domenica 30 ottobre 2011

Appello pubblico in favore del finanziamento della Ricerca Scientifica e Tecnologica in Italia


I rappresentanti del mondo accademico, in collaborazione con l’IEEE (Institute of Electrical and Electronics Engineers, Italy Section) e con Key4biz, lanciano la campagna per l’assegnazione di parte dei proventi dell’asta delle frequenze LTE a favore della ricerca scientifica e tecnologica nel nostro Paese.
Quali gli obiettivi? Un’attenzione alla Ricerca, un sostegno ai giovani, un beneficio per le imprese, il mercato e i consumatori, infine un contributo alla crescita e alla rinascita della nazione.


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lunedì 24 ottobre 2011

RICOSTRUIAMO L'ITALIA PARTENDO DALLA SCUOLA E DALL'UNIVERSITA' PUBBLICA

Un evento nazionale per alzare il tono e dire basta a un declino tanto più insopportabile, quanto evitabile. E allora? "Cambiamo musica"! È ora di dare voce ai cittadini, che ormai non si riconoscono più nel sistema Paese dove l'istruzione e la cultura perdono sempre più il proprio valore. È ora di ripartire, di rimettere insieme i pezzi. Ripartire dall'istruzione, dal rilancio della ricerca pubblica, ripartire con una vocazione secolare, l'arte e la musica, ripartire dal lavoro. 

L'appuntamento è per sabato 29 ottobre, 
Piazza del Popolo, ore 18.00.




giovedì 20 ottobre 2011

Pensione a 68 anni - Presa di posizione del CUN

Apprendiamo dalla stampa che nel Decreto Legge sullo Sviluppo, che il Consiglio di Ministri starebbe per approvare, è contenuta una norma che anticipa il pensionamento dei Professori Universitari Associati a 68 anni, rispetto ai 70 anni sanciti dalla Legge Moratti (L. 230/2005). Una norma del genere, motivata unicamente dal desiderio di far risparmiare le Università, non può essere accettata supinamente dai docenti universitari per le ragioni che seguono:

a) per lo Stato non si tratta di un risparmio, ma di  una semplice "partita di giro": lo stipendio di questi professori verrà pagato dal sistema previdenziale invece che dall'Università

b) la norma è in palese controtendenza con l'aumento delle aspettative di vita, e i conseguenti progetti di aumento generalizzato della età pensionabile, in atto anche in altri paesi europei

c) introduce una ulteriore discriminazione all'interno della docenza universitaria, differenziando professori associati e ordinari

d) non permette una parallela apertura ai giovani in quanto continuano ad applicarsi le norme di parziale blocco delle assunzioni introdotte dalla manovra economica dello scorso anno

e) riduce ulteriormente la capacità degli atenei di offrire percorsi di formazione superiore, costringendoli a ridurre l'offerta didattica

f) toglie anticipatamente dal lavoro delle persone che, dedicandosi ad una attività di tipo intellettuale, è giusto invece che restino attive più a lungo degli altri lavoratori

g) si rivolge infine ad una categoria che è stata già tartassata con tanti altri provvedimenti che ne hanno limitato le prospettive di carriera. Infatti la generalizzata alta età di entrata nei ruoli universitari, accoppiata al blocco pluriennale delle carriere introdotto dal Decreto Legge  78/2010  e successive modificazioni, fa sì che i docenti universitari non abbiano quasi mai il tempo di raggiungere le classi più alte della carriera, e i relativi livelli economici, con conseguente danno economico sia quando sono in servizio che quando andranno in pensione.

Il CNU invita i colleghi alla mobilitazione e si farà promotore, assieme alle altre associazioni sindacali, delle necessarie forme di protesta.

La Presidenza CNU
20 Ottobre 2011

Trasformazione delle conoscenze in brevetti in Italia e in altri paesi (da PNR 2011-2013)

Portafoglio brevetti delle Università italiane (da PNR 2011-2013)

L'Università pubblica opera in un Paese privo di eccellenze


mercoledì 12 ottobre 2011

Appello per le lezioni sulla crisi e i referendum sugli statuti in tutte le università


