martedì 31 maggio 2011

Aprono a settembre le prime Scuole Speciali di Tecnologia


Il ministro Mariastella Gelmini ha presentato il 24 maggio a Palazzo Marini, presso la Sala delle Conferenze della Camera dei Deputati il Piano Istituti Tecnici Superiori (ITS), per l’istituzione di un canale di istruzione terziaria non universitaria. Saranno scuole speciali di tecnologia e da settembre ne saranno attivate 58.
Gli Istituti Tecnici Superiori sono centri speciali di alta tecnologiaistituiti con l’intento di creare il canale di formazione superiore terziario non universitario.
Sono stati introdotti nell’ordinamento nazionale
Gli ITS sono un’alternativa all’Università per chi vuole completare una formazione tecnologica di livello,  pensata per i giovani e le aziende ad alto contenuto di innovazione.

L’idea generale  è raccordare le competenze e le risorse già esistenti sul territorio e indirizzarle all’alta formazione tecnica nei settori strategici per il Paese.
Gli ITS sono 58 in tutta Italia.

Può iscriversi chi è in possesso di un diploma  di scuola media superiore.

Il corso ha durata di 1.800-2.000 ore, con il 30% di tirocinio in azienda e all’estero.
Il 50% dei docenti deve provenire dal mondo del lavoro e delle professioni e il titolo rilasciato è quello di“Diploma di Tecnico Superiore” con CFU riconosciuti.

Il Diploma ha l’indicazione dell’area tecnologica e della figura nazionale di riferimento,  pari al V livello del Quadro europeo delle qualifiche.
Gli ITS si collocano all’interno di un nuovo settore non esistente in Italia, quale quello del sistema “terziario post-secondario”.
Gli ITS hanno senso se in rapporto con il mondo della ricerca, con il mondo accademico e il lavoro e l’esigenze del mercato del lavoro.
Gli ITS vogliono accompagnare e formare i giovani alla valorizzazione dei risultati della ricerca tecnologica  più avanzata e vitalizzare le capacità di progettazione di percorsi innovativi con l’obiettivo di rafforzare e qualificare esperienze di specializzazione Tecnica Superiore  nelle aree tecnologiche di “Industria 2015”
Come ha stabilito la recente Legge 240 di riforma del sistema universitario con gli artt. 3 e 14, gli ITS rappresentano una concreta proposta formativa,  dotata di una propria specificità didattica, votata alla premialità di una costante attività laboratoriale in situazione.
Gli ITS rappresentano una Fondazione di partecipazione di diritto privato con apporto pubblico in cui  scuolastruttura formativa accreditata dalla Regione, impresa del settore produttivo, dipartimento universitario, ed ente locale, esercitano il ruolo di soggetti fondatori per assicurare standard organizzativi adeguati e piena occupabilità giovanile al termine di un percorso selettivo di durata biennale.
Gli ITS devono essere messi in grado di dare una risposta di sistema tra domanda e offerta di lavoro altamente qualificato, a condizione che sappiano recepire i fabbisogni formativi ed innovativi espressi dal mondo dell’impresa e realizzare una forte azione  di orientamento rivolta  alle famiglie, agli studenti, agli insegnanti.
Gli ITS devono segnare una discontinuità rispetto ai percorsi formativi della scuola secondaria di secondo grado.
La didattica dovrà abbandonare schemi e vincoli disciplinaristici per privilegiare metodologie più specificatamente legate alle realtà aziendali e, in generale,  al mercato del lavoro.

Non interessando alcuna prosecuzione  verticalizzata della formazione secondaria, interessa che i percorsi ITS costituiscano un punto essenziale di interazione tra FORMAZIONE e IMPRESA, abbandonando obsolete dispute tra ISTRUZIONE e APPRENDISTATO.


Fonte: Ministero dell' Istruzione, dell' Università e della Ricerca 

lunedì 30 maggio 2011

Valutazione e ricerca nell'università pubblica: quale futuro?

