venerdì 22 aprile 2011

Pochi medici, la Lombardia studia l’università mista

La Lombardia sperimenta le università miste. Per ora è solo un progetto ma presto potrebbe diventare il modo migliore per risolvere il problema della carenza di medici. Come accade per la sanità, dove ci sono ospedali pubblici e privati, così accadrà dietro ai banchi delle facoltà di medicina. Dove siederanno studenti «pubblici» (cioè che hanno passato un test e che pagano le rette statali) e studenti «privati» (cioè che si pagano da soli l’intera quota, senza il contributo dello Stato, o che si fanno sostenere nelle spese da ospedali privati, aziende farmaceutiche e cliniche).
La formula è stata pensata dai sei presidi delle facoltà di medicina lombarde e dall’assessore lombardo alla Sanità Luciano Bresciani. Obbiettivo: trovare un’alternativa al numero chiuso. E far fronte al problema delle corsie deserte. Il progetto prenderà forma nei prossimi mesi.

Se vuoi leggere tutto l'articolo pubblicato dalla redazione di "ilgiornale.it" il 22 aprile, clicca qui.

3 commenti:

  1. Tanti figli di medici ci provano e non riescono. Tanti figli di gente comune superano gli esami. Tutto è perfettibile, ma per me solo questo dato è sufficiente per promuovere i test. La solita via italiana alla scorciatoia? L'introduzione dei test ha permesso di avere una possibilità di accesso a tutti. Sarà un sistema non corretto per la selezione dei più preparati o di chi ha l'attitudine alla professione medica. Un libero accesso porterebbe a riavere una pletora di persone che non si laureeranno, un aggravio delle spese per lo stato, clientelismi e continue raccomandazione per superare un esame etc.
    No bisogna evitare che l'accesso a medicina abbia una via alternativa aperta solo a chi ha possibilità economiche.

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  2. La soluzione come quella prospettata dalla Lombardia, a proposito delle immatricolazioni a Medicina, viene incontro a pressioni di lobby danarose che premono per scavalcare i limiti imposti dalla disciplina del numero chiuso, sconfessandone di fatto le ragioni. La soluzione lombarda è una scelta di comodo che vanifica il controllo del numero dei laureati (che, ricordiamo, serve a tutelare la dignità di chi già lavora o dovrà lavorare nel campo), e permette ad una minoranza di legittimare la cooptazione per diritto di casta.
    Il tutto si fonda su un assoluto falso, quello della carenza di medici, una leggenda metropolitana diffusa ad arte da gruppi influenti capaci di manipolare l'informazione per condizionare l'opinone pubblica.
    Nella Facoltà di Medicina di Udine, il Preside, più volte investito della richiesta di aumentare il numero di immatricolazioni per la carenza di medici, ha sempre contestato, dati alla mano, questa motivazione, dimostrando inconfutabilmente che in Italia non vi è alcuna carenza di medici, né attuale, né prevista.
    Meno male, non vi sono solo i populisti, ma anche le persone intellettualmente oneste!

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  3. Ritengo che l'Università mista sia un'aberrazione.
    Le Università private si possono accettare soltanto all'interno di un sistema costituito da una Università pubblica di alto profilo e nell'ottica di una "sana competizione" con essa.
    L'accesso programmato di studenti a Medicina ha il duplice scopo di commisurare da una parte il numero di laureati alle esigenze della sanità pubblica e privata, e dall'altra il numero di studenti alle risorse della struttura didattica sia in termini di personale docente che di strutture (laboratori, biblioteche etc). Come può tutto questo essere superato dall'ammissione di studenti che pagano l'intera retta? Come sarebbe possibile garantire pari opportunità a tutti gli studenti nella fruizione dei servizi e delle strutture didattiche?

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