domenica 5 giugno 2011

EU Public Hearing on access to and preservation of scientific information, Luxembourg, May 30th 2011.


L’audizione pubblica tenutasi lo scorso lunedì 30 maggio in Lussemburgo ha riunito circa 60 interlocutori provenienti dal mondo della ricerca, editoria e biblioteche.
Lo scopo della giornata, organizzata dalla DG Information Society and Media e dalla DG Research and Innovation, era raccogliere le voci dei diversi attori coinvolti nel processo della comunicazione scientifica per fornire alla Commissione Europea spunti e riflessioni utili ai prossimi passi istituzionali previsti entro la fine del 2011, ossia una nuova Comunicazione e nuove Raccomandazioni agli Stati membri sul tema dell’accesso e della conservazione dell’informazione scientifica.
Si sono tenute due sessioni tematiche (Sistemi di valutazione della ricerca e Conservazione del digitale) e una sessione aperta, per un totale di 20 comunicazioni della durata massima di 5 minuti l’una. Alle comunicazioni sono seguite quattro vivaci sessioni di dibattito comune.
Raccolgo qui le istanze emerse, a volte sottolineate da più di un intervento o riprese nella discussione, raggruppando per argomenti (i primi due coincidono con le due sessioni tematiche). È arduo però riassumere in pochi punti un dibattito che è stato intenso e concentrato in interventi brevissimi e quindi già di per sé densi.
1) Valutazione
 

·      necessità di nuovi sistemi e metriche di valutazione della ricerca più aderenti all’ambiente digitale, in grado di cogliere l’impatto reale su tutte le comunità di lettori (valutiamo ancora come 50 anni fa quando esisteva solo la carta…). Oggi è possibile misurare di più e meglio; e il concetto di “openess” può fare molto in questo senso. Considerare ad es. sistemi come Mendeley, che dimostrano quanto effettivamente circola un lavoro
·      valutare la ricerca a livello del singolo articolo e non della rivista, abbandonando il criterio dell’Impact Factor; importante far sapere ai ricercatori che esistono anche metriche alternative e oggi sono tutte tecnicamente possibili, è necessario creare cambio culturale
·      intendere “accesso” anche come accesso pubblico ai dati d’uso di un singolo articolo, da garantire sempre
·      profonda connessione fra la valutazione della ricerca e la produzione della stessa, che può esserne profondamente influenzata (con un circolo vizioso o virtuoso, a seconda degli strumenti e delle metriche utilizzate)
·      identificazione univoca degli autori è un fattore critico: il progetto ORCID è stato da più voci ritenuto di fondamentale importanza; anche l’identificazione univoca dei prodotti della ricerca gioca un ruolo determinante
·      necessità di raccogliere e rendere liberamente disponibili i dati sull’uso, le citazioni, i link ai prodotti della ricerca; questi dati devono anche essere coerenti con il sistema sociale cui servono (inutile fornire dati che non vengono capiti o non servono a misurare ciò che realmente interessa). Inoltre, le citazioni non sono utili solo al conteggio ma potrebbero essere base per servizi a valore aggiunto. E infine: quanto sono attendibili i dati attuali sulle citazioni?
·      necessità di tener conto dei diversi comportamenti citazionali delle diverse comunità scientifiche (es. matematica) in cui il «quick impact» non è significativo
·      necessità di poter valutare l’impatto nelle comunità di riferimento, che spesso adottano le lingue nazionali invece che l’inglese (anche in questo caso l’Impact Factor è stato criticato)
·      sarebbe utile valutare quanto un articolo è stato controverso (e non solo citato), soprattutto per le idee più innovative non immediatamente accettate
·      necessità di politiche comuni condivise per il sistema di peer review
·      supportare e diffondere sistemi di post-peer review o di aggregazione a posteriori di documenti (es. PLoS Hub)
·      fondamentale trovare misure di impatto per le monografie, anche per un discorso di ritorno sugli investimenti, perché produrle è molto costoso… Ma devono essere diverse da quelle in uso per gli articoli perché sono due mondi a sé stanti e non possono usare gli stessi criteri
2) Conservazione [con focus sui dati]
·      conservare testi ma anche dati per le generazioni future: concetto di “curation”e “continuing access
·      accesso aperto al testo è necessario per garantire processi di conservazione e migrazione (i contratti editoriali non possono opporsi); Open Access significa anche formati aperti
·      parole chiave: certificazione, affidabilità, standard, identificativi univoci
·      incentivi per il deposito dei dati: se il riuso dei dati entrasse nel circuito di valutazione della ricerca e fosse premiato, sarebbe ottimo incentivo
·      necessità di standard per la condivisione e per garantire l’accesso: come rendere usabili i dati in futuro?
