giovedì 2 giugno 2011

USA: LA BOLLA UNIVERSITARIA



The Economist (Internazionale) 20 mag. '11
Malcolm Harris, n+1, Stati Uniti
 
Negli Stati Uniti andare all’università è sempre più costoso. E anche se ottenere un finanziamento per pagarsi gli studi è facilissimo, la laurea non è più una garanzia per trovare un posto di lavoro. Così il debito degli studenti aumenta.

Il Project on student debt, che valuta i costi dell’istruzione negli Stati Uniti, ha calcolato che nel 2009 gli studenti statunitensi si sono laureati con un debito medio di 24mila dollari. Nell’agosto del 2010 i prestiti agli studenti hanno superato le carte di credito come maggiore fonte di debito del paese, avvicinandosi a mille miliardi di dollari. Quando si parla del debito al consumo, i politici, sia democratici sia repubblicani, assumono subito un atteggiamento moralistico. Ma nessuno ha il coraggio di dire che l’istruzione universitaria è un cattivo investimento. La convinzione che una laurea rappresenta un vantaggio per la società americana ha permesso la crescita di una bolla dell’istruzione universitaria che adesso sta quasi per scoppiare.
Dal 1978 le tasse dei college statunitensi sono aumentate di oltre il 900 per cento, 650 punti più dell’inflazione. Per capirne meglio le proporzioni, basta pensare che l’aumento del prezzo delle case – la bolla immobiliare che ha mandato in crisi prima l’economia statunitense e poi quella mondiale – è stato solo di 50 punti rispetto all’indice dei prezzi al consumo. Ma mentre la fiducia degli studenti nell’istruzione universitaria è aumentata, quella dei datori di lavoro è diminuita. Secondo Richard Rothstein dell’Economic policy institute, al di fuori del mercato gonfiato della finanza i salari dei laureati sono rimasti fermi o sono diminuiti. La disoccupazione ha colpito in modo particolare i neolaureati, e dopo la recessione del 2007 è quasi raddoppiata. Il risultato è che la generazione più indebitata della storia americana non trova un lavoro che le permetta di estinguere i suoi debiti.
Per quale motivo, allora, i finanziatori continuano a concedere somme a cinque zeri a giovani che vanno incontro a uno dei tassi di disoccupazione più alti degli ultimi decenni e a un mercato del lavoro globale sempre più competitivo? Nel caso della bolla immobiliare, le banche si sentivano protette perché potevano trasformare i prestiti a rischio in titoli garantiti dai mutui ipotecari, facili da vendere in un mercato convinto che i prezzi delle case potessero solo salire. Combinando prestiti diversificati a seconda delle regioni (quindi, in teoria, distribuendo il rischio), le banche riuscivano a convincere le agenzie indipendenti di rating che i loro prodotti finanziari erano sicuri. Ovviamente non lo erano. Ma dato che non saremmo americani se non potessimo monetizzare il futuro dei nostri figli, nel settore dell’istruzione quei prodotti finanziari esistono ancora. Sono gli student loan asset-backed securities, o Slabs.
Gli Slabs sono stati inventati nei primi anni novanta dall’ex colosso del rifinanziamento dei mutui Sallie Mae e si sono diffusi nell’ambito dell’ondata di asset-backed security (titoli negoziabili emessi a fronte di operazioni di cartolarizzazione) che ha raggiunto il culmine nel 2007. Nel 1990 circolavano Slabs per un valore di 75,6 milioni di dollari; al loro apice hanno superato i duemila miliardi. Il valore degli Slabs scambiati è passato da 200mila dollari nel 1991 a quasi 250 miliardi nel quarto trimestre del 2010. Però lo scambio di titoli garantiti da carte di credito, finanziamenti per l’acquisto di automobili e mutui fondiari è diminuito di circa il 50 per cento, mentre gli Slabs non hanno subìto la stessa sorte. Sono ancora considerati investimenti sicuri, tanto che i consulenti finanziari li vendono ai fondi pensione e agli anziani. Ai finanziatori non è parso vero di trovare un mercato secondario così fiorente, e non hanno avuto alcun problema a sostenere le spese fuori controllo degli studenti. Oltre a sapere che possono liberarsene facilmente, hanno anche un altro motivo per non preoccuparsi: le garanzie federali.
Con il programma federale di prestiti alle famiglie per l’istruzione (Federal family education loan program o Ffelp) che è appena stato chiuso, il tesoro degli Stati Uniti aveva deciso di garantire i prestiti privati agli studenti universitari. Questo significava che anche nell’eventualità di un crollo del mercato e di un’ondata anomala di insolvenze, il governo aveva previsto per legge il salvataggio delle banche che avevano erogato i prestiti. Come se non bastasse, nel maggio del 2008 il presidente Bush ha firmato l’Ensuring continued access to student loans act, che autorizzava il dipartimento dell’istruzione ad acquistare direttamente i Ffelp nell’eventualità di un calo della domanda.
Nel 2010, per compensare i costi della riforma sanitaria, Barack Obama ha interrotto il programma, che però era ormai diventato un affare da 60 miliardi di dollari all’anno. Anche se il tesoro ha smesso di garantire i prestiti, gli Slabs continueranno a essere concessi ancora per parecchio tempo. Quello che hanno scritto gli analisti di Barclays Capital nel 2006 sembra ancora valido: “Per questo settore prevediamo una crescita sostenuta del volume delle concessioni perché l’aumento dei costi dell’istruzione continua a superare quello dei redditi delle famiglie, delle borse di studio e dei prestiti federali”. 

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