sabato 17 novembre 2012

Finalmente dopo sei mesi gli esiti della consultazione on-line sul Valore Legale dei titoli di studioli

Di seguito Cloniamo integralmente il post del BLOG ANVUR CRONACA
 senza aggiungere commenti

A distanza di sei mesi dalla chiusura della consultazione pubblica on-line sul tema del c.d. “valore legale del titolo di studio”, promossa dal Governo all’inizio dell’anno, ed a cui nel nostro blog abbiamo dato ampio spazio, sono stati finalmente comunicati i risultati ufficiali del Questionario proposto.
Il lieto evento si è verificato nel corso di un’audizione del Sottosegretario MIUR Elena Ugolini alla VII Commissione del Senato avvenuta il 23 ottobre scorso, e su cui abbiamo avuto modo di dirigere la nostra attenzione solo ora. A dire il vero, in sede di presentazione del Questionario, il Ministero prometteva qualcosa di più, e cioè che «Al termine della consultazione, i contributi ricevuti saranno pubblicati, in forma anonima, sul sito istituzionale del MIUR. Il Ministero elaborerà anche un documento riepilogativo che sarà oggetto di pubblicazione». Non ci risulta però che tali forme di diffusione dei risultati siano state ancora predisposte, ed uno dei motivi può senz’altro essere desunto dalla stessa audizione, laddove la Ugolini, dopo aver comunicato che «le risposte inoltrate al Ministero sono state 24.217», ed aver fornito i dati in suo possesso,
«fa presente che sono state fornite 15.163 risposte al quesito 15, che - ribadisce - dava la possibilità di fornire ulteriori osservazioni o proposte sugli argomenti discussi. Tali risposte non sono state tuttavia ancora elaborate»
Se tanto mi dà tanto, possiamo intuire che un po’ tutte le parti qualitative del Questionario (i.e. le risposte estese, opzionali per certi quesiti) sono ancora allo stato grezzo nei database del MIUR, e infatti il sottosegretario ha riferito solo le cifre riguardanti le parti “a risposta multipla” delle prime 14 domande, senza fare cenno ai “riquadri complementari”, pur presenti ed utili su alcuni punti per comprendere le opinioni dei rispondenti.

Comunque sia, pensiamo di fare cosa utile al pubblico riportando in calce a questo articolo, in forma sintetica, i risultati riferiti dalla Ugolini. A titolo di breve commento, possiamo riassumere l’opera del Ministero dicendo che il ritardo e parzialità con cui sono stati comunicati questi risultati non possono che suggerire una opinione complessiva abbastanza negativa di questa iniziativa, di cui avevamo comunque condiviso lo spirito iniziale. Speravamo cioè che una simile consultazione potesse servire a complementare i lavori già fatti dalla VII Commissione in sede di “indagine conoscitiva”, e che erano stati conclusi in modo abbastanza buono. Da notare, infatti, a questo riguardo, la replica finale piuttosto stizzita del Presidente di Commissione Guido Possa
«ad avviso del quale una consultazione telematica su un argomento così complesso come il valore legale della laurea risulta di assai dubbia legittimità. Una scelta di tal genere sottintende infatti una profonda sfiducia nella democrazia rappresentativa, cui invece compete l’esame e la soluzione di tematiche così delicate. Non a caso, del resto, la Commissione ha condotto a termine un’approfondita indagine conoscitiva su questo tema, conclusasi con l’approvazione di un documento articolato e ponderato.
Il questionario predisposto per la consultazione pubblica testimonia invece la totale inadeguatezza di un siffatto strumento di fronte ad un tema così importante e ricco di implicazioni giuridiche e sociali.
Deplora pertanto l’ingiustificata sfiducia evidentemente nutrita dal Governo rispetto al sistema democratico e censura il tentativo di aggirare la complessità con scelte superficiali.»
Dato credito al commento bipartisan di Possa, ricordiamo solo, qui, i principali risultati del questionario, che sono tre, e in parte già resi noti da “soffiate di stampa”:
  • quello relativo al primo quesito, secondo cui il 74% delle risposte giudica positivamente la necessità del possesso di uno specifico titolo di studio per poter esercitare una specifica professione, il 10% lo valuta negativamente e il 16% ritiene che dipenda dal tipo di professione;
  • quello relativo alle disposizioni dei bandi di concorso che prevedano l’attribuzione di punteggi aggiuntivi a coloro che abbiano conseguito un voto di laurea elevato, che vengono valutate negativamente dal 46,3% delle risposte e positivamente dal 44,2%;
  • quello relativo alla “differenziazione qualitativa dei titoli di studio nominalmente equivalenti”, che viene ritenuta negativa dal 53,8% delle risposte perché creerebbe distinzioni basate su criteri opinabili, mentre è positiva per il 39,7% dei partecipanti al questionario.


