giovedì 25 ottobre 2012

MANIFESTO PER LA LIBERAZIONE DEI SAPERI

Hanno imprigionato i saperi. Li hanno ingabbiati. Hanno costruito recinti, barriere; hanno cercato di renderli scarsi, competitivi, servi di questo modello economico e finanziario che ha prodotto solo crisi, fondato sulle diseguaglianze per molti e ricchezza per pochi. I recinti sono i processi di privatizzazione, i brevetti, la competitività e la precarizzazione per chi produce saperi; le gabbie sono quelle troppo poche risorse spese in ricerca per produrre armi, macchine inquinanti, per generare diseguaglianze, per disegnare una società di subalterni alle logiche del pensiero unico: quello dell’economia sopra la società. Il movimento studentesco non può restare fermo di fronte  a questo scenario.
Costruire un manifesto per la liberazione dei saperi vuol dire pensare, al tempo della crisi, di ristabilire come priorità il rilancio del ruolo dei saperi nella società per costruire un diverso modello di sviluppo. L’accesso alle conoscenze limitato a pochi, i processi di privatizzazione di scuole e università, un nuovo feudalesimo dei saperi legati al mercato del lavoro, la precarizzazione di ricercatori, docenti e del mondo della produzione cognitiva ci consegnano un modello di società diseguale in cui i saperi sono piegati alla logica della competizione e di una produzione basata sullo sfruttamento delle risorse umane e ambientali. Viviamo scuole e università dove si tende ad insegnare un “pensiero unico” economico, storico, giuridico, dove la conoscenza viene quantificata, tramite una valutazione fittizia, nella forma dei crediti. In questo contesto, la lotta delle studentesse e degli studenti, dei dottorandi, ricercatori e docenti, di tutto il mondo della formazione e della produzione sociale dei saperi deve costruire un tessuto largo e nuovo di rifiuto dello status quo in cui in questi anni ci hanno condotto politiche scellerate di tagli e privatizzazioni. Ma questo non basta.
E’ il momento di cominciare a costruire un piano di rilancio del valore pubblico dei saperi e della loro natura pubblica e slegata dalle logiche del modello economico e produttivo. Si tratta di una lotta d’attacco capace di ripubblicizzare scuole e università, svuotati dalla loro natura pubblica e dati in pasto ai privati con la politica di tagli e dequalificazione dei processi formativi. Vogliamo che il sapere torni ad essere il luogo e il tempo dell’emancipazione collettiva, che la produzione cognitiva, la ricerca, la creazione di pensiero sia costruita attorno ad un modello di società che rifiuti la guerra, lo sfruttamento ambientale e che metta al centro la libertà come valore collettivo basata sulla giustizia sociale e l’eguaglianza sostanziale per tutte e tutti.
Liberare i saperi significa lottare per costruire uguaglianza sociale e di genere, liberando le diversità di genere, di capacità, di pensiero, vuol dire pensare ad un nuovo modo di pensare le relazioni, l’economia, la democrazia e la vita. Il Manifesto della liberazione dei saperi, è una forma dinamica e collettiva, uno spazio di discussione aperto, con cui vogliamo costruire un dibattito sul valore dei saperi, dei luoghi della formazione, della loro radicale centralità nella trasformazione della società. I saperi sono frutto di un atto cooperativo e sociale; i saperi sono processi ibridi, informali, ma soprattutto non sono recintabili.

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