Università Ca' Foscari Venezia Aula 8 A Campus Economia S. Giobbe Venezia
lunedì 13 giugno · 14.00 - 16.00

"I ricercatori non crescono sugli alberi" è il titolo del libro scritto a quattro mani da Francesco Sylos Labini e Stefano Zapperi sulla ricerca e l'università in Italia. 
E' stato pubblicato da Laterza a gennaio 2010. 
A cosa serve la ricerca, perché finanziarla, cosa fanno i ricercatori, che relazione c'è tra ricerca ed insegnamento, come riformare il sistema della ricerca e dell'università, a quali modelli ispirarsi. 
Due cervelli non in fuga denunciano la drammatica situazione italiana e cosa fare per uscire dalle secche della crisi. 
Perché su una cosa non c'è dubbio: se ben gestito, il finanziamento alla ricerca non è un costo ma l'investimento più lungimirante che si possa fare per il futuro del paese e delle nuove generazioni.

interviene Francesco Sylos Labini
ne discute con Tullio Jappelli e Alberto Baccini

Oggetto: PROPOSTE PER LE MODIFICHE DI STATUTO A: rettore@amm.uniud.it

Data: 30 maggio 2011 13:06:35 GMT+02:00


Magnifico Rettore,
a nome dei colleghi che hanno sottoscritto l'allegato, Le invio il nostro contributo per la modifica dello Statuto di Ateneo, nell'ambito di quanto richiesto dalla legge di riforma universitaria 240/2010.
I firmatari del documento allegato intendono proporre alla riflessione Sua e della Commissione per le modifiche di Statuto una serie di dodici proposte basate sui tre principi guida riportati in premessa nell'allegato stesso.
Per correttezza nei confronti dei firmatari, preciso che, pur essendo l'accordo pressoché unanime, qualche collega ha inteso aderire solo ai tre principi guida, mentre altri si sono dichiarati d'accordo solo per gran parte delle proposte, ma non per la totalità. Il numero di questi distinguo è, tuttavia, tanto limitato (si contano sulle dita di una sola mano) che non pare forzato omettere di dettagliare le eccezioni rispetto al senso complessivo dell'iniziativa, che vuole richiamare l'attenzione sulla necessità di salvaguardare e garantire un approccio condiviso e partecipato non solo nella definizione del nuovo Statuto, ma anche e soprattutto nella gestione della nostra Università, delle sue strutture e delle sue stesse attività.
Cordiali saluti

Rino Esposito


Principi guida alla base delle proposte Iniziativa Petizione:
A) Centralità dei dipartimenti, le strutture che offrono le migliori garanzie per una competitività accademica trasparente e migliorativa poiché coniugano interessi di ricerca e didattica. La centralità dei dipartimenti va tutelata rispetto ai modelli organizzativi tesi a sminuirne il peso mediante l’istituzione di strutture di livello inter e/o sovra-dipartimentale.

B) Rappresentanze espresse con massima base compositiva, elette democraticamente e non designate da automatismi e/o altri organi di governo.

C) Limitazioni per il numero dei componenti esterni in CdA e dei condizionamenti da finanziamenti esterni.


Le 12 proposte di Iniziativa Petizione sono:
1. Potenziamento dei poteri di tutti gli organi collegiali rispetto all'organo gestionale, sfruttando tutte le possibilità integrative che la legge non vieta espressamente;

2. conseguente fissazione di criteri e procedure per l'adozione degli atti da parte del Consiglio di Amministrazione in difformità dai pareri obbligatori resi dal Senato Accademico;

3. pubblicità delle sedute e degli atti degli organi collegiali (salvo la tutela della privacy dei singoli);

4. Senato Accademico integralmente elettivo, garanzia nell'organo pari rappresentanza di professori ordinari, professori associati e ricercatori, delle aree e personale tecnico amministrativo, nella misura massima consentita dalla legge, limitando al minimo di legge il numero dei direttori di dipartimento;

5. nella composizione del Consiglio di Amministrazione limitare i membri esterni al minimo legale, garantire nell'organo la equilibrata rappresentanza di professori ordinari, professori associati, ricercatori e personale tecnico amministrativo, prevedere l'elezione dell'intero organo (compresi i membri esterni), fissare criteri stringenti di definizione dell'elettorato passivo dei membri esterni in relazione alla garanzia di assenza di cointeressenze passate presenti e future, al profilo di competenze legate alla ricerca scientifica e alla specchiata condotta morale*, destituibilità di uno o più membri, anche esterni, del CdA mediante mozioni di sfiducia individuale da parte del SA, non rieleggibilità dei membri del CdA destituiti, integrabilità del CdA mediante elezioni suppletive di uno o più membri, anche esterni, sfiduciati o dimissionari nel corso del mandato quadriennale, al termine del quale, l'intero organismo decade comunque;