·      i dati devono essere “machine readable” in vista di possibili usi e riusi per ora impensati
·      politiche di obbligo di deposito anche per i dati (Univ. di Edimburgo la sta già votando); prevedere un OA Pilot anche per i dati a livello europeo?
·      criticità: non è ancora chiaro chi si incarica della conservazione dei dati, chi la finanzia, chi decide cosa conservare e dove si conservano i dati stessi
·      importante associare i dati alle pubblicazioni: gli articoli sono solo argomentazioni, è necessario poter avere accesso ai dati per verificare
·      conservare i dati dei trials diventa fondamentale in biomedicina e per ricerche farmaceutiche, per verifiche future ma anche per ulteriori indagini: è stato fatto l’esempio delle tendenze suicide in pazienti trattati con l’antidepressivo Prozac, sul mercato da oltre 20 anni. Alla richiesta del Centro Cochrane, la multinazionale farmaceutica ha detto di non poter fornire i dati originari in quanto per politica aziendale vengono distrutti dopo 15 anni. Inammissibile quando si tratta della salute pubblica!
·      accesso ai dati in biomedicina è cruciale per informazione corretta, perché spesso gli effetti collaterali o indesiderati vengono taciuti negli articoli ufficiali ma risulterebbero invece dai dati grezzi
·      prevedere finanziamenti e piani di sostenibilità economica delle infrastrutture necessarie per la conservazione sul lungo periodo; è fondamentale lavorare in rete a livello europeo. C’è domanda crescente (esponenziale) per i dati, quindi si tratta di attività con possibile buon ritorno sugli investimenti
·      i finanziamenti vanno previsti adesso, per garantire accesso a dati e testi in futuro! Trattandosi di costi addizionali, vanno previste precise politiche. Una visione più ampia, di largo respiro
·      è irresponsabile creare materiale digitale e non prevedere conservazione sul lungo periodo
·      iniziare a pensare anche alla conservazione del software e alla sua descrizione
3) Politiche e piano legislativo
·      necessità che il diritto dell’autore ad auto-archiviare nell’archivio istituzionale sia sempre mantenuto, sia per la ragione etica dell’accessibilità pubblica delle ricerche finanziate con fondi pubblici, sia per ragioni di conservazione e di valutazione della ricerca; nessun embargo dovrebbe essere previsto
·      necessità assoluta di politiche sia per le ricerche finanziate con fondi pubblici sia per tutte le ricerche biomediche e farmaceutiche, in particolare i trials randomizzati controllati
·      accesso e conservazione dei dati biomedici dovrebbe sempre essere garantito: i dati sono dei pazienti che si sono sottoposti ai trials, non delle ditte farmaceutiche
·      necessità di ombrelli normativi a livello EU e nei singoli stati (es. legge sulla Scienza e Innovazione votata in Spagna 15 maggio 2011) che supportino il deposito nei repositories
·      necessità di norme di copyright e diritto d’autore differenti per le pubblicazioni scientifiche, cui non possono applicarsi le stesse regole e limitazioni del materiale fiction/video/audio; prevedere una fattispecie per l’uso non-commercial
·      necessità di ampliare il Progetto Pilota OA nell’8° Programma Quadro, rendendo obbligatoria e non negoziabile la Clausola 39 e aprendolo a tutte le discipline
·      sarebbe utile tracciare e rendere pubblica la compliance con le politiche di obbligo a depositare
·      le politiche di obbligo di deposito devono prevedere esplicitamente una norma sul riuso (sia testi sia dati ), applicando ad es. le Licenze Creative Commons
·      estrema efficacia di iniziative quali UK Open Access Implementation Group che riunisce tutti gli attori coinvolti in un dialogo costruttivo e crea sinergie utili
4) Sostenibilità economica
·      supportare e garantire in tempi rapidi il passaggio dal sistema degli abbonamenti a quello delle quote/articolo (Article Processing Fees)
·      lavorare sulla sostenibilità economica dei repositories oltre che delle riviste
·      trasparenza nei prezzi e nei servizi offerti: cosa sto comprando? (sia per editori tradizionali sia per OA); esplicitare i costi che contribuiscono a formare la fee (in Olanda NWO lo richiede già)
·      creare fondi a sostegno della pubblicazione in Gold OA, sia a livello EU sia nelle singole istituzioni, per accelerare la transizione al modello Article Processing Fees e contribuire a creare equità nel mercato inelastico della comunicazione scientifica
·      prevedere sempre rimborso nei finanziamenti (a livello EU e non) per chi pubblica in Gold OA, anche a contratto terminato, sia per gli articoli sia per le monografie che spesso richiedono un maggiore tempo di elaborazione
·      criticità del modello “Author pays”: si perdono le biblioteche come attori, mentre proprio le biblioteche possono giocare un ruolo cruciale nell’indirizzare la spesa per l’accesso alle pubblicazioni
