giovedì 28 aprile 2011

Accesso aperto e statuti universitari

(Roberto Delle Donne, coordinatore del Gruppo di lavoro CRUI Open Access)


Da alcuni anni la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane ha riconosciuto l’importanza dell’accesso pieno e aperto alle informazioni e ai dati di interesse generale per la ricerca e per la formazione scientifica, favorendo la libera disseminazione in rete dei risultati delle ricerche condotte in Italia nelle università e nei centri di ricerca.
Nel novembre 2004, la CRUI ha promosso l’adesione delle università italiane alla ”Dichiarazione di Berlino per l’accesso aperto alla letteratura scientifica”, in occasione della conferenza di Messina sull’Open Access, per accrescere i vantaggi derivanti alla comunità scientifica da forme di pubblicazione ad accesso aperto.
 

mercoledì 27 aprile 2011

Mozione della Giunta della CRUI

La Giunta della CRUI, riunitasi il giorno 20 aprile 2011, da un canto prende atto con soddisfazione dello stato di avanzamento degli schemi di decreto applicativi della L. 240/2010 approntati dal MIUR (circa una ventina sui quaranta previsti dalle diverse norme della Legge); dall’altro, tuttavia, esprime viva preoccupazione per i ritardi nei quali gli stessi provvedimenti rischiano di incorrere al momento del relativo perfezionamento dell’iter.

La CRUI fa dunque appello a tutti gli attori che concorrono alla definizione dei suddetti decreti perché, ferme restando le diverse responsabilità procedurali, si adoperino in vista di un iter il più celere possibile nell’emanazione di provvedimenti indispensabili all’avvio del processo riformatore.

Ribadisce infine la consueta disponibilità a segnalare al Ministero criticità che di volta in volta emergono nel complesso lavoro di revisione statutaria in corso, a cominciare dall’iniziativa nazionale organizzata dalla CRUI il 4 maggio p.v. presso l’Aula Magna del CNR dal titolo “Atenei: costruire le nuove identità”.


http://www.crui.it/HomePage.aspx?ref=1972

lunedì 25 aprile 2011

Università liberale. In cattedra anche Tony Blair ( mercoledì 13 aprile 2011)

Sarà l’ex premier britannico Tony Blair il primo dei professori che terranno lezione all’Università del pensiero liberale che Silvio Berlusconi vuole aprire a settembre nella settecentesca villa Gernetto a Lesmo in Brianza. Che potrebbe diventare anche la sua residenza personale-istituzionale al Nord. Ad annunciarlo lo stesso premier nella cena organizzata l’altra sera per incontrare un centinaio di ministri ed eletti lombardi oltre a una cinquantina di imprenditori vicini al partito e disposti a contribuire alla campagna elettorale. Presente anche il sindaco Letizia Moratti che non è sfuggita alla battuta: «Per lei bunga-bunga doppio perché è arrivata in ritardo». Posti per cinquantaquattro alunni da tutta Europa (27 ragazzi e 27 ragazze) che, dopo una durissima selezione, potranno ascoltare le lezioni di Josè Maria Aznar, George W. Bush, Mikhail Gorbaciov, Bill Gates e Junichiro Koizumi. «Un Berlusconi in grande forma - racconta un invitato - Sereno e carico. Determinato». Pronto a negare «qualunque frattura nel partito». E ad applaudire una meravigliosa violinista bionda, uscita a fine cena da un enorme uovo di Pasqua.

venerdì 22 aprile 2011

A tutti gli amici e colleghi

INVITO AL "IV° INCONTRO DELLA COMUNITA' UNIVERSITARIA"

Pochi medici, la Lombardia studia l’università mista

La Lombardia sperimenta le università miste. Per ora è solo un progetto ma presto potrebbe diventare il modo migliore per risolvere il problema della carenza di medici. Come accade per la sanità, dove ci sono ospedali pubblici e privati, così accadrà dietro ai banchi delle facoltà di medicina. Dove siederanno studenti «pubblici» (cioè che hanno passato un test e che pagano le rette statali) e studenti «privati» (cioè che si pagano da soli l’intera quota, senza il contributo dello Stato, o che si fanno sostenere nelle spese da ospedali privati, aziende farmaceutiche e cliniche).
La formula è stata pensata dai sei presidi delle facoltà di medicina lombarde e dall’assessore lombardo alla Sanità Luciano Bresciani. Obbiettivo: trovare un’alternativa al numero chiuso. E far fronte al problema delle corsie deserte. Il progetto prenderà forma nei prossimi mesi.

Se vuoi leggere tutto l'articolo pubblicato dalla redazione di "ilgiornale.it" il 22 aprile, clicca qui.

giovedì 21 aprile 2011

Napolitano e la ricerca: «Sobrietà e severità nella spesa ma no a tagli miopi» di Massimiliano Scafi

venerdì 09 luglio 2010

Al Quirinale, presente il ministro Gelmini, il capo dello Stato riceve i responsabili della missione in Antartide a corto di fondi: «Gli impegni internazionali vanno mantenuti e le necessarie restrizioni devono però tener conto delle prospettive future della scienza».

Serve tanta «severità» e anche una buona dose di «sobrietà» prima di spendere soldi pubblici, vista «la difficoltà della fase attuale». Ma erogazioni e tagli devono comunque essere decisi senza «meschinità e ristrettezze di vedute», tenendo conto della loro effettiva giustificazione e delle conseguenze per il futuro. Così al Quirinale Giorgio Napolitano a proposito dei fondi destinati alla ricerca scientifica, che spesso appare la Cenerentola della spesa pubblica. Ma considerazioni del capo dello Stato hanno «un carattere più generale» e si applicano a tutte le scelte di politica economica previste dalla manovra del governo.
Nel Salone delle Feste ci soni i responsabili del programma nazionale di ricerca in Antartide varato 25 anni fa, che ha dato grandi risultati e prestigio internazionale all'Italia. Dal 2003, però, spiegano i responsabili, «c'è stato ha un drastico taglio del finanziamento annuo». Fondi che erano previsti in Finanziaria ed ora invece sono affidati a più modeste contribuzioni del Cnr. 

Cifre, sostengono gli scienziati, che non permettono di proseguire nel programma varato insieme alla Francia, nostro partner principale. Il ministro Maria Stella Gelmini ha comunque una «buona novella», un nuovo finanziamento deciso dal Cnr. Napolitano ne prende atto con soddisfazione e ha ribasce: gli impegni internazionali devono essere mantenuti. Se si hanno riserve sull'utilità di un progetto da finanziare, si deve dire chiaramente, se ne deve discutere apertamente e si deve decidere motivatamente.
«Dunque, facciamo tutte le verifiche opportune, necessarie. Affrontiamo - insiste Napolitano - con tutta la serietà indispensabile anche il tema delle priorità da osservare in una complessiva politica di sviluppo della ricerca scientifica. Ma quando assumiamo impegni in sede internazionale, di qualsiasi natura, non possiamo poi, dopo qualche anno, ripensarci e sottrarci alle responsabilità che abbiamo assunto».
Il presidente invitato percià a decidere con «il senso del futuro, indispensabile per guidare l'Italia». «Commisuriamo le nostre disponibilità ai mezzi di cui possiamo disporre oggi e nel prossimo futuro, ma non chiudiamoci nemmeno nella strettoia di decisioni immediate, in una fase molto complessa e turbolenta che impone anche un ridimensionamento del nostro bilancio dello Stato, della nostra spesa pubblica». Conclusione: «Non dobbiamo chiuderci in un orizzonte di breve periodo, guardiamo più lontano al ruolo che deve svolgere il nostro Paese, agli sviluppi che più in generale deve assumere la ricerca scientifica sul piano nazionale e internazionale».