6. stabilire a livello statutario: che "la partecipazione dei professori e dei ricercatori agli organi esecutivi di governo universitario o agli organi di gestione dei centri di spesa universitari integra il requisito della «comprovata competenza in campo gestionale ovvero di un'esperienza professionale di alto livello con una necessaria attenzione alla qualificazione scientifica culturale» ai fini della loro eleggibilità nei consigli di amministrazione";

7. gli apporti finanziari esterni dovranno essere tali da non condizionare la libertà di ricerca e insegnamento e da non essere determinanti per il funzionamento ordinario dell'Università;

8. elezione rettore da parte dei professori ordinari, dei professori associati e dei ricercatori, con voto unico libero e uguale, e da parte degli studenti e del personale tecnico amministrativo con voto pesato;

9. stabilire a livello statutario che le strutture di raccordo cui alla lettera c) dell'art. 2 comma 2, non siano istituite per la didattica, demandando le questioni didattiche ai Consigli di Corso di Laurea che non sono vietati dalla legge 240/2010 e che assicurano la partecipazione di tutti i docenti impegnati nel CdL. Lo Statuto dovrà garantire il ruolo primario dei CCdL in materia di organizzazione didattica, di valutazione e, in modo concertato con i dipartimenti, di reclutamento;

10. prevedere che la presidenza dei Consigli di Corso di laurea sia assegnata elettivamente ad un docente, professore ordinario, professore associato ovvero ricercatore, componente del Consiglio medesimo;

11. stabilire a livello statutario che le strutture di raccordo cui alla lettera c) dell'art. 2 comma 2, siano istituite per le questioni che coinvolgono dipartimenti impegnati nell'assistenza nell'ambito del servizio sanitario nazionale con precisa regolamentazione e strumenti di controllo da parte di dipartimenti, SA e CdA;

12. potenziamento dei meccanismi di premialità a beneficio dei dipartimenti, nei limiti consentiti dalla legge 240/2010.

*incompatibilità della carica di membro esterno del CdA con condanne e/o procedimenti penali in corso, sfiducia individuale da parte del SA al membro esterno del CdA che non si dimettesse se destinatario di avviso di garanzia, ai sensi di specifiche norme del codice etico.

