mercoledì 9 maggio 2012

Partecipa e diffondi! Compila il contro-questionario: www.valorelegale.org


Scuola e Università bene comune lanciano un contro-questionario sul valore legale del titolo di studio e su tutti i temi dell'università per smascherare gli inganni del ministro Profumo.

Partecipa e diffondi!


Compila il contro-questionario:
www.valorelegale.org

Per alcune settimane il sito del Miur ha ospitato un questionario sul valore legale del titolo di studio, organizzato in modo pregiudiziale e con il fine di ottenere un risultato scontato: "Sì all'abolizione del valore legale del titolo di studio".

L'Assemblea nazionale per un'Università-bene-comune e la Convenzione nazionale della Scuola-bene-comune hanno pertanto deciso di proporre un loro questionario che risulti viceversa trasparente e senza secondi fini, esponendo esplicitamente gli argomenti sia di chi è favore sia di chi è contrario all'abolizione.

Attraverso l'iniziativa si vuole offrire ad ogni cittadina/o della Repubblica la possibilità di esprimersi in modo diretto su un tema che riguarda il futuro del nostro paese e la qualità della nostra democrazia: garantire o non garantire uguaglianza di opportunità nella formazione scolastica e universitaria alle nuove generazioni?

Da parte loro le Assemblee organizzatrici si sono già espresse negativamente rispetto all'abolizione del valore legale del titolo di studio. La mossa del MIUR appare infatti rientrare nei piani del processo di privatizzazione dell'istruzione pubblica già in atto, come emerge dal complessivo definanziamento di scuola e università; dall’adozione di sistemi di valutazione punitivi; dal sostanziale azzeramento del fondo per il diritto allo studio; dal blocco del turn-over; dalla chiamata diretta degli insegnanti, dai contributi "volontari" delle famiglie per l’ordinario funzionamento delle scuole, e dall'aumento vertiginoso delle tasse universitarie.

Il risultato della cancellazione del valore legale del titolo di studio, in un paese come l'Italia, porterebbe inoltre in pochi anni a classificare i diplomati e i laureati solo in base alla scuola o all'ateneo di provenienza, e non alle reali qualità individuali. Verrebbe a realizzarsi così una divisione fra chi potrà permettersi scuole e università di serie A e chi non potrà per ragioni economiche, un ritorno a un passato che pensavamo ormai superato, quando i figli dei dottori facevano i dottori e i figli degli operai gli operai.

La parola dunque ai cittadini/e ricordando sempre e con ammirazione l'articolo 3 della nostra Costituzione nel suo secondo comma, che sintetizza l’agire e l’essere del nostro impegno civile: "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".

Rispondi al contro-questionario: www.valorelegale.org

Conclusione del contro-questionario il 15 maggio 2012

Università bene comune
Scuola bene comune

http://unibec.temilavoro.it/?p=79
http://www.urlodellascuola.it/

PARTECIPA E DIFFONDI IL CONTRO-QUESTIONARIO SUL VALORE LEGALE E SULL'UNIVERSITà!

BATTIAMO PROFUMO SULLA DEMOCRAZIA!

sabato 5 maggio 2012

IL PARADOSSO ITALIANO

Il CNRS francese lo definisce il “paradosso italiano”. Riguarda il fatto che, a fronte degli scarsissimi finanziamenti pubblici e privati alla ricerca scientifica, il numero (e la qualità) delle pubblicazioni scientifiche dei ricercatori italiani è significativamente alto. Si calcola che – nel periodo compreso fra il 2004 e il 2006 – il finanziamento pubblico alle Università italiane è stato circa pari all’1.13% del PIL, contro l’1.84% della media europea e che il finanziamento da parte di imprese private è stato pressoché irrilevante.

In Italia, sono occupati nel settore della ricerca poco più di 3 lavoratori su mille occupati; in Francia lavorano 8 ricercatori su mille occupati. Fra il 1998 e il 2008, i ricercatori italiani, nel loro complesso, hanno prodotto quasi 380mila pubblicazioni, ponendo il nostro sistema della ricerca all’ottava posizione nel mondo e alla quarta posizione in Europa. I ricercatori italiani più produttivi sono collocati nelle aree delle scienze mediche, matematiche e fisiche, e, in questi settori, nel periodo considerato, le pubblicazioni italiane sono state fra quelle maggiormente citate su scala internazionale.

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