·      individuare business models che favoriscano una diminuzione dei prezzi di produzione di pubblicazioni digitali, analogamente a quanto sta succedendo nel mondo delle compagnie di telefonia mobile
·      sostenere anche l’infrastruttura necessaria alla circolazione/accesso alla conoscenza
·      considerare che l’accesso ai dati grezzi potrebbe essere “tremendously cost-effective
·      incoraggiare studi su quanto costa il mancato accesso in termini di ridotta competitività/produttività nei singoli stati membri
5) Comunicazione scientifica
·      citata la Commissaria EU Neelie Kroes: OA non è un’opzione ma una scelta obbligata, si tratta solo di decidere “come” ottenerlo
·      l’OA funziona: lo dimostrano non solo i fisici (arXiv) ma anche economisti (REPEC) e scienze sociali (SSRN)
·      trovare sinergie e strategie comuni per la pubblicazione in OA di riviste, monografie, dati
·      nessun embargo: nel periodo di embargo non viene garantita a tutti pari opportunità di accesso; si tratta di concorrenza sleale in materia di competitività
·      necessità di reti di repositories per dare maggiore visibilità; necessità di strumenti che offrano accesso seamlessly alle risorse aperte anche se disomogenee quali Europeana, DOAJ, OpenAIRE…
·      ricerca e disseminazione sono strettamente connessi; la ricerca esiste solo se circola ed è condivisa; la pubblicazione (= rendere pubblico) è un passo imprescindibile e come tale rientra nel finanziamento della ricerca: gli enti di finanziamento devono farsene carico
·      creare maggiore consapevolezza di quanto spendono le biblioteche per fornire accesso alla comunicazione scientifica; se i ricercatori gestissero direttamente i fondi per l’accesso, deciderebbero se comprare un abbonamento o pagare per una Article Processing Fee, a seconda dei servizi offerti dall’editore
·      garantire l’accesso aperto è basilare per il principio di inclusione (prima leggo, poi partecipo) ed è quindi una responsabilità etica nei confronti nei paesi emergenti
·      garantire l’accesso aperto significa anche implementare servizi a valore aggiunto come text mining e data mining che stanno diventando sempre più preziosi per chi fa ricerca
·      importante cominciare a considerare anche le nuove forme di diffusione quali wiki e blogs e includerli nel circuito della comunicazione/valutazione scientifica e delle metriche di impatto, senza preclusioni
·      necessità di dialogo costruttivo fra gli attori coinvolti
·      ribadire che Green e Gold OA sono complementari; cercare maggiori legami e sinergie fra editori OA e repositories
·      ribadire e creare consapevolezza sui benefici e i vantaggi dell’OA per i ricercatori; incoraggiare e finanziare studi che raccolgano dati sui benefici reali in termini di outputs e outcomes
·      EU deve contribuire ad eliminare le barriere di prezzo e di accesso
·      l’accesso all’informazione scientifica è una questione globale
·      nell’Europa che vede un epoca di Rinascimento con l’ERA (European Research Area), gli editori OA sono in prima linea per la disseminazione e la competitività
·      importanza di progetti cooperativi come OpenAIRE o di progetti comuni quali EuropePubMedCentral
·      mostrare tutte le opportunità della Open Science
·      ripensare anche la complessa materia dei Material Transfer Agreement in biomedicina
6) Il punto di vista degli editori tradizionali
·      editori sono “committed to dissemination and access”; Elsevier lancia il progetto «Universal access»: “we exist to disseminate” [n.d.a: se si paga, certo!!!]
·      accettano ogni sistema di accesso, purché sia equo e sostenibile
·      non accettano “unfunded mandates” perché minano alla base l’attuale mercato della comunicazione scientifica
·      qualcuno deve pagare per i servizi che gli editori forniscono
·      da uno studio che verrà pubblicato a breve risulterebbe che il 95% di chi fa ricerca in Università è soddisfatto dell’accesso all’informazione [n.d.a.: sì, ma a che prezzo!!!]
·      il problema sono invece le Piccole Medie Imprese, soddisfatte solo per il 69%
·      allo studio nuovi modelli di accesso: es. DEEPDYVE, per cui il testo online è leggibile gratuitamente ma non stampabile né scaricabile; progetto “Patient Inform”; progetto “Research4Life” che riunisce i precedenti HINARI, AGORA e OARE
·      la tassa VAT è una barriera enorme alla circolazione digitale dell’informazione scientifica, andrebbe abbassata o eliminata, indipendentemente dal formato di pubblicazione (carta o online)
·      easy flow of scientific content” non significa “free
·      repositories contengono versioni “inferiori”, raccolgono il frutto del lavoro altrui ma senza farne buon uso
·      cercare soluzioni che soddisfino tutti gli attori coinvolti


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