FIRMATARI
N° Nome e Cognome qualifica
1 Rino Esposito PA
2 Pietro Ioly Zorattini RU
3 Giulio Codognato PO
4 Pietro De Poi RU
5 Luca Di Gaspero RU
6 Brunello Lotti PA
7 Giovanni Tubaro PA
8 Alessandra Corazza RU
9 Rudi Francescutti TA
10 Franco Rosa PA
11 Giulia Golinelli TA
12 Barbara Melilla TA
13 Walter Baratta PA
14 Pierluigi Polese TA
15 Alessandro Del Zotto PA
16 Alberto Gambi PO
17 Umberto Modotti TA
18 Renata Lonigro RU
19 M. Pia Francescato RU
20 Diana Zannier TA
21 Giuseppe Firrao PO
22 Alessandro Del Puppo RU
23 Andrea Gardi PA
24 Francesca Farisco TA
25 Pietro Giannattasio PA
26 Elena Saccà (3 principi) TA
27 Giancarlo Verardo PO
28 Daniela Daniele RU
29 Federico Fontana RU
30 Emanuela Gobbi RU
31 Dimitri Breda RU
32 Giuseppe Damante PO
33 Agostino Dovier PA
34 Cristiano Tessari PA
35 Stefano Buiatti RU
36 Salvatore Lavecchia PA
37 Lorenzo Freddi PA
38 Matteo Centou TA
39 Guido Zanette TA
40 Carla Rigon TA
41 Maurizio Pisani TA
42 Eugenia Paronuzzi (3 pr.) TA
43 Malgorzata Jagniatkowska Lettore
44 Elisabetta Farisco TA
45 Dario Fasino PA
46 Cristina Zannier TA
47 Fabiano Miceli PA
48 Franca Bianco TA
49 Giorgio Miclet TA
50 Angela Sepulcri TA
51 Francesca Giannelli TA
52 Andrea Del Ben RU
53 Elisabetta Selva TA
54 Stefano Miani PA
55 Gianpaola Roia TA
56 Flavio Nassivera TA
57 Carlo Pucillo PA
58 Ilde Menis TA
59 Francesca Tonacci TA
60 Paolo Driussi RU
61 Paolo Ermanno Assegnista
62 Fabio Barbone PO
63 Federico Fogolari PA
64 Gianluca Tell PA
65 Laura Peressin PA
66 Fabio Sartor Ass.Ord.
67 Alessandro Gasparetto PO
68 Marino Bellida TA
69 Simonetta Manzini TA
70 Cristina Fabbro TA
71 Patrizia Lenardo TA
72 Vincenzo Della Mea RU
73 Roberto Ranon RU
74 Gianpaolo Trevisan RU
75 Claudio Brancolini PA
76 Paolo Giannozzi PA
77 Davide Anchisi RU
78 Stefano Zagnoni PA
79 Carin Constanze Czerny Lettore
80 Gaetano Vitale RU
81 Angela Risso RU
82 Irene Mavelli PO
83 Lorenza Driul RU
84 Anna Pilotti PA
85 Paolo Parmeggiani RU
86 Stefano Comino RU
87 Gianfranco Agosti RU
88 Paola Beraldo RU
89 Elisabetta Scarton RU
90 Patrizia Tutolo TA
91 Damiana Chinese RU
92 Elio Cabib PA
93 Maria De Nobili PO
94 Francesco Zucconi PA
95 Romeo Rizzi PA
96 Roberto Carniel RU
97 Leopoldina Fortunati PA
98 Francesca Busetto RU
99 Daniela De Luca TA
100 Rosanna D'Andrea TA
101 Mara Donat Docente a contratto
102 Gianfranco Liberatore PO
103 Andrea Gardi PA
104 Anna Maria Perissutti RU
105 Lucia Zanuttini PA
106 Marina Marcolini RU
107 Rino Talamini (3 principi) RU
108 Valentina Rapozzi RU
109 Franca Rinaldi PA
110 Giovanni Panti PA
111 Chiara Giuntini PO
112 Plinio Omero De Zorzi TA
113 Nicoletta Finato RU
114 Roberto Calabretto PA
115 Frediano Bof PA

Proposte per la riforma universitaria - G. Illuminati e P. Sylos Labini (1969)

"In questo lungo periodo si sono moltiplicati le dichiarazioni, le mozioni, i pareri, le proposte, elaborati sia da singoli docenti, sia da gruppi o da associazioni di docenti, sia da Facoltà. Ma finora non si è avuto nessun risultato. 
Negli ultimi mesi c’è stata invece una campagna denigratoria contro tutti i professori, indiscriminatamente, alla quale – è triste dirlo – numerosi uomini politici hanno prestato ascolto. 
È tipico segno di maturità culturale e civile quello di saper differenziare e mantenere l’equilibrio critico, sceverando ciò che dipende dai singoli e ciò che dipende dall’intera struttura e respingendo le rozze generalizzazioni e le esasperazioni demagogiche. 
Purtroppo, lo spettacolo offerto di recente da una certa parte dell’opinione pubblica e della classe politica, sotto questo aspetto, è stato assai poco confortante. 
Si sono sentiti ripetere fino alla nausea slogans sull’autoritarismo dei professori: l’arroganza del potere di un pugno di baroni avrebbe ridotto in condizione di schiavitù o per lo meno di servaggio una schiera di studenti indifesi o di poveri assistenti. 
Un tale quadro è, naturalmente, una pura caricatura.”    
da Francesco Sylos Labini

sabato 28 maggio 2011

Una famosa frase di M.Luther King

La vera scelta non e' tra non violenza e violenza ma tra non violenza e non esistenza ... Se non riusciremo a vivere come fratelli moriremo tutti come stolti “... non mi spaventa la violenza dei potenti, ma il silenzio degli onesti!”