Un nuovo anno accademico sta per iniziare, l'università che si presenta agli occhi di quegli studenti che per la prima volta varcano le porte dei nostri Atenei è un luogo sempre più svuotato delle sue funzioni principali, dove la stessa ragione sociale della sua esistenza, la possibilità di sviluppare una didattica di qualità e aperta a tutti e una ricerca libera, viene messa in discussione.
L'applicazione della riforma Gelmini e i tagli di Tremonti delineano un processo di distruzione dell'università pubblica, di precarizzazione estrema della ricerca, di smantellamento del diritto allo studio. Il piano ormai chiaro – e in larga misura condiviso in maniera bipartisan – è creare un sistema di “eccellenza” blindato, caratterizzato da numero chiuso e didattica non retribuita, le cui anime siano lo sfruttamento del lavoro intellettuale, sia esso fornito da personale precario o di ruolo, e la competizione. Il blocco delle carriere e del reclutamento, l'espulsione di migliaia di precari dalle università, l'accentramento dei poteri decisionali nelle oligarchie baronali sta riducendo gli spazi di democrazia negli atenei, tutto questo mentre il numero degli iscritti all'università è in costante ribasso, il diritto allo studio vuole essere trasformato in un sistema di prestiti d'onore caratterizzato dall'indebitamento precoce, gli economisti studiano ricette sempre nuove per scaricare il finanziamento pubblico all'università sugli studenti chiedendo loro di pagare rette di 10.000 euro l'anno, e il mercato del lavoro è un deserto di precarietà.  
A questo processo i Rettori collaborano alacremente: a luglio la Conferenza dei Rettori (Crui) ha chiesto al ministro Gelmini la libertà di alzare indiscriminatamente le tasse agli studenti, rimuovendo il vincolo che impone un tetto massimo pari al 20% del finanziamento statale, di poter superare la stessa Legge 240 per utilizzare gratuitamente i ricercatori di ruolo per la didattica, di eliminare il limite di 40.000 euro di reddito annuo ai lavoratori autonomi al fine di offrire contratti di insegnamento gratuito ai ricercatori precari. 
Contro tutto questo l'anno scorso noi studenti, dottorandi, ricercatori, professori, precari e strutturati ci siamo opposti con forti mobilitazioni dentro e fuori gli atenei, salendo sui tetti, occupando monumenti, rendendoci indisponibili, gridandolo nelle strade delle nostre città. In piazza c'erano soprattutto due generazioni: dai ventenni ai quarantenni, le stesse generazioni che sono da tempo estromesse dalla società e dalla politica italiane. 
Riconosciamo come l'attacco all'università pubblica non sia un fatto isolato, ma al contrario inserito all'interno del contesto di crisi economica, sociale e democratica che le nostre generazioni stanno vivendo.

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martedì 11 ottobre 2011

Appello pubblico in favore della Ricerca Scientifica e Tecnologica in Italia

La recente asta per le frequenze ha generato un incasso per lo Stato di quasi 4 Miliardi di Euro e da più parti si avanzano proposte su come impiegare i fondi ricavati in eccesso rispetto alle attese. Noi riteniamo che una quota di questi fondi potrebbe essere destinata alla Ricerca Scientifica e Tecnologica, dando così un importante segnale ai ricercatori, principalmente ai più giovani, che l’Italia crede nella loro creatività e nel loro impegno, qualità fondamentali per la ripresa e per la competitività internazionale del Paese.

Siamo certi che questa iniezione di fiducia non tarderebbe a dare buoni frutti. Già da tempo soggetta a tagli severi, l’Università sta facendo la sua parte per contribuire al risanamento dei conti pubblici. Come non rammentare, però, che in prima fila nei sacrifici sono proprio i nostri giovani? Con minori prospettive di inserimento e maggiore incertezza del futuro, per svolgere le loro ricerche essi sempre più sono costretti a ripianificare la loro vita altrove. Un fenomeno che, impoverendo Università e Imprese, con la perdita delle componenti migliori deruba il Paese del suo futuro.


Nell’attuale congiuntura è prioritario il rilancio della Ricerca Scientifica e Tecnologica.


Occorre dunque fare presto a lanciare un programma che sia rigoroso ed equo nella selezione, veloce nelle procedure di assegnazione ed attivazione, attento nel monitoraggio dei risultati, che privilegi la valutazione dell’efficacia e dell’efficienza dei risultati rispetto al mero controllo di parametri formali, senza peraltro trascurare forme di incentivo per i ricercatori più meritevoli e prevedendo continuità per le ricerche di maggiore impatto.

Occorre oggi incoraggiare una nuova generazione di ricercatori che possa vedere,
attraverso gli strumenti della sana competizione delle idee, possibilità di affermazione e di crescita: ma al contempo occorre incentivare il lavoro di team, perché nel mondo moderno i risultati si ottengono con la collaborazione e la perseveranza sviluppando, sui solidi fondamenti dell’etica, lo spirito di squadra.

Un programma di ricerca dotato di risorse finanziarie ma anche basato su un nuovo e più moderno insieme di regole: ecco cosa chiediamo. L’occasione dei fondi del radiomobile potrebbe offrire le condizioni favorevoli per avviarlo. Si potrebbe così dare un contributo prezioso alla ripresa del Paese e incoraggiare le nuove generazioni ad impegnarsi sempre di più per obiettivi nobili di conoscenza, progresso e benessere al servizio di tutti i cittadini.


Questo noi chiediamo: un investimento sul futuro, convinti che di questo l’Italia abbia prima di ogni altra cosa bisogno.