Notiamo fra altro che la Ugolini non ha fornito il dato numerico di quanti hanno risposto alle singole domande (tranne la 15, già ricordata), questione rilevante per decifrare il significato delle percentuali, e in particolare quelle riferite ai quesiti di tutto il terzo blocco (riguardante la “differenziazione qualitativa”).

Complessivamente, non possiamo far altro che ribadire quanto abbiamo già scritto a più riprese su questo blog: meno ideologia, più approfondimento dei problemi, dibattito basato su punti precisi e non generici, questi sono i precetti che ci sembrano ineludibili nella trattazione delle politiche pubbliche su questo tema.

Quesito 1
Come giudicate la necessità di possedere uno specifico titolo di studio per poter esercitare una determinata professione?
a) Positivamente, perché il possesso di uno specifico titolo di studio garantisce la qualità della prestazione resa dal professionista, che il cliente potrebbe non essere in grado di verificare da solo: 74%
b) Negativamente, perché la necessità di possedere uno specifico titolo di studio impedisce che soggetti con competenze acquisite attraverso l’esperienza pratica e/o attraverso studi personali possano esercitare una determinata professione: 10%
c) Dipende dal tipo di professione: 16%

Quesito 2
Come valutate la necessità di possedere uno specifico titolo di studio per l’ammissione all'esame di abilitazione per l’esercizio di una professione?
a) Positivamente, perché il possesso di uno specifico titolo di studio è garanzia di preparazione adeguata e consente di selezionare, fin da subito, gli ammessi all'esame di abilitazione: 71,1%
b) Negativamente, perché il superamento dell’esame di abilitazione è sufficiente a dimostrare il possesso di adeguate competenze: 19,1%
c) Dipende dal tipo di professione: 9,8%

Quesito 3
Ritenete che vi siano professioni non regolamentate, per le quali dovrebbe essere richiesto uno specifico titolo di studio, attualmente non necessario?
a) Sì: 28,3%
b) No: 71,7%

Quesito 4
Ritenete che vi siano professioni per le quali il titolo di studio oggi richiesto sia eccessivo rispetto al tipo di prestazione che si è chiamati a svolgere?
a) Sì: 23,9%
b) No: 76,1%

Quesito 5
Ritenete necessario il possesso di uno specifico titolo di studio per l'accesso al pubblico impiego?
a) Sì, perché il possesso di uno specifico titolo di studio garantisce professionalità e competenza da parte di impiegati, funzionari e dirigenti pubblici ed evita un’eccessiva discrezionalità nella loro assunzione: 58,5%
b) No, perché il titolo di studio può essere poco significativo in rapporto alle funzioni da svolgere e il possesso di adeguate competenze dovrebbe essere accertato esclusivamente in sede di svolgimento delle prove concorsuali: 22%
c) Dipende dal tipo di funzioni che si è chiamati a svolgere: 19,5%

Quesito 6
Ritenete necessario il conseguimento di un voto elevato, all’esito del percorso di studi svolto, per partecipare ai concorsi per l'accesso ad alcune tipologie di impiego/qualifiche nella pubblica amministrazione?
a) Sì, perché solo i più meritevoli devono poter accedere a ranghi elevati e/o a funzioni particolarmente qualificate nella pubblica amministrazione: 35%
b) No, perché, indipendentemente dalla votazione finale, il titolo conseguito assicura il possesso delle competenze/conoscenze necessarie: 47,3%
c) Altro: 17,7%