PNR: Lacrime e sangue altro che risorse aggiuntive

Il Programma Nazionale della Ricerca 2011-2013, ha uno slogan: 


ECCELLERE
COOPERARE
COMPETERE


Come (!?), questo è il problema, dato che nell'Introduzione del PNR c'è scritto:

(...) Un paese moderno deve essere capace di bilanciare e distribuire il rischio tra Stato e mercato, valutando e misurando caso per caso la ricaduta dell‘impegno pubblico sugli obiettivi generali di crescita e competitività. A partire dai settori più sensibili, come la ricerca. Per questo, il PNR assume la priorità della migliore organizzazione dei ― fattori produttivi della ricerca, sviluppando una compiuta analisi dell‘esistente, e definendo un modello di intervento allineato alle traiettorie dello sviluppo mondiale e coerente con le prassi comunitarie. Questa impostazione implica una più forte collaborazione e un più efficace coordinamento tra le diverse competenze istituzionali. Le Amministrazioni dello Stato e le Regioni devono promuovere e attuare maggiori livelli di integrazione, riducendo drasticamente la tendenza alla frammentazione e sovrapposizione di progetti, risorse e competenze. 
Lo Stato deve farsi carico dei progetti strategici di interesse nazionale e internazionale; le Regioni debbono prevalentemente accompagnare i sistemi territoriali verso l‘adeguamento tecnologico ed il potenziamento innovativo.

(...) 

In questa sede è divenuto sempre più evidente che l‘Italia è in condizione di poter contribuire in maniera significativa al raggiungimento degli obiettivi delineati nel documento di visione strategica Europa 2020, in linea anche con quanto previsto dal Programma Nazionale di Riforma nel quale ci si prefigge che ― il miglioramento sia quantitativo che quantitativo dell‘apporto pubblico alla spesa in Ricerca, attualmente pari allo 0,56 per cento del PIL. L‘attuazione del PNR 2011-2013 procederà per azioni strategiche, interventi prioritari e Progetti Bandiera e sarà garantita da una struttura di governance, che e ha l‘obiettivo di coordinare e di controllare l‘avanzamento degli interventi.

Per  leggere tutto il nuovo Piano Nazionale delle Ricerche clicca qui.

L'Università degli Studi di Trieste si distingue ancora. Questa volta per la trasparenza negli atti della Commissione Statuto

Non solo procedure di elezione diretta dei Membri della Comissione Statuto, anche la trasparenza degli atti: da non credere.

http://www.units.it/ateneo/riforma-statuto/

UNIVERSITA’/ Lenzi (Cun): tre consigli non richiesti al ministro Gelmini

UNIVERSITA’/ Lenzi (Cun): tre consigli non richiesti al ministro 
Gelmini 
La road map della riforma universitaria prevede una cinquantina di decreti attuativi chiamati a «far funzionare» la legge 240/2010, entrata in vigore il 29 gennaio scorso. Il problema rimane quello dei fondi, dice Andrea Lenzi, docente di Endocrinologia alla «Sapienza» di Roma e presidente del Cun, Consiglio Universitario Nazionale. Ma ci scherza anche su: «pare che questa generazione politica riveli una spiccata propensione al suicidio, visto che vuol passare alla storia come quella che ha tagliato i fondi all’università. Ma in Italia l’università è l’istituzione più vecchia dopo la Chiesa cattolica, e se è sopravvissuta fino ad ora un motivo ci sarà...». Ilsussidiario.net/News/Educazione/2011/4/12/UNIVERSITA ha parlato con lui dei principali temi sul tappeto, dalla governance alle risorse. Per finire con tre consigli - non richiesti - al ministro Gelmini.


Presidente, qual è lo stato dei decreti attuativi?
Come Consiglio Universitario Nazionale abbiamo potuto esaminare cinque decreti attuativi riferiti alle nostre competenze: quello relativo ai settori scientifico-disciplinari, quello sulle equipollenze con i titoli rilasciati all’estero, quello attinente i programmi europei e nazionali che possono essere usati come titolo per l’abilitazione e per i concorsi di chiamata, quello sul valore minimo degli assegni di ricerca e infine il regolamento sull’abilitazione nazionale. Ce ne sono naturalmente molto altri, da quelli amministrativi a quelli finanziari e dunque non di competenza del Cun, che sono stati trasmessi al ministero dell’Economia.



Dunque è soddisfatto?
Considerando che la legge 240 è entrata in vigore il 29 gennaio, e che è la prima legge di riforma dopo decenni, si può dire che il lavoro procede e che il grado di elaborazione è elevato. Certo resta da fare ancora molto.



E la sua opinione sui cinque regolamenti che mi ha citato?
Possiamo ritenerci soddisfatti, se pensiamo che il Cun è stato richiesto di pronunciarsi sulla scrittura di due decreti, e che sul decreto contenente il regolamento per l’abilitazione nazionale il Consiglio di Stato ha espresso un parere interlocutorio espressamente citando il Cun come organismo di riferimento per l’eventuale valutazione dei curricula dei commissari dei concorsi. Su questo punto il Cun aveva espresso la sua opinione già nel lontano 2008, in tempi non sospetti. Come ho detto anche l’altro giorno al convegno, noi abbiamo messo a disposizione a suo tempo la «cassetta degli attrezzi» per fare la riforma. Ora occorre mettere un po’ a punto il «motore».



Veniamo ai punti salienti della riforma. La sua opinione sulla governance?

Per leggere tutta l'intervista di Lenzi rilasciata a Il sussidiario.net il 12/04/2011 clicca qui.

Valutazione negli Enti di Ricerca e nell'Università, se ne è discusso in un seminario

Resoconto del seminario nazionale organizzato dalla FLC CGIL che si è svolto a Roma il 7 aprile 2011 presso il Kirner.
Si è tenuto a Roma, il 7 aprile, un seminario nazionale sul tema della valutazione negli Enti di Ricerca e nelle Università. Come già fatto per la prima fase applicativa della Legge Gelmini sull'Università, abbiamo deciso di dedicare spazio all'approfondimento delle nuove problematiche poste dalle "epocali riforme", dell'era Berlusconi.In questo caso, abbiamo affrontato il macchinoso sistema di valutazione creato dall'incontro della legge Brunetta (DLgs 150/2009) e della legge Gelmini (L. 240/2010). Un sistema che appare non solo di difficile applicazione, ma anche mancante delle risorse necessarie per tenerlo in piedi.
All'ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca) nata per valutare il sistema universitario, il compito di produrre le linee guida da adottare nella valutazione dei singoli ricercatori e docenti.
Per analizzare questo nuovo modello, abbiamo chiesto l'intervento di esperti del settore che, in vario modo, hanno contribuito alla discussione. Hanno partecipato: il Prof. Gianni Roma dell'Università degli studi di Bari, studioso delle relazioni industriali nella Pubblica Amministrazione, che da tempo ha approfondito l'applicazione della legge 150 e le relazioni tra questa e la legge 240/10. Francesco Sylos Labini, astrofisico e autore di diversi saggi e articoli sulle problematiche della ricerca e in particolare sulla valutazione. Guido Fiegna componente del comitato nazionale di valutazione del Miur, uno dei maggiori esperti di valutazione del nostro paese.
Il seminario si è concluso con l'intervento di Francesco Sinopoli, segretario nazionale FLC CGIL.
21/04/2011

Per leggere il resoconto del seminario, compresi gli allegati delle presentazioni, clicca il sottostante


Per vedere il video clicca qui

Disponibile nel Forum riservato d'Ateneo la I^ Presentazione al SENATO ACCADEMICO 18 aprile 2011


mercoledì 20 aprile 2011

MINORI SPESE ... non tagli ... ci è o ci fa?