E’ proprio così.
Non è tanto lo schifo che leggiamo, scriviamo e vediamo tutti i giorni.
Non è tanto la bassezza degli intrighi di palazzo che dobbiamo combattere.
Tali bassezze sono talmente evidenti e putride che non possono avere lunga vita.
Quello che preoccupa, quello che bisogna temere è il silenzio degli onesti.
E’ quello che bisogna cercare in tutti i modi di evitare.
Bisogna evitare che la corruzione, la disonestà, il latrocinio e la mancanza di linee guida, avviliscano coloro i quali disonesti non sono.
Quelli che vorrebbero solo che le cose andassero bene, fossero semplicemente giuste, quelli che vorrebbero solo potersi fidare.
Quelli che vorrebbero solo sentirsi sicuri di aver affidato in buone mani il potere di prendere decisioni su cose di interesse collettivo.
Sono proprio le persone che rispondono a questo profilo che alla fine perdono la speranza, perdono la voglia e finiscono per non aver più voglia di dare voce alle proprie idee.
Bisogna aver "paura" di quelli che tacciono, quelli che non vanno a votare, quelli per cui ogni giorno “è un giorno come un altro”.
La coscienza non può essere portata via, bisogna alimentare le speranze e non lasciarle spegnere.
Le Assemble, gli "Incontri", il Blog, sono modi di comunicare tra persone che credono che ci sia bisogno di qualcosa di nuovo in cui credere … ma di davvero nuovo. Me ne rendo sempre più conto …chi l’avrebbe mai detto.

venerdì 27 maggio 2011

GLI INDIGNATI DI SPAGNA


Sono giovani,
chiedono più democrazia, 
hanno punito Zapatero alle urne,
hanno qualche cosa, 
anche di più, 
da dire a noi: 
guardatevi da coloro che hanno fatto del 
'ma anche' 
la loro filosofia.

Ricordiamocene il 12-13 giugno, non facciamo mancare il quorum ai referendum.

giovedì 26 maggio 2011

La Pravda, Famiglia partigiana o "Menzoniero" ?


"Messaggero Veneto" di Giovedì, 26 MAGGIO 2011

Pagina 19 - Cronache
Azzerato il disavanzo nessun aumento di tasse
Con tre anni di anticipo, l'ateneo chiude in positivo e si piazza al 10° posto in Italia
Il rettore Compagno: consegnamo questi risultati alla comunità friulana

di Giacomina Pellizzari

L'università ha risanato il bilancio con tre anni di anticipo rispetto al piano presentato al ministero: il documento consuntivo 2010 chiude con un avanzo di 238 mila 341 euro. Un risultato che consente di mantenere invariate le tasse per gli studenti e di - come ha spiegato il magnifico rettore, Cristiana Compagno - di consegnare un bilancio di tutto rispetto alla comunità friulana» che continua, come ha sempre fatto, a sostenere la sua università. Ma torniamo ai numeri. Dopo diversi anni, l'ateneo friulano ha recuperato 7 milioni 756 mila 416 euro. A tanto ammontava il disavanzo al 31 dicembre 2009. L'ha fatto tagliando 1,7 milioni di spese, recuperando 800 mila euro nella verifica dei crediti e dei debiti e ottenendo dal ministero maggiori entrate (2 milioni di euro) rispetto al preventivato nel piano di rientro. A queste cifre vanno aggiunti 3,5 milioni finanziati dalla Regione, con rate pagata annualmente, per interventi edilizi realizzati in passato, iscritti tra le entrate anche se in cassa arriveranno entro il 2018. «Giuridicamente è stato possibile fare questa operazione perché i decreti regionali rappresentano una garanzia» ha spiegato il direttore amministrativo, Daniele Livon, nel presentare, ieri, a palazzo Florio, l'ultimo suo documento contabile visto che è appena stato nominato direttore dell'università al Miur. Per quanto riguarda, invece, l'aumento di 2 milioni del Fondo di finanziamento (Ffo), il rettore ha sottolineato che si tratta del giusto premio riconosciuto all'ateneo friulano per i risultati conseguiti grazie ai quali si posiziona al decimo posto in Italia. Va detto, però, che il premio non annulla i tagli applicati dal ministero al Ffo, tant'è che se il Fondo 2009 ammontava a 79 milioni 350 mila euro, lo scorso anno è sceso a 76 milioni 268 mila euro. «La distribuzione di importi maggiori del Ffo sulla base dei risultati raggiunti è un segnale positivo che, tuttavia, compensa solo parzialmente il nostro sottofinanziamento storico» ha evidenziato Compagno nel ricordare che l'entità di Ffo asseganta Udine (1,1% di sistema) rimane inferiore di circa il 10% rispetto a quella derivante dal modello premiale (1,23%). «Il vero snodo da affrontare - ha ribadito il rettore - è proprio quello di creare un circolo virtuoso che premi gli atenei più efficienti e capaci di ottimizzare la destinazione dei fondi pubblici a favore della didattica e della ricerca». La cura dimagrante a cui è stato sottoposto l'ateneo, infatti, - ad assicurarlo è sempre il rettore -, non ha penalizzato la ricerca e la didattica. Allo stesso modo non ne risentiranno gli studenti che, a differenza di quanto annunciato da altri atenei, nel prossimo anno accademico, non subiranno aumenti di tasse. «Non abbiamo messo mano nei portafogli di studenti e famiglie - ha concluso il rettore - abbiamo preferito agire sul controllo dei costi».