Quesito 7
Come giudicate le disposizioni dei bandi di concorso che prevedono l’attribuzione di punteggi aggiuntivi a coloro che abbiano conseguito un voto di laurea elevato?
a) Positivamente, perché il voto di laurea conseguito è espressione di particolare impegno, bravura e competenza: 44,2%
b) Negativamente, perché il voto di laurea conseguito consente valutazioni comparative, di merito, solo tra studenti dello stesso ateneo: 46,3%
c) Altro: 9,5%

Quesito 8
Ritenete che vi siano concorsi in cui, pur non essendo attualmente prevista, dovrebbe essere richiesta la laurea? Quali in particolare? E quale laurea?
a) Sì: 23,1%
b) No: 76,9%

Quesito 9
Ritenete che vi siano concorsi per i quali il titolo di studio oggi richiesto sia eccessivo rispetto al tipo di funzioni che si è chiamati a svolgere?
a) Sì: 20,7%
b) No: 79,3%

Quesito 10
Come giudicate la necessità che i dipendenti pubblici debbano possedere uno specifico titolo di studio ai fini delle progressioni in carriera c.d. verticali?
a) Positivamente, perché il possesso di uno specifico titolo di studio garantisce l’idoneità del dipendente a svolgere attività riconducibili all'area funzionale superiore: 56,3%
b) Negativamente, perché il passaggio da un’area funzionale all’altra dovrebbe basarsi, esclusivamente, sulle competenze acquisite attraverso l’esperienza maturata nell'amministrazione e/o attraverso studi personali: 34,2%
c) Altro: 9,5%

Quesito 11
Come giudichereste una differenziazione qualitativa di titoli di studio nominalmente equivalenti?
a) Positivamente, perché darebbe vita ad un sistema maggiormente meritocratico e costituirebbe un incentivo ad una formazione migliore per studenti ed istituzioni scolastiche/universitarie: 39,7%
b) Negativamente, perché creerebbe distinzioni basate su criteri opinabili e potrebbe pregiudicare chi non può accedere alla formazione ritenuta più qualificante: 53,8%
c) Altro: 6,5%

Quesito 12
Per quali finalità ritenete possa essere utile una differenziazione tra titoli di studio nominalmente equivalenti?
a) Per selezionare i partecipanti ad un pubblico concorso ovvero all’esame di abilitazione per l'esercizio di una professione: 21,2%
b) Per attribuire punteggi differenti ai partecipanti ad un pubblico concorso ovvero all’esame di abilitazione per l’esercizio di una professione e ai dipendenti pubblici ai fini delle progressioni in carriera: 44,7%
c) Per altre finalità: 34,1%

Questione 13
Ai fini di un’eventuale differenziazione di titoli di studio nominalmente equivalenti, quali valutazioni ritenete che dovrebbero rilevare?
a) Valutazioni relative all’istituto che ha rilasciato il titolo (esistenza di procedure selettive per l’accesso al corso di studi; numero di studenti; numero di abbandoni; numero di studenti che si laureano con il massimo dei voti; voto medio conseguito; strutture didattiche; curricula dei docenti; piani di studio, etc): 16,7%
b) Valutazioni relative al percorso di studi proprio di ogni soggetto (tempo impiegato per conseguire il titolo; voti conseguiti durante il corso di studi; votazione finale, etc): 27,9%
c) Sia a) che b): 37,4%
d) Altre valutazioni: 18%

Quesito 14
Ai fini di un’eventuale differenziazione di titoli di studio nominalmente equivalenti, chi ritenete che dovrebbe operare le relative valutazioni?
a) Un organismo centrale, che dovrebbe valutare i titoli di studio rilasciati da ciascun istituto autorizzato e/o fornire criteri per valutare il singolo soggetto che abbia conseguito un titolo di studio: 54,7%
b) Ciascuna commissione d’esame o di concorso: non comunicato
c) Ciascuna commissione d’esame o di concorso sulla base di informazioni e criteri generali elaborati ai sensi della lettera a): non comunicato
d) Altro: non comunicato

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