15 minuti di Ballarò Video youtube  la bagarre del 19 aprile 2011

Prembolo della Bozza statuto

Vorrei avere il Vostro parere sul PREAMBOLO della BOZZA di STATUTO pubblicato nel sito web dedicato (aggiornato al 29 marzo 2011).
"Nell'ambito dell'ordinamento della Repubblica Italiana, anche quale membro fondatore e compartecipe dell'Unione Europea, il valore della scienza e del suo insegnamento costituisce il fondamento primo dell'Università di Udine, istituto pubblico di alta cultura che con il presente statuto si dota della fonte base dell'autonomia garantitale dalla Carta costituzionale."

A mio avviso questo preambolo è eccessivamente sintetico e non chiarisce quali siano i principi di riferimento che vengono sviluppati nello statuto. Con questo convincimento e nel convincimento che non fosse necessario essere originali a tutti i costi, ho in un primo tempo elencato per punti i contenuti che avrei voluto trovare prima ancora dell'articolato vero e proprio dello Statuto: 

1) Comunità accademica
2) Carta europea dei ricercatori e Dichiarazione sulla tutela dei diritti umani
3) Partecipazione allo sviluppo culturale ed economico
4) Principi di imparzialità e di buon governo

In un secondo momento ho formulato i principi stessi andando a definire un preambolo alternativo che vi sottopongo certo che potrebbero anche essere diversamente espressi o integrati da altri che potrebbero risultare opportuno richiamare (ad esempio al punto 3 la ricostruzione del Friuli terremotato).

Preambolo (alternativo, logorroico e "bolso", ma che lascia capire e cerca la condivisione)

1) L'Universita' degli Studi di Udine facendo riferimento alla secolare tradizione degli Studi accademici italiani, comunita' organizzate di docenti e discenti, e' dotata di autonomia costituzionalmente garantita nell'ambito dei principi fissati dalle leggi dello Stato, promuove la ricerca, la didattica e la formazione, garantendone la liberta' d'esercizio, con la partecipazione di tutte le sue componenti: docenti, studenti, tecnici ed amministrativi.

2) L'Università degli Studi di Udine ispira la sua attività alla Carta europea dei ricercatori e alle Dichiarazioni internazionali sulla tutela dei diritti umani fatte proprie dall'ordinamento giuridico italiano, nella consapevolezza che nessuna autentica fruizione dei diritti e' resa possibile senza l'adempimento dei corrispondenti doveri.


3) L'Universita' degli Studi di Udine, anche in collaborazione con altri soggetti pubblici e privati, concorre al progresso culturale, sociale ed economico del Paese nel contesto territoriale, nazionale ed europeo, riconoscendo anche nella formazione alle arti e alle professioni una modalità specifica di questo concorso.


4) L'Universita' degli Studi di Udine impronta l'organizzazione e il funzionamento di ogni suo ambito ai precetti costituzionali dell'imparzialita' e del buon andamento dell'azione amministrativa e, in particolare, ai principi e alle regole espressi nel presente Statuto.

martedì 19 aprile 2011

Resoconto dell' INCONTRO del 11 Aprile e invito all'incontro del 28 pv

Cari colleghi,

lunedì 11 aprile si e' svolto il terzo incontro della Comunita' Universitaria indetto sui temi specifici delle strutture di raccordo e rappresentanze negli organi collegiali.

 
La discussione e' stata pertinente ed approfondita, ed ha toccato tutti i temi cardine delle modifiche di Statuto di nostro interesse. E' emersa la debolezza del processo di aggregazione e compattazione posto in essere anticipando la Legge 240 e in assenza di linee guida che contemperassero la centralità della struttura dipartimentale per la ricerca e la didattica, tanto che il ''regolamento tipo'' non attribuisce alcun compito diretto in materia didattica ai dipartimenti.
L'auspicio e' che in sede di commissione Statuto emerga una discussione sull'argomento per proporre criteri di aggregazione piu' aderenti al significato vero del termine Dipartimento.
La centralita' della struttura dipartimentale per la ricerca e la didattica e' uno dei punti chiave che le modifiche di Statuto devono assicurare.
Cio' significa che l'istituzione delle strutture di raccordo per la didattica, non e', di per se', necessaria, se la gestione didattica viene demandata ai Consigli di Corso di Laurea (CCdL), in assoluto il luogo che garantisce la massima tutela e trasparenza per le questioni didattiche.
Il pericolo che le strutture di raccordo possano di fatto giocare un ruolo di direttorio centralizzato che controlla le scelte dei Dipartimenti, e' piu' che concreto, anche nelle formulazioni di Statuto che appaiono meno connotate al riguardo (ad es. Ca' Foscari: Statuto allegato).
I CCdL sono percio' la scelta più democratica possibile per la gestione della didattica, che implica anche esprimere orientamenti per il reclutamento che i Dipartimenti dovranno valutare. Gli interessi dei CCdL risultano collimanti con quelli dei Dipartimenti, i quali quindi raccolgono le sollecitazioni e le richieste dei primi, per formulare le proposte di chiamata basate su necessità didattiche e di ricerca.
Ovviamente, come stabilisce la riforma, solo il CdA ha il potere per decidere su tali chiamate, e questa esclusivita' giustifica i timori, piu' volte espressi, sull'effettiva attuazione delle scelte proposte dai Dipartimenti. 

Con una composizione del CdA pesantemente o totalmente sbilanciata verso membri esterni, come da più parti si ventila, e con gli esempi che vediamo derivare dalla gestione parapolitica di numerose istituzioni e la famelicita' del sistema partitico, la scelta piu' sana, a proposito del CdA, e' quella di limitare al minimo i membri esterni ed eleggere, a suffragio universale e/o per categorie, i membri esterni e/o quelli interni, richiedendo maggioranze più che qualificate qualora una decisione del CdA fosse difforme rispetto al parere del SA.
Tutti questi punti sono espressi nelle 12 proposte per uno Statuto democratico che "Iniziativa Petizione" ha presentato, fin dall'avvio dei lavori della Commissione Statuto http://nuovostatuto.uniud.it/
 

L'assemblea ha deciso di aggiornarsi al giorno 28 aprile pv, alle ore 15:30 presso la sala Tomadini (ex chiesa) in via Tomadini n. 30, per un incontro, come sempre aperto a tutte le componenti, durante il quale verra' proposto un contributo di Francesco Sylos Labini, il ricercatore del CNR autore del libro I ricercatori non crescono sugli alberi, coinvolto nel corrente dibattito su valutazione e stato della ricerca in Italia.

martedì 12 aprile, presso la Sala Gusmani di Palazzo Antonini, si e' svolto il Seminario (per i membri di SAA, CdA e Commissione Statuto) dal titolo “Gli organi centrali di governo delle universita': dal conflitto di interesse alla responsabilita' ”, tenuto dal Prof. Giliberto Capano, Ordinario di Scienza Politica ed Analisi delle Politiche pubbliche dell’Universita' di Bologna e Responsabile dell’Italian Centre for Research on Universities & HE Systems.  

Si tratta di un Seminario CRUI portato a Udine dal Rettore Compagno proprio per entrare nel merito dei principi costitutivi della nuova governance.
In estrema sintesi il relatore Capano ha trattato in modo specifico alcuni aspetti che ora comportano la verifica in termini funzionali dell'architettura del sistema per giungere alla corretta definizione nello Statuto del sistema di gestione dell'Ateneo, dalle strutture centrali a quelle di primo livello: i Dipartimenti.
Sia a livello di CdA che a quello delle Strutture didattiche di raccordo, in merito all'approccio "conservativo" ha fatto presente che in Senato  accademico non siedono più i Presidi e nemmeno tutti i Direttori di dipartimento (per Legge, minimo 8). Quindi, anche per Capanno che pur propende per tutti membri esterni nel CdA, non si puo' che ragionare in termini innovativi andando a definire il modello adatto e coerente all'esercizio delle attivita' istituzionali, come la Legge 240/2010 consente.

Martedì 12 aprile, la Commissione Statuto si e' riunita ed ha proseguito la discussione su aspetti fondativi della governance senza giungere alla formulazione di un testo in bozza da approvare, per cui non ci sono stati aggiornamenti della Bozza di Statuto pubblicata nel Forum riservato.

