi sia interessato a un’archeologia politica del processo di riforme degli istituti di alta formazione, e si interroghi sulle politiche educative di Confindustria, mai in primo piano come adesso. Una determinata opacità del testo, oscillante tra convenzionale deferenza per le competenze umanistiche; indifferenza o fatale estraneità al tema dichiarato desta perplessità e impone analisi circostanziate. (o il Si prevede di riservare altro alle discipline storiche e sociali che non sia un ruolo ancillare e diminuito?  Introduciamo, anticipando conclusioni.


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domenica 19 febbraio 2012

Firma l'appello promosso dagli Associati

Un Quadrifoglio per l’Università
proposta dei Professori Associati italiani promossa dal CoNPAss


L’Università come il Paese ha bisogno urgente di liberare risorse ed energie. Perché ciò accada è di fondamentale importanza sciogliere il sistema che limita ad una ristretta frazione di professori – indipendentemente dalla concreta verifica dell’attività da loro svolta – l’accesso alle funzioni direttive e di coordinamento. Questa restrizione, che oltre a rappresentare un inammissibile spreco di risorse determina rendite di posizione e vincoli di subordinazione pesantemente nocivi per un sistema già sofferente di una troppo prolungata carenza di risorse, è determinata da una separazione di ruoli che, in considerazione degli identici compiti didattici e scientifici assegnati ai professori di I e II fascia e, nei fatti, svolti anche dai Ricercatori, non ha alcun fondamento né normativo né operativo (il d.p.r. 382/80, che ancor oggi regola gran parte dello stato giuridico dei professori, prevede(va) al contrario ed esplicitamente una dotazione organica di professori ordinari identica a quella dei professori associati).

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venerdì 10 febbraio 2012

Un primo segnale di buon senso dopo i deliri alla Ichino


Il Governo Monti ripone nelle liberalizzazioni l'aspettativa di dare al Paese la "scossa" che serve per far ripartire la crescita; senza la tenuta del Pil, infatti, gli sforzi richiesti ai cittadini con il decreto salva-Italia rischiano di essere vanificati dal loro esito depressivo in un fragile contesto internazionale.
Il mondo delle Università, sebbene ancora impegnato nella fase attuativa della legge Gelmini e dopo i tagli del 2010 e del 2011, è stato coinvolto a proposito dell'abolizione del valore legale del titolo di studio, per la quale il Governo ha correttamente solo deciso di aprire una discussione. La questione però resta, in particolare l'idea che l'abolizione del valore legale favorisca la competizione fra atenei.
Riteniamo sia giusto promuovere la competizione fra Università; tuttavia, affinché non sia solo una dichiarazione di intenti, occorre innanzitutto definirne il significato e soprattutto le regole. La competizione c'è, solo se fondata su un sistema di regole esplicite, trasparenti e applicabili per tutti. Per questo dobbiamo rispondere alla domanda: su cosa competono gli atenei?



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