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venerdì 7 ottobre 2011

Que Viva ANVUR

Visto il vincolo (autoimposto) di dover usare meccanismi numerici, e quello, imposto invece dai baroni in Parlamento e dai loro amici, di dare il potere ai cattedratici italiani, sono d'accordo che dimezzare il numero di papabili, e imporre severi criteri per progredire in carriera e' un'idea sensata.
Ma. 
Perche' meccanismi numerici? 
Chi se li sognati? 
Nessuna universita' civile li adopera per le assunzioni.


Hanno due problemi.

1. quello notato da molti post dell'arbitriata'.
2. il fatto che dopo il primo "shock", la gente (che vuole stare in commissione, o, peggio, che vuol parteciapre a concorsi) li capisce, e si mette a scrivere note di 3 pagine sul journal of froggylegs economics, internazionale e referato, finche' non raggiunge l'agognata mediana.

Io avrei fatto cosi'

1. identifichaimo 200 departmental chair e 200 former departmental chair, dei dipartimenti delle prime 200 universita' del mondo secondo la guida shanghai, e secondo la guida del times Higher education (magari diviso per area).
2. Chiediamo a questi/e (promettendo loro un pagamento di 20 euro all'organizzazione di beneficenza di loro scelta) di fornire 30 nomi di professori italiani nella loro area (magari facendoli scegliere da una lista prederminata).
3. Gli n professori con piu' voti possono fare parte delle commissioni (dove n potrebbe essere pari alla meta'); l'esercizio si ripete poi dopo tre anni.

Neutrini, Supernovae e premi Nobel

Nel 1905 Albert Einstein pubblicò il suo famoso articolo sulla Teoria della Relatività Ristretta, che è diventato uno dei più importanti articoli di fisica di ogni tempo. 
Visto con gli occhi di oggi ci sono almeno tre motivi che ci devono far riflettere. 
In questo articolo è stato introdotto un approccio radicalmente nuovo rispetto al “mainstream” dell’epoca, non è citato alcun altro articolo o libro sullo stesso soggetto ed è stato firmato da un autore all’epoca piuttosto sconosciuto che in calce scrive “Berna, Giugno 1905”. 
Einstein non aveva infatti nessuna affiliazione accademica visto che a quel tempo lavorava all’ufficio brevetti. 
Curiosa situazione che dovrebbe far riflettere chiunque si occupi di valutazione della ricerca: non è difficile immaginare che oggi un tale articolo non verrebbe accettato per la pubblicazione da nessuna rivista scientifica del mondo. 
Ovvio che di Einstein ne nasce uno al secolo, ma, come suggerisce Donald Gillies, questa è una lezione da tener presente anche oggi. ....

giovedì 6 ottobre 2011

Sabato 8 ottobre c'è da "RICUCIRE L'ITALIA"



Come si ricuce l’Italia? Un filo di decenza ci porta in piazza, sabato 8 ottobre, all’Arco della Pace (piazza Sempione) di Milano, a partire dalle 14 e 30, per reagire all’indignazione. Una grande manifestazione, nel cuore della città, per dare spazio a quanti, ago e filo in mano, vogliono un abito dignitoso per il paese.
Presenta
Luisella Costamagna

con un saluto del sindaco di Milano Giuliano Pisapia
e sul palco, con Gustavo Zagrebelsky e Sandra Bonsanti
i giornalisti Marco Travaglio, Lirio Abbate, Claudio Fava, Michele Serra e Franco Siddi segretario Fnsi; i costituzionalisti Lorenza Carlassare e Valerio Onida, gli storici Paul Ginsborg e Salvatore Veca; gli ex magistrati Bruno Tinti e Giuliano Turone, che presenterà un brano dello spettacolo di teatro civile La diritta via, la Costituzione e Dante Alighieri senza distinzione di razza né lingua;
Ci saranno inoltre, la filosofa Roberta De Monticelli e il sociologo Marco Revelli, lo scrittore Corrado Stajano, Massimo Donadi per il comitato referendario, Stefano Pareglio, Elisabetta Rubini e Simona Peverelli per Libertà e Giustizia, Onorio Rosati per la Camera del lavoro di Milano , Carlo Smuraglia per l’Anpi. Nel corso della manifestazione sarà proiettato un contributo video di Moni Ovadia, che, nel rispetto della festività ebraica di Yom Kippur non sarà presente sul palco.

Paolo Limonta dei Comitati X Milano, Emanuele Patti di Arci Milano, Assunta Sarlo per Usciamo dal Silenzio, Edda Boletti delle Girandole
Il bisogno di partecipazione e rappresentanza politica deve farsi largo nelle strutture sclerotizzate della politica del nostro Paese.