Mercoledì 13 aprile, "Iniziativa Petizione" ha avviato la raccolta di adesioni sui 12 punti da recepire nello Statuto dell'Universita' di Udine, basati sui seguenti principi guida:
 

a) Centralita' dei dipartimenti, le strutture che offrono le migliori garanzie per una competitivita' accademica trasparente e migliorativa poiche' coniugano interessi di ricerca e didattica. La centralita' dei dipartimenti va tutelata rispetto ai modelli organizzativi tesi a sminuirne il peso mediante l’istituzione di strutture di livello inter e/o sovra-dipartimentale.
 
b) Rappresentanze espresse con massima base compositiva, elette democraticamente e non designate da automatismi e/o altri organi di governo.
 

c) Limitazioni per il numero dei componenti esterni in CdA e dei condizionamenti da finanziamenti esterni.
 
Per aderire, bisogna inviare una e-mail di conferma (indicando nome, cognome, qualifica e struttura di appartenenza) al seguente indirizzo: uniud.petizione@gmail.com

Auguri a tutti per la Santa Pasqua e arrivederci al "Quarto Incontro della Comunità Universitaria", giovedì 28 pv, ore 15:30, Sala Tomadini (ex chiesa) di via Tomadini n. 30.

PROPOSTE di 'Iniziativa Petizione' per le modifiche dello Statuto dell’Università di Udine

1. Potenziamento dei poteri di tutti gli organi collegiali rispetto all'organo gestionale, sfruttando tutte le possibilità integrative che la legge non vieta espressamente;

2. conseguente fissazione di criteri e procedure per l'adozione degli atti da parte del Consiglio di Amministrazione in difformità dai pareri obbligatori resi dal Senato Accademico;

3. pubblicità delle sedute e degli atti degli organi collegiali (salvo la tutela della privacy dei singoli);


4. Senato Accademico integralmente elettivo, garanzia nell'organo pari rappresentanza di professori ordinari, professori associati, ricercatori, delle aree e
personale tecnico amministrativo, nella misura massima consentita dalla legge, limitando al minimo di legge il numero dei direttori di dipartimento;

5. nella composizione del Consiglio di Amministrazione limitare i membri esterni al minimo legale, garantire nell'organo la equilibrata rappresentanza di professori ordinari, professori associati, ricercatori e personale tecnico amministrativo, prevedere l'elezione dell'intero organo (compresi i membri esterni), fissare criteri stringenti di definizione dell'elettorato passivo dei membri esterni in relazione alla garanzia di assenza di cointeressenze passate presenti e future, al profilo di competenze legate alla ricerca scientifica e alla specchiata condotta morale *, destituibilità di uno o più membri, anche esterni, del CdA mediante mozioni di sfiducia individuale da parte del SA, non rieleggibilità dei membri del CdA destituiti, integrabilità del CdA mediante elezioni suppletive di uno o più membri, anche esterni, sfiduciati o dimissionari nel corso del mandato quadriennale, al termine del quale, l'intero organismo decade comunque;

6. stabilire a livello statutario: che "la partecipazione dei professori e dei ricercatori agli organi esecutivi di governo universitario o agli organi di gestione dei centri di spesa universitari integra il requisito della «comprovata competenza in campo gestionale ovvero di un'esperienza professionale di alto livello con una necessaria attenzione alla qualificazione scientifica culturale» ai fini della loro eleggibilità  nei consigli di amministrazione";

7. gli apporti finanziari esterni dovranno essere tali da non condizionare la libertà di ricerca e insegnamento e da non essere determinanti per il funzionamento ordinario dell'Università;

8. elezione rettore da parte dei professori ordinari, dei professori associati e dei ricercatori, con voto unico libero e uguale, e da parte degli studenti e del personale tecnico amministrativo con voto pesato;

9. stabilire a livello statutario che le strutture di raccordo cui alla lettera c) dell'art. 2 comma 2, non siano istituite per la didattica, demandando le questioni didattiche ai Consigli di Corso di Laurea che non sono vietati dalla legge 240/2010 e che assicurano la partecipazione di tutti i docenti impegnati nel CdL. Lo Statuto dovrà garantire il ruolo primario  dei CCdL in materia di organizzazione didattica, di valutazione e, in modo concertato con i dipartimenti, di reclutamento;

10. prevedere che la presidenza dei Consigli di Corso di laurea sia assegnata elettivamente ad un docente, professore ordinario, professore associato ovvero ricercatore, componente del Consiglio medesimo;

11. stabilire a livello statutario che le strutture di raccordo cui alla lettera c) dell'art. 2 comma 2, siano istituite per le questioni che coinvolgono dipartimenti impegnati nell'assistenza nell'ambito del servizio sanitario nazionale con precisa regolamentazione e strumenti di controllo da parte di dipartimenti, SA e CdA;

12. potenziamento dei meccanismi di premialità a beneficio dei dipartimenti, nei limiti consentiti dalla legge 240/2010.

* incompatibilità della carica di membro esterno del CdA con condanne e/o procedimenti penali in corso, sfiducia individuale da parte del SA al membro esterno del CdA che non si dimettesse se destinatario di avviso di garanzia, ai sensi di specifiche norme del codice etico.

sabato 16 aprile 2011

Modifiche alle proposte

Alcuni TA hanno sollevato problemi in merito alla formulazione dei punti 4 e 5:

4. Senato Accademico integralmente elettivo, garanzia nell'organo pari rappresentanza di professori ordinari, professori associati e ricercatori e delle aree, nella misura massima consentita dalla legge, limitando al minimo di legge il numero dei direttori di dipartimento;
5. nella composizione del Consiglio di Amministrazione limitare i membri esterni al minimo legale, garantire nell'organo la equilibrata rappresentanza di professori ordinari, professori associati, ricercatori, prevedere l'elezione dell'intero organo (compresi i membri esterni) .....

che non prevedono la presenza di rappresentanti dei TA in SA e CdA.

Credo che per entrambi i punti possano essere immaginate modifiche che prevedano rappresentanze dei TA.
In particolare, per SA, la legge stabilisce 35 componenti al massimo, che, tolti il Rettore ed i due rappresentanti degli studenti, scendono a 32. Un'opzione potrebbe essere prevedere 2 rappresentanti per i TA (sempre eletti) e 30 docenti di ruolo rappresentanti delle aree diverse (di cui un terzo, cioè 10, devono essere direttori di dipartimento).
Per il CdA, la proposta potrebbe essere modificata inserendo, dopo i ricercatori, i tecnici amministrativi. Il CdA, ricordo, deve essere composto da 10 (o 11) membri di cui 2 (o 3) esterni, al minimo. Rimarrebbero 8 posti, di cui uno è il Rettore e due sono rappresentanti degli studenti. Ciò significa che i 5 componenti rimanenti potrebbero essere 4 o 3 docenti e 1 o 2 TA.

Personalmente noto che gran parte delle discussioni del SA riguarda la politica accademica e le scelte centrali per la didattica e la ricerca. Francamente, non so fino a che punto i TA possano sentirsi coinvolti in tali questioni. Per il CdA, le cose sono diverse. Sicuramente tra i TA vi sono professionalità adeguate ed appropriate per i compiti decisionali del CdA.
Quel che è importante sottolineare è che i rappresentanti dei TA in questi organismi non sono investiti del compito di rappresentare esigenze sindacali di categoria, ma vengono chiamati nel governo dell'Ateneo per le questioni accademiche. I problemi della gestione del personale tecnico e amministrativo vengono demandati per legge al Direttore Generale, e non a SA e CdA. Per questo motivo, propenderei per 2 rappresentanti dei TA in SA e 1 rappresentante in CdA, scelti sempre su base elettiva.

