sabato 16 aprile 2011

Modifiche alle proposte

Alcuni TA hanno sollevato problemi in merito alla formulazione dei punti 4 e 5:

4. Senato Accademico integralmente elettivo, garanzia nell'organo pari rappresentanza di professori ordinari, professori associati e ricercatori e delle aree, nella misura massima consentita dalla legge, limitando al minimo di legge il numero dei direttori di dipartimento;
5. nella composizione del Consiglio di Amministrazione limitare i membri esterni al minimo legale, garantire nell'organo la equilibrata rappresentanza di professori ordinari, professori associati, ricercatori, prevedere l'elezione dell'intero organo (compresi i membri esterni) .....

che non prevedono la presenza di rappresentanti dei TA in SA e CdA.

Credo che per entrambi i punti possano essere immaginate modifiche che prevedano rappresentanze dei TA.
In particolare, per SA, la legge stabilisce 35 componenti al massimo, che, tolti il Rettore ed i due rappresentanti degli studenti, scendono a 32. Un'opzione potrebbe essere prevedere 2 rappresentanti per i TA (sempre eletti) e 30 docenti di ruolo rappresentanti delle aree diverse (di cui un terzo, cioè 10, devono essere direttori di dipartimento).
Per il CdA, la proposta potrebbe essere modificata inserendo, dopo i ricercatori, i tecnici amministrativi. Il CdA, ricordo, deve essere composto da 10 (o 11) membri di cui 2 (o 3) esterni, al minimo. Rimarrebbero 8 posti, di cui uno è il Rettore e due sono rappresentanti degli studenti. Ciò significa che i 5 componenti rimanenti potrebbero essere 4 o 3 docenti e 1 o 2 TA.

Personalmente noto che gran parte delle discussioni del SA riguarda la politica accademica e le scelte centrali per la didattica e la ricerca. Francamente, non so fino a che punto i TA possano sentirsi coinvolti in tali questioni. Per il CdA, le cose sono diverse. Sicuramente tra i TA vi sono professionalità adeguate ed appropriate per i compiti decisionali del CdA.
Quel che è importante sottolineare è che i rappresentanti dei TA in questi organismi non sono investiti del compito di rappresentare esigenze sindacali di categoria, ma vengono chiamati nel governo dell'Ateneo per le questioni accademiche. I problemi della gestione del personale tecnico e amministrativo vengono demandati per legge al Direttore Generale, e non a SA e CdA. Per questo motivo, propenderei per 2 rappresentanti dei TA in SA e 1 rappresentante in CdA, scelti sempre su base elettiva.

2 commenti:

  1. Sono d’accordo con le modifiche proposte. Inserendole nel testo, penso che sarà più facile ottenere l’adesione di molti colleghi..

    Condivido decisamente il principio che chi va in CDA o in Senato non deve difendere esigenze sindacali di categoria; per quelle ci sono altre sedi più opportune.
    Ritengo semplicemente che si tratti di sancire la pari dignità delle componenti della comunità accademica, che, tengo a sottolinearlo, non significa pari funzioni o pari peso decisionale, ma il diritto per tutti ad avere una propria voce (anche minima) nella sedi decisionali dell’ateneo.

    Non vorrei neppure entrare sui numeri. Quello che conta è stabilire l’opportunità di una rappresentanza del personale t.a. in entrambi gli organi.
    Dato però che non voglio dare l’impressione di tirarmi indietro su temi potenzialmente spinosi, faccio un’ipotesi.
    Per il CDA penso che, su cinque “interni”, dando per scontata la presenza di ordinari, associati e ricercatori, la presenza del personale t.a. non possa che ridursi ad un’unità.
    Per il Senato Accademico, dipende come verrà strutturato, se in una composizione unica o con possibilità di composizione allargata per alcuni punti che non riguardino specificamente scelte didattiche o di ricerca.
    Ma, ripeto, una volta accettato il principio generale, sui numeri non penso sorgeranno grossi problemi.

    Non è una questione di voler mantenere peso politico o decisionale nelle università future; il personale t.a. ne ha sempre avuto poco e sarebbe paradossale ottenerne di più in seguito alla legge Gelmini.
    Si tratta invece di giungere ad uno statuto che, pur in una visione sempre meno ‘democratica’ nella gestione degli atenei, riconosca il diritto alla rappresentanza a tutte le componenti della comunità universitaria.

    Le modifiche che propongo sono quindi, per il punto 4, di aggiungere alla fine qualcosa del tipo “Deve essere prevista una rappresentanza anche del personale tecnico amministrativo”; nel punto 5 si potrebbe aggiungere “tecnici amministrativi” alla lista delle categorie citate.

    Se si vuole invece evidenziare che il personale tecnico amministrativo e il corpo docente hanno compiti distinti nelle università (principio che, per la verità, io ho sempre condiviso, e sul quale credo che difficilmente si possa obiettare) si potrebbero lasciare i due commi come sono e aggiungerne uno che dica “In Senato Accademico e in Consiglio di Amministrazione deve essere assicurata una rappresentanza anche al personale tecnico amministrativo”.

    Cari saluti
    Guido Zanette

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  2. Egregio collega,

    in qualità di professore associato confermato di Storia dell'Architettura del Corso di Laurea in Scienze dell'Architettura della Facoltà di Ingegneria, sottoscrivo l'adesione ai "principi guida" e alle "12 proposte" ricordando, nel contempo - come già ripetutamente sostenuto nell'incontro dell'11 c.m. e in quelli precedenti- la necessità di inserire sistematicamente nei 12 punti l'indicazione del personale tecnico e amministrativo fra i portatori dell'iniziativa: indispensabile se si vuole evitare il rischio di innescare dinamiche a cui torna utile ogni opportunità per il "divide et impera".

    In fede,

    Cristiano Tessari

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