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mercoledì 5 ottobre 2011

L’edizione italiana di Wikipedia ha sostituito tutte le pagine con un questo conunicato

Cara lettrice, caro lettore,
in queste ore Wikipedia in lingua italiana rischia di non poter più continuare a fornire quel servizio che nel corso degli anni ti è stato utile e che adesso, come al solito, stavi cercando. La pagina che volevi leggere esiste ed è solo nascosta, ma c’è il rischio che fra poco si sia costretti a cancellarla davvero.
Negli ultimi 10 anni, Wikipedia è entrata a far parte delle abitudini di milioni di utenti della Rete in cerca di un sapere neutrale, gratuito e soprattutto libero. Una nuova e immensa enciclopedia multilingue, che può essere consultata in qualunque momento senza spendere nulla.
Oggi, purtroppo, i pilastri di questo progetto — neutralità, libertà e verificabilità dei suoi contenuti — rischiano di essere fortemente compromessi dal comma 29 del cosiddetto DDL intercettazioni.
Tale proposta di riforma legislativa, che il Parlamento italiano sta discutendo in questi giorni, prevede, tra le altre cose, anche l’obbligo per tutti i siti web di pubblicare, entro 48 ore dalla richiesta e senza alcun commento, una rettifica su qualsiasi contenuto che il richiedente giudichi lesivo della propria immagine.
Purtroppo, la valutazione della “lesività” di detti contenuti non viene rimessa a un Giudice terzo e imparziale, ma unicamente all’opinione del soggetto che si presume danneggiato.
Quindi, in base al comma 29, chiunque si sentirà offeso da un contenuto presente su un blog, su una testata giornalistica on-line e, molto probabilmente, anche qui su Wikipedia, potrà arrogarsi il diritto — indipendentemente dalla veridicità delle informazioni ritenute offensive — di chiederne non solo la rimozione, ma anche la sostituzione con una sua “rettifica”, volta a contraddire e smentire detti contenuti, anche a dispetto delle fonti presenti.
Il decreto ammazza blog
Nel ddl intercettazioni c’è anche il comma 29, cosiddetto ammazza blog. Chiunque decida di aprire un blog o una pagina personale con dominio di terzo livello, dovrà rispettare le stesse regole che deve già seguire una testata giornalistica.
Se il decreto verrà approvato, basterà una e-mail per obbligare a modificare o rimuovere un contenuto “caldo” e se non si agisce in 48 ore, scatta una sanzione che varia da 7.500 a 12.500 euro. Questo decreto mette a serio rischio siti importanti come Wikipedia, infatti, chiunque potrebbe chiedere una rettifica delle informazioni presente sull’ enciclopedia. Segue il comunicato.


In questi anni, gli utenti di Wikipedia (ricordiamo ancora una volta che Wikipedia non ha una redazione) sono sempre stati disponibili a discutere e nel caso a correggere, ove verificato in base a fonti terze, ogni contenuto ritenuto lesivo del buon nome di chicchessia; tutto ciò senza che venissero mai meno le prerogative di neutralità e indipendenza del Progetto. Nei rarissimi casi in cui non è stato possibile trovare una soluzione, l’intera pagina è stata rimossa.
L’obbligo di pubblicare fra i nostri contenuti le smentite previste dal comma 29, senza poter addirittura entrare nel merito delle stesse e a prescindere da qualsiasi verifica, costituisce per Wikipedia una inaccettabile limitazione della propria libertà e indipendenza: tale limitazione snatura i principi alla base dell’Enciclopedia libera e ne paralizza la modalità orizzontale di accesso e contributo, ponendo di fatto fine alla sua esistenza come l’abbiamo conosciuta fino a oggi.
Sia ben chiaro: nessuno di noi vuole mettere in discussione le tutele poste a salvaguardia della reputazione, dell’onore e dell’immagine di ognuno. Si ricorda, tuttavia, che ogni cittadino italiano è già tutelato in tal senso dall’articolo 595 del codice penale, che punisce il reato di diffamazione.
Con questo comunicato, vogliamo mettere in guardia i lettori dai rischi che discendono dal lasciare all’arbitrio dei singoli la tutela della propria immagine e del proprio decoro invadendo la sfera di legittimi interessi altrui. In tali condizioni, gli utenti della Rete sarebbero indotti a smettere di occuparsi di determinati argomenti o personaggi, anche solo per “non avere problemi”.
Vogliamo poter continuare a mantenere un’enciclopedia libera e aperta a tutti. La nostra voce è anche la tua voce: Wikipedia è già neutrale, perché neutralizzarla?
Un decreto che violerà la libertà di espressione, soprattutto a quei blogger, che non avendo l’appoggio di una testata editoriale, preferiranno chiudere il proprio blog pur di dover pagare una sanzione per uno spazio web, che in molti casi non garantisce un guadagno economico da giustificare una causa legale.


http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Comunicato_4_ottobre_2011