Ricercatori in cattedra a quattro euro l'ora

È il compenso aggiuntivo proposto dal rettore per gli insegnamenti extra all'Università. Il loro utilizzo serve all'ateneo per tenere in vita molti corsi: "Ma vale solo quattro caffè..." di MICHELA BOMPANI 

Quattro euro netti all'ora. Ecco quanto guadagneranno i ricercatori di ruolo e assunti a tempo indeterminato dell'Università di Genova che decideranno di tenere lezioni "aggiuntive" nelle diverse facoltà: l'ateneo li pagherà dieci euro lordi all'ora, quattro netti. Almeno così proporrà il rettore Giacomo Deferrari, con una delibera, nel prossimo senato accademico. I ricercatori sono tenuti a compiere lavoro di ricerca e un certo numero di ore di didattica, la carenza di organico però spesso costringe le facoltà ad avvalersi del loro contributo per tenere in vita molti dei corsi.

Per leggere tutto l'articolo di repubblica.it del 9/04/2011 clicca qui.

Diritto allo studio stile Pdl doppio taglio per le borse studio

La denuncia dagli studenti dell'Udu dopo un incontro al Ministero: per il 2011 il fondo era stato ridotto a 125 milioni, ma viene ulteriormente decurtato di altri 23. "E' una conseguenza della riduzione dei trasferimenti alle Regioni" di SALVO INTRAVAIA

Borse di studio universitarie alleggerite e decreto sul diritto allo studio in alto mare. Gli studenti dell'Udu, seduti al tavolo ministeriale che si dovrebbe occupare del decreto legislativo sulla "Revisione della normativa di principio in materia di diritto allo studio", scoprono che l'esecutivo ha operato un taglio netto del 18 per cento sulle somme stanziate per il 2011 dalla Finanziaria. Motivo? Il taglio ai trasferimenti alle regioni, che hanno spinto le stesse a investire più risorse nei trasporti pubblici, e i mancati introiti della vendita delle frequenze televisive, il cui bando è ancora al palo.


Ma non solo. Il decreto in questione, uno dei 48 che daranno attuazione alla riforma Gelmini dell'università, parte in salita e per evitare di scriverne uno vuoto di contenuti occorre modificare la legge 240. "Ancora una volta  -  dichiara Gianluca Scuccimarra, dell'Unione degli universitari  -  a fare le spese dell'incapacità di questo governo sono i soggetti più deboli come gli studenti che vedranno ancora una volta negato il proprio diritto ad avere una borsa di studio". Secondo quanto comunicato al tavolo dai tecnici del ministero, "il Fondo integrativo per le borse di studio, che per il 2011 doveva essere di 125 milioni e 245 mila euro, passa a 101 milioni e 628 mila euro: ben 23 milioni e 617 mila euro in meno".

"Il taglio è dovuto, per 11 milioni circa, ai tagli ai trasferimenti da parte dello stato alle Regioni, le quali, messe con le spalle al muro
dal governo, avrebbero scelto di investire sui trasporti pubblici, con conseguente riduzione da parte del Ministero dell'economia di tutti gli altri capitoli di spesa; dall'altro (12 milioni circa) all'accantonamento da parte del ministero dell'Economia dovuto alla mancata vendita delle frequenze televisive". L'altra questione riguarda quello che gli studenti definiscono uno "strafalcione legislativo" che probabilmente bloccherà i lavori della commissione.

Per leggere tutto l'articolo di repubblica.it del 13/04/2011 clicca qui.

Riforma "a costo zero" pagata dagli studenti Aumenti delle tasse per sopravvivere ai tagli A fronte di un sottofinanziamento statale, università costrette a chiedere "un aiuto concreto" ai propri iscritti. Tra forzature, proteste e retromarce. Inchiesta su alcuni casi segnalati dai lettori

Nuove fasce di contribuzione, controlli fiscali più serrati, rimodulazioni degli importi da pagare: gli atenei, per compensare il taglio del Fondo di Finanziamento Ordinario (Ffo) e per far quadrare i bilanci, dovranno cercare di massimizzare le entrate delle tasse universitarie.
Un problema che interessa, a macchia di leopardo, molte realtà accademiche sparse in tutta Italia: a fronte di un sottofinanziamento statale le università saranno costrette a chiedere "un aiuto concreto" ai propri iscritti per sopravvivere.
Al momento la situazione è fluida, difficile fare previsioni: c'è chi ha già aumentato le tasse lo scorso anno e sta pensando a un "ritocchino" per il prossimo; chi non ha alzato gli importi ma ha ridotto giocoforza il capitolo "diritto allo studio"; chi, ancora, pescherà principalmente nelle tasche dei fuoricorso.
Il trend comunque è chiaro: la Riforma dell'Università "a costo zero" - secondo la vulgata cara al ministro Gelmini - verrà pagata soprattutto dagli studenti.


Per leggere tutta l'inchiesta di repubblica.it del 13/04/2011 clicca qui.

Le scope della ricerca (tratto dal Blog di F.Sylos Labini)

Guido Possa (Milano, 15 gennaio 1937) è un politico italiano. Laureato in ingegneria meccanica nucleare presso il Politecnico di Milano, amico fraterno di Silvio Berlusconi, assieme al quale vendeva a domicilio scope elettriche…”. Inizia così la voce su Wikipedia dedicata all’onorevole Possa, ora presidente della Commissione Cultura del Senato, che l’altro giorno alla trasmissione Tutta la città ne parla” su Radio3, ci spiegava il concetto che il suo amico Silvio B. ci aveva già illustrato con queste semplici parole: perché dovremmo pagare uno scienziato quando facciamo le migliori scarpe del mondo? Nelle parole di Possa: “Vi è in atto un processo di contenimento dello spesa pubblica in tutti i paesi del mondo dunque è necessario tagliare… Bisogna concepire la ricerca come un formidabile processo internazionale in cui il nostro apporto è di qualche percento… Noi siamo un paese che ha limiti e bisogna prendere atto di questi limiti. Non possiamo assolutamente più pensare di essere un paese di serie A in tanti settori perché le ricerche sono condotte con mezzi che non possiamo permetterci.”


Possa ha il grande merito di essere finalmente chiaro, al di là delle chiacchiere del Ministro Gelmini, dei suoi acuti consiglieri e delle allodole che ci cascano, su quale sia l’idea che ha il governo sul ruolo dell’Italia nella ricerca, sulla meritocrazia e sull’eccellenza: l’Italia deve rinunciare a fare ricerca. Proprio un’ottima idea, che, infatti, questo governo ha perseguito con certosina pazienza e con una determinazione pari solo all’inesauribile ideazione di leggi ad personam: la riforma Gelmini è per il momento l’unica riforma promulgata da questo governo, e speriamo con il favore del vento del Nord Africa, anche l’ultima.

Perché l'Italia non cresce 11 / La ricerca non trova merito di Marco Magrini

Antonio Scarpa ha un compito arduo, ma strategico. Ogni anno, grazie a una squadra di 500 ex professori universitari alle sue dipendenze, e grazie alla collaborazione di 30mila scienziati, deve esaminare 100mila domande di finanziamento alla ricerca medica.
«Il sistema della peer review – spiega Scarpa, che dopo essersi laureato a Padova nel 1966 ha avuto una lunga carriera nella ricerca e nell'insegnamento – funziona a meraviglia: solo i progetti migliori ottengono fondi. Non ci sono concorsi, o finanziamenti fissi per università o aree geografiche: conta solo il merito. In ballo, ci sono 31 miliardi di dollari». Come avrete capito, Scarpa non lavora in Italia. È il responsabile del Center for Scientific Review del NIH, il National Institute of Health americano.

