sabato 16 aprile 2011

Perché l'Italia non cresce 11 / La ricerca non trova merito di Marco Magrini

Antonio Scarpa ha un compito arduo, ma strategico. Ogni anno, grazie a una squadra di 500 ex professori universitari alle sue dipendenze, e grazie alla collaborazione di 30mila scienziati, deve esaminare 100mila domande di finanziamento alla ricerca medica.
«Il sistema della peer review – spiega Scarpa, che dopo essersi laureato a Padova nel 1966 ha avuto una lunga carriera nella ricerca e nell'insegnamento – funziona a meraviglia: solo i progetti migliori ottengono fondi. Non ci sono concorsi, o finanziamenti fissi per università o aree geografiche: conta solo il merito. In ballo, ci sono 31 miliardi di dollari». Come avrete capito, Scarpa non lavora in Italia. È il responsabile del Center for Scientific Review del NIH, il National Institute of Health americano.

La peer review – scienziati che valutano il lavoro degli scienziati – in Italia praticamente non esiste. I finanziamenti statali, circa l'1% del Pil e circa la metà dei maggiori concorrenti europei, vengono distribuiti senza il metro del merito, che pure la contestata riforma Gelmini tenta di introdurre. E fra stipendi magri, ricercatori che invecchiano in attesa di un posto e un sistema dove la burocrazia è semplicemente opprimente, i cervelli non sono incentivati come dovrebbero. Alcuni fuggono. Alcuni lottano lo stesso in laboratorio. Ma tutti sognano qualcos'altro. «Chiudersi nella propria ricerca, pubblicare sulle riviste più prestigiose, viaggiare: solo così ci si sente parte di un mondo stimolante, dove si viene giudicati per quel che si vale», dice Francesco Sylos Labini, coautore di I ricercatori non crescono sugli alberi, non un cahier des doléances, ma un libro che incita l'Italia a cambiare.

Per proseguire nella lettura dell'intervista su IlSole24Ore.com del 13 Aprile 2011, clicca qui.

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