venerdì 3 giugno 2011

Lo Stato kamikaze che taglia le borse di studio


In un posto normale, in un Paese normale, l’istinto primario dovrebbe essere la protezione dei propri figli, dei giovani che saranno il futuro in generale e anche, bisogna dirlo, di ciascuno di noi, poiché garantiranno con il loro lavoro il funzionamento del sistema. Oggi invece lo sport preferito di chi ci governa è rendere la vita futura dei giovani ingestibile, se non proprio impossibile, con particolare accanimento verso chi già fatica ad arrivare a fine mese. Guardiamo il caso degli studenti: se ricordate, nell’ultima legge finanziaria è confermata la riduzione del fondo per le borse di studio di circa il 90% (esatto, proprio del novanta per cento), poco conta se poi solo per quest’anno ci hanno messo una pezza, dato che la prospettiva resta invariata. Nel Dl 70 del 13 maggio scorso si parla poi (art. 9) di istituire una fondazione per la gestione del Fondo per il Merito previsto dalla legge 240/2010. La dotazione di questo fondo sarà di 9 (nove) milioni di euro iniziali più 1 (uno) milione di euro ogni anno. Si lascia la possibilità, magnanimamente, di ricevere fondi dall’esterno.

Facciamo due conti. Gli studenti universitari che hanno diritto a una borsa di studio sono circa 200 mila. 10 milioni diviso 200mila fa… avete trovato? 50 euro pro capite, una vera fortuna. Ovviamente al Governo si aspettano industriali a frotte che non vedono l’ora di versare valanghe di soldi in borse di studio per portarle a una cifra ragionevole.

In questo contesto, ecco che dal senatore Pietro Ichino con altri firmatari arriva una proposta “bipartisan”, sotto forma di interrogazione parlamentare, che suggerisce di
incrementare le tasse universitarie (citano il valore limite di 9.000 sterline) e di fare agli studenti prestiti (non più borse, quindi) a un tasso del 2,2-3%, per salvare gli atenei italiani dal baratro dei tagli di finanziamento. Andrea Ichino, fratello del Senatore, ha rilanciato questa proposta del Gruppo2003 sul Sole24Ore del 26 maggio. Di questa interrogazione ha già parlato Francesca Coin nel suo post, ma credo sia opportuno soffermarsi ancora su questo tema così rilevante: se questo approccio vince, la scuola e l’alta formazione diventeranno sempre più un miraggio per molti e un lusso di pochi (ricchi).

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