La peer review – scienziati che valutano il lavoro degli scienziati – in Italia praticamente non esiste. I finanziamenti statali, circa l'1% del Pil e circa la metà dei maggiori concorrenti europei, vengono distribuiti senza il metro del merito, che pure la contestata riforma Gelmini tenta di introdurre. E fra stipendi magri, ricercatori che invecchiano in attesa di un posto e un sistema dove la burocrazia è semplicemente opprimente, i cervelli non sono incentivati come dovrebbero. Alcuni fuggono. Alcuni lottano lo stesso in laboratorio. Ma tutti sognano qualcos'altro. «Chiudersi nella propria ricerca, pubblicare sulle riviste più prestigiose, viaggiare: solo così ci si sente parte di un mondo stimolante, dove si viene giudicati per quel che si vale», dice Francesco Sylos Labini, coautore di I ricercatori non crescono sugli alberi, non un cahier des doléances, ma un libro che incita l'Italia a cambiare.

Per proseguire nella lettura dell'intervista su IlSole24Ore.com del 13 Aprile 2011, clicca qui.

STRUTTURE DIDATTICHE E DOCENTI DI RIFERIMENTO IN RAPPORTO CON I REQUISITI DI DOCENZA



Come noto la legge 240 attribuisce ai DIPARTIMENTI  il ruolo di struttura operativa di primo livello storicamente assolto dalle FACOLTA'. Tale innovazione è motivata da "grevi" esigenze di semplificazione (gelmini) e contenimento della spesa pubblica (tremonti) e lascia ai dipartimenti stessi il compito di attivare e operare tramite STRUTTURE INTERMEDIE che hanno funzioni di "centro di servizi" e di "coordinamento"; compiti avanzati, ma simili a quelli del CLAV nel nostro Ateneo (per capire di cosa si parla). Saranno infatti i Direttori di dipartimento e non più i Presidi di Facoltà a sedere nel Nuovo Senato Accademico, non di diritto, ma in un numero stabilito in automia dal Nuovo Statuto (minimo 8).
Oggi in Ateneo abbiamo 15 Direttori di dipartimento e 10 Presidi di facoltà che di diritto sono SENATORI: lo Stato chiede ai presidi di "abdicare".
Ciò certamente non per evitare "conflitti di interessi" quanto piuttosto per ridurre all'osso l'offerta formativa superstite rispetto l'impostazione originaria delle Facoltà che si riferivano alle Tabelle ministeriali dello Stato unitario di cui celebriamo i 150 anni e gestivano le risorse umane in assenza di criteri manageriali.
Basti pensare che nell'articolato della Legge 240/2010 si cita ben 28 volte il Ministero dell'economia e delle finanze, 33 volte il Consiglio di Amministrazione, 12 volte il Dipartimento un nemmeno una volta il CONSIGLIO DI CORSO DI LAUREA.
I Consigli di Corso di Laurea sono a contatto diretto con l'aula, dove docenti e discenti svolgono la loro attività più rilevante, quella che ci consente di chiamarci ancora UNIVERSITA' e non altro.
Da qualche anno non solo il "Libretto dello studente” è on-line, ma anche le attività didattiche dei docenti, il loro carico didattico, quante ore e quanti esami, che voti danno, etc.
L'offerta formativa è monitorata ex-ante ed ex-post e lo sarà ancor di più. Quando i contenuti di Legge delega al Governo e i 48 DM previsti dalla Legge 240 verranno emanati, ci troveremo a ragionare in modo vincolante sui DOCENTI DI RIFERIMENTO dei singoli CCL, quelli che nei documenti dei diversi Ordinamenti vengono identificati nei modelli B1.
In autonomia possiamo anche riprogettare il layout dell'Ateneo pensando, anche per la didattica, la nuova governance, ma non possiamo dimenticarci che alla base c'è la domanda e l'offerta: gli "studenti" e i "docenti di riferimento". Cioè i docenti di riferimento del corso di studio: chi sono?

Forse è il caso di leggere come vengono descritti a pag. 65 della monografia “Dentro e fuori dal labirinto" di E. Stefani e V. Zara (edita dalla CRUI nel 2009):

“Vi è molta confusione sui docenti di riferimento e sul loro rapporto con i requisiti di docenza.
I nominativi dei docenti di riferimento sono richiesti dalla Sezione Off.F della banca dati ministeriale, corrispondente alla fase legata all’attivazione del corso di studio. Una possibile chiave di lettura è la seguente.
I docenti di riferimento dovrebbero essere i quattro docenti/anno che sono richiesti dai requisiti necessari di docenza del DM 544/07. Tali docenti sono tenuti a insegnare effettivamente nei corsi di studio per i quali vengono conteggiati. Si tratterebbe, in un certo senso, di “garanti”, giacché la loro presenza e il loro impegno concreto nel corso costituisce la base minima necessaria per l’erogazione dell’offerta formativa.
Tali docenti, inoltre, dovrebbero essere utilizzati per il calcolo della copertura dei 90 CFU ai sensi dell’art. 1, comma 9, DDMM del 16 marzo 2007.
Essi, infine, dovrebbero afferire alla struttura didattica di coordinamento del corso in questione. Risulta quindi evidente che una definizione dei docenti di riferimento non può prescindere da aspetti legati alla governance. Ogni Facoltà prevede, al proprio interno, un certo numero di corsi di studio.Ogni corso deve poter fare affidamento su un certo numero di docenti di riferimento; nel caso di un corso di laurea, essi dovrebbero essere pari a 12.
Essi, comunque, rappresentano la base minima di docenza del corso di studio, che potrebbe richiedere un numero complessivo di docenti superiore.
Il numero totale di docenti che insegnano in quel determinato corso, inclusi i docenti di riferimento, dovrebbe afferire alla struttura didattica di coordinamento del corso stesso.
Ovviamente, sorge il problema che il docente, di norma, insegna in più di un corso di studio. Bisogna, quindi, escogitare nuove forme di governance che assicurino rapidità e flessibilità gestionale. 
È quindi lecito porsi la domanda se val la pena prevedere una struttura didattica per ogni corso di studio, oppure prevedere forme di aggregazione di corsi di studio in un’unica struttura di coordinamento. L’aggregazione dei corsi potrebbe avvenire in senso orizzontale (corsi della stessa classe) o in senso verticale (corsi di I o di II livello che condividano docenti e presentino comuni strategie didattiche)."

venerdì 15 aprile 2011

Posta da e per tutti: entusiasmo, distinguo, dubbi e perplessità


Abbiamo attivato l'account gmail da pochi giorni, pubblicato il presente Blog da meno di 48 ore e sono numerosi i messaggi che oltre a declinare le proprie generalità di adesione, sono corredate da note, a volte di condivisione entusiastica, altre invece manifestano qualche distinguo, dubbio o perplessità.

Riteniamo doveroso rendere partecipi tutti gli interessati alla 'INIZIATIVA PETIZIONE' e/o agli 'INCONTRI DELLA COMUNITA' UNIVERSITARIA' riportando alcuni testi significativi tratti dalle mail pervenute all'account uniud.petizione@gmail.com omettendo la sola firma degli autori dei testi citati.

L'intento è quello fare in modo che dibattito prosegua e, con la collaborazione di tutti, si cerchi di capire e comprendere tutte le possibili e compatibili posizioni dei membri della nostra Comunità accademica che si è fatta carico di rendere possibile l'incontro e dialogo in modo spontaneo e senza conflitti di interesse.

Di seguito alcuni modi di porsi messaggi emblematici:

"Aderisco convintamente alla petizione.
Con i migliori saluti"


"- Centralità dei dipartimenti, le strutture che offrono le migliori garanzie per una competitività accademica trasparente e migliorativa poiché coniugano interessi di ricerca e didattica. La centralità dei dipartimenti va tutelata rispetto ai modelli organizzativi tesi a sminuirne il peso mediante l’istituzione di strutture di livello inter e/o sovra-dipartimentale.
- Rappresentanze espresse con massima base compositiva, elette democraticamente e non designate da automatismi e/o altri organi di governo.
- Limitazioni per il numero dei componenti esterni in CdA e dei condizionamenti da finanziamenti esterni.
"

"adesione ai principi guida proposti"

"Cari amici, 
ho aderito con entusiasmo alla petizione, ma francamente mi trovo in difficoltà ad aderire ora ad una proposta che nella composizione del CdA non prevede neppure un rappresentante del personale tecnico-amministrativo.
Non voglio farne una questione di rappresentanza della “categoria” alla quale appartengo. 
Penso semplicemente che la presenza di rappresentanti del personale TA nel CdA da un lato sia un presupposto per poter continuare a parlare almeno di partecipazione, se non di democrazia all’interno dell’università, e dall’altro possa contribuire al miglior funzionamento del CdA stesso per l’apporto che i rappresentanti del personale  TA possono dare in termini di competenze specifiche e diverso punto di vista.
Cordiali saluti"

Proposte, idee, contributi


Nuove proposte, idee e contributi alla discussione potranno essere forniti mediante comunicazione diretta negli incontri programmati della Comunità Universitaria, oppure postando in questo blog o nel forum di Ateneo per le modifiche statutarie, http://nuovostatuto.uniud.it, (accesso mediante username e password di Semel).

giovedì 14 aprile 2011

Proposte di Iniziativa Petizione per le modifiche dello Statuto dell’Università di Udine

1. Potenziamento dei poteri di tutti gli organi collegiali rispetto all'organo gestionale, sfruttando tutte le possibilità integrative che la legge non vieta espressamente;

2. conseguente fissazione di criteri e procedure per l'adozione degli atti da parte del Consiglio di Amministrazione in difformità dai pareri obbligatori resi dal Senato Accademico;

3. pubblicità delle sedute e degli atti degli organi collegiali (salvo la tutela della privacy dei singoli);


4. Senato Accademico integralmente elettivo, garanzia nell'organo pari rappresentanza di professori ordinari, professori associati e ricercatori e delle aree, nella misura massima consentita dalla legge, limitando al minimo di legge il numero dei direttori di dipartimento;

5. nella composizione del Consiglio di Amministrazione limitare i membri esterni al minimo legale, garantire nell'organo la equilibrata rappresentanza di professori ordinari, professori associati, ricercatori, prevedere l'elezione dell'intero organo (compresi i membri esterni), fissare criteri stringenti di definizione dell'elettorato passivo dei membri esterni in relazione alla garanzia di assenza di cointeressenze passate presenti e future, al profilo di competenze legate alla ricerca scientifica e alla specchiata condotta morale *, destituibilità di uno o più membri, anche esterni, del CdA mediante mozioni di sfiducia individuale da parte del SA, non rieleggibilità dei membri del CdA destituiti, integrabilità del CdA mediante elezioni suppletive di uno o più membri, anche esterni, sfiduciati o dimissionari nel corso del mandato quadriennale, al termine del quale, l'intero organismo decade comunque;

6. stabilire a livello statutario: che "la partecipazione dei professori e dei ricercatori agli organi esecutivi di governo universitario o agli organi di gestione dei centri di spesa universitari integra il requisito della «comprovata competenza in campo gestionale ovvero di un'esperienza professionale di alto livello con una necessaria attenzione alla qualificazione scientifica culturale» ai fini della loro eleggibilità  nei consigli di amministrazione";

7. gli apporti finanziari esterni dovranno essere tali da non condizionare la libertà di ricerca e insegnamento e da non essere determinanti per il funzionamento ordinario dell'Università;

8. elezione rettore da parte dei professori ordinari, dei professori associati e dei ricercatori, con voto unico libero e uguale, e da parte degli studenti e del personale tecnico amministrativo con voto pesato;

9. stabilire a livello statutario che le strutture di raccordo cui alla lettera c) dell'art. 2 comma 2, non siano istituite per la didattica, demandando le questioni didattiche ai Consigli di Corso di Laurea che non sono vietati dalla legge 240/2010 e che assicurano la partecipazione di tutti i docenti impegnati nel CdL. Lo Statuto dovrà garantire il ruolo primario  dei CCdL in materia di organizzazione didattica, di valutazione e, in modo concertato con i dipartimenti, di reclutamento;

10. prevedere che la presidenza dei Consigli di Corso di laurea sia assegnata elettivamente ad un docente, professore ordinario, professore associato ovvero ricercatore, componente del Consiglio medesimo;

11. stabilire a livello statutario che le strutture di raccordo cui alla lettera c) dell'art. 2 comma 2, siano istituite per le questioni che coinvolgono dipartimenti impegnati nell'assistenza nell'ambito del servizio sanitario nazionale con precisa regolamentazione e strumenti di controllo da parte di dipartimenti, SA e CdA;

12. potenziamento dei meccanismi di premialità a beneficio dei dipartimenti, nei limiti consentiti dalla legge 240/2010.

*incompatibilità della carica di membro esterno del CdA con condanne e/o procedimenti penali in corso, sfiducia individuale da parte del SA al membro esterno del CdA che non si dimettesse se destinatario di avviso di garanzia, ai sensi di specifiche norme del codice etico.

12 punti tra i quali i primi i primi 8 (ad eccezione della parte finale del punto 5) derivano dalla proposta di CoNPAss

Principi generali alla base delle proposte di 'Iniziativa petizione':

a) Rappresentanze espresse con massima base compositiva, elette democraticamente e non designate da automatismi e/o altri organi di governo.  

b) Limitazioni per componenti esterni in CdA e condizionamenti da  finanziamenti esterni.

c) Centralità dei dipartimenti, le strutture che offrono le migliori garanzie per una competitività accademica trasparente e migliorativa poiché coniugano interessi di ricerca e didattica. 
La centralità dei dipartimenti va tutelata rispetto ai modelli organizzativi tesi a sminuirne il peso mediante l’istituzione di strutture di livello inter e/o sovra-dipartimentale.

    venerdì 8 aprile 2011

    10/03/2011 - Il documento unitario delle organizzazioni sindacali dell'Università fornisce alcune prime indicazioni sui possibili contenuti dei nuovi statuti universitari.

    ADI, ANDU, APU, CISL-Università, CONFSAL-SNALS-Cisapuni,
    ConPAss, COSAU (Adu, Cipur, Cnru, Cnu, Csa-Cisal-Università), FLC-CGIL, LINK-Coordinamento Universitario, RETE-29 aprile, SNALS-Docenti Università, SUN, UDU, UGL-Università e Ricerca, UILPA-UR
    Principi e metodi
    L’Università pubblica deve avere il compito di promuovere la crescita culturale del Paese e per questo deve svolgere – autonomamente, liberamente e inscindibilmente - la ricerca e l’alta formazione. Deve essere assicurata la centralità degli studenti e deve essere garantita la pari dignità di tutti i lavoratori. In tutti gli Organi la presenza degli studenti deve essere di almeno il 15% del numero dei componenti, come prescritto dalla Legge(1). Negli Statuti vanno previste forme di partecipazione, di consultazione e di presentazione di istanze e proposte. Va prevista la redazione del bilancio sociale. Negli Statuti va prevista la costituzione del Consiglio degli Studenti. Va infine prevista l'istituzione di un apposito comitato dedicato alla garanzia delle pari opportunità, con la partecipazione di tutte le componenti universitarie(2).
    Le procedure per le modifiche statutarie devono essere caratterizzate dalla massima trasparenza e dalla partecipazione della comunità universitaria.
    Tutti gli atti della Commissione per la modifica degli Statuti dovranno essere pubblici e reperibili sui siti degli atenei. Inoltre dovranno essere tenuteaudizioni e assemblee pubbliche e aperte a tutte le componenti universitarie da tenersi alla presenza della Commissione incaricata della stesura, dalle quali emergano le linee del nuovostatuto e nelle quali si possa poi dibattere la bozza proposta dallaCommissione.
    Elezione del Rettore
    L’elettorato attivo per la carica di Rettore deve essere costituito da tutti i professori ordinari, i professori associati, i ricercatori e deve essere prevista la partecipazione al voto del personale tecnico-amministrativo e di tutte le altre componenti. L’elettorato passivo deve essere limitato ai professori appartenenti all’ateneo.
    Senato Accademico
    Il Senato Accademico, nell’ottica di potenziarne il ruolo, deve avere la funzione di indirizzo e programmazione di tutte le attività didattiche, di ricerca e di servizi agli studenti. I suoi pareri al Consiglio di Amministrazione devono essere obbligatori e, per quanto concerne in particolare la didattica e la ricerca, vincolanti.
    Il SA approva il bilancio sociale dell’Ateneo.
    Il Senato Accademico deve essere integralmente elettivo e deve essere prevista comunque la pari rappresentanza dei professori ordinari, dei professori associati e dei ricercatori. Il numero dei direttori di dipartimento dovrà essere limitato al minimo previsto dalla legge (1/3 dei docenti). Per i professori e i ricercatori deve essere previsto l'elettorato attivo e passivo comune. Inoltre deve essere prevista, nella misura massima consentita dalla Legge, una rappresentanza oltre che degli studenti, del personale tecnico-amministrativo e delle altre componenti. E’ opportuno che il Senato Accademico non sia presieduto dal Rettore.

    Consiglio di Amministrazione
    Il numero dei membri esterni all'interno del CdA deve essere il minimo previsto dalla Legge. Tutti i componenti devono essere scelti dallo stesso collegio elettorale previsto per l’elezione del rettore, mentre i rappresentanti degli studenti devono essere eletti da tutti gli studenti. I candidati esterni alla carica di componenti del CdA dovranno essere scelti all'interno di una lista di nomi proposta dal Senato Accademico. I membri interni vanno scelti tra tutto il personale di ruolo. Il CdA deve essere presieduto dal rettore.
    La partecipazione agli organi di governo universitario va considerata come requisito della «comprovata competenza in campo gestionale ovvero di un'esperienza professionale di alto livello con una necessaria attenzione alla qualificazione scientifica culturale» ai fini della loro eleggibilità nei Consigli di amministrazione secondo la Legge.
    Inoltre deve essere prevista la possibilità di candidarsi a chi  presenta un curriculum da sottoporre al Senato Accademico.
    Eventuali atti difformi dai pareri obbligatori del Senato Accademico dovranno essere motivati secondo specifiche procedure e criteri.

    Collegio di disciplina
    Il Collegio di disciplina deve essere costituito da una pari rappresentanza di ordinari, associati e e ricercatori, con elettorato attivo e passivo comune. La composizione del Collegio per qualsiasi procedimento deve rimanere invariata.
    Composizione e funzioni dei dipartimenti
    La costituzione dei dipartimenti deve rispondere a coerenti criteri scientifici e culturali, organizzando uno o più settori di ricerca omogenei per fini o per metodo e dei relativi insegnamenti. Al Dipartimento compete l’elaborazione di linee programmatiche pluriennali.
    Il Consiglio di dipartimento deve essere costituito da tutti i professori e i ricercatori e da un'adeguata rappresentanza del personale tecnico-amministrativo e delle altre componenti, oltre che degli studenti.
    Deve essere previsto l’elettorato attivo e passivo comune per i professori e i ricercatori per l’elezione dei loro rappresentanti nelle giunte di dipartimento.
    Ai dipartimenti (non alle eventuali strutture di raccordo) deve essere attribuita la competenza a formulare al CdA e al SA proposte in materia di programmazione e la competenza a deliberare sulle chiamate di professori e ricercatori, sulla base delle linee programmatiche
    Strutture di raccordo
    Attribuzione alle strutture di raccordo delle competenze previste dalla legge (funzioni di coordinamento didattico e di gestione dei servizi comuni a più dipartimenti), nonché della programmazione dell'offerta formativa, ma non del reclutamento; è necessario definire che nell'organo deliberante delle strutture di raccordo vi sia una rappresentanza, scelta “tra i componenti delle giunte dei dipartimenti, ovvero tra i coordinatori di corsi di studio o di dottorato ovvero tra i responsabili delle attività assistenziali di competenza della struttura”, pari al 10% dei componenti dei consigli dei dipartimenti (previsto come tetto dalla Legge), eletta da tutti i componenti dei dipartimenti interessati. Nella rappresentanza deve essere assicurata la presenza paritetica delle tre fasce della docenza.
    Nucleo di valutazione
    Gli Statuti devono prevedere modalità di nomina e composizione dei nuclei di valutazione che ne garantiscano indipendenza, imparzialità e competenza.
    Statuto dei diritti degli studenti e dei dottorandi
    Gli Statuti devono recepire lo Statuto dei diritti degli studenti, garantendo che siano rispettati i loro diritti fondamentali per quanto riguarda la didattica, gli esami, i tirocini, la valutazione, la contribuzione studentesca, l'accesso ai servizi, ecc. Ugualmente devono essere tutelati i diritti dei dottorandi, considerando che si tratta di una figura che è insieme studente e ricercatore in formazione.
    Deve inoltre essere adottata la Carta europea della ricerca allo scopo di garantire che irapporti tra i ricercatori e i datori di lavoro favoriscano la produzione e la diffusione delle conoscenze e che tali rapporti siano allo stesso tempo volti allo sviluppo professionale e alla carriera dei ricercatori.
    Regolamenti di ateneo
    Deve essere previsto che i regolamenti di Ateneo siano elaborati da commissioni designate dal Senato Accademico e rappresentative di tutte le componenti. Le commissioni, nell’ambito dell’attività istruttoria, devono svolgere audizioni delle rappresentanze universitarie.
    Contratti, diritti, reclutamento e progressioni del personale
    Ai lavoratori precari con qualsivoglia tipo di contratto vanno estesi gli stessi diritti del personale contrattualizzato.
    In quest’ottica negli statuti devono essere introdotti standard minimi che sanciscano diritti e tutele di ciascun lavoratore dell’ateneo, precario e non. Va prevista inoltre una retribuzione minima correlata alla durata del contratto.
    A regime ogni anno il numero di contratti di ricercatore a tempo determinato ex articolo 24, comma 3, lettera b) della Legge 240/10 non dovrà essere inferiore al numero di contratti da ricercatore a tempo determinato ex articolo 24, comma 3, lettera a). In particolare, deve essere vietato qualsiasi ricorso a prestazioni di lavoro gratuite.
    Inoltre i regolamenti di ateneo che disciplineranno le procedure per l’attribuzione degli assegni di ricerca, i contratti per attività di insegnamento e i contratti da ricercatore a tempo determinato dovranno essere elaborati da commissioni che includano anche rappresentanze di lavoratori precari e dovranno assicurare il rispetto dei principi di trasparenza concorsuale e la massima pubblicità dei bandi, da pubblicare sul sito dell’ateneo e nel maggior numero possibile di siti istituzionali. Un apposito regolamento va redatto per la definizione dei criteri di valutazione e attribuzione degli scatti periodici dei professori e dei ricercatori.
    _________________________________
    (1)Dall’art. 6, comma 1, del DL 21 aprile 1995, n. 120: “Gli statuti degli atenei stabiliscono anche la composizione degli organi collegiali, assicurando larappresentanza degli studenti in misura non inferiore al 15 per cento.”
     (2)Per “componenti universitarie” si intendono i professori, i ricercatori(3), il personale contrattualizzato(4), i dottorandi, gli specializzandi, gli studenti e tutto il personale con rapporto di lavoro a tempo determinato.
    (3)  Con “ricercatori” si intendono i ricercatori di ruolo e a tempo determinato.
    (4)Per “personale contrattualizzato” si intendono i lavoratori regolati dal CCNL (tecnici-amministrativi-bibliotecari, lettori/CEL, ecc.).