provincia
UNIVERSITÁ» CONTI IN ORDINE
«L'ottimo risultato finanziario dell'ateneo è merito della capacità manageriale del rettore, degli organi di governo e della comunità universitaria che hanno centrato un difficile obiettivo con senso di responsabilità» così l'assessore provinciale all'Istruzione e componente del cda dell'ateneo, Elena Lizzi (Ln), secondo la quale «efficace si è rivelata anche l'azione sinergica intrapresa da enti e istituzioni territoriali dimostrando di credere nel valore dell'ateneo».

GIOVEDÌ, 26 MAGGIO 2011
 Pagina 19 - Cronache
RICERCA
Ricevuti oltre 19 milioni per l'attività nei laboratori 

L'auspicio è che a seguito dell'applicazione della riforma venga meno il blocco delle assunzioni: il parametro attuale non è adeguato a misurare la sostenibilità finanziaria

«Nonostante il permanere di un quadro finanziario difficile, l'ateneo friulano ha mantenuto elevato il livello degli investimenti finanziari nelle attività di ricerca». Parola di delegato del rettore alla Ricerca, Michele Morgante, il padre della sequenza del Dna della vite, che, ieri, a palazzo Florio, ha snocciolato più di qualche numero. Eccoli: dal 2008 al 2010 i docenti e i ricercatori sono scesi da 745 a 714 unità. Stesso copione per gli assegnisti passati da 226 a 206 unità, mentre i dottorandi sono aumentati da 441 a 462 unità. Lo scorso anno, «per l'attività di ricerca l'ateneo di Udine ha attratto risorse per un totale di 19 milioni 475 mila euro» ha evidenziato Morgante nel far notare che la fonte principale di finanziamenti è stata la Regione (20,8%), anche se pure la quota proveniente dalle aziende private è rilevate. Sfiora, infatti, il 20%. Dal ministero e dall'Unione europea, invece, l'ateneo ha ricevuto il 13% dei finanziamenti destinati alla ricerca. I risultati sono sotto gli occhi di tutti soprattutto per quanto riguarda l'aumento continuo dell'impatto delle pubblicazioni dell'ateneo friulano, un fattore che ha registrato un aumento del 19% rispetto al 2009 e del 45% rispetto al 2007. Una tendenza che la comunità accademica vorrebbe confermare anche nell'anno accademico in corso nonostante si ritrovi con le assunzioni bloccate per effetto del superamento del 90% nel rapporto tra spese fisse e Fondo di finanziamento ordinario (Ffo). «L'auspicio - ha spiegato il magnifico rettore, Cristiana Compagno - è che il ministero renda al più presto operativa la disposizione contenuta nella riforma per ridefinire il limite che, come dimostrano i dati positivi di bilancio, non sembra essere il più adeguato a misurare la sostenibilità finanziaria delle spese di personale». Tra gli obiettivi dell'ateneo friulano c'è anche l'aumento della dimensione internazionale della didattica e della ricerca scientifica, da qui l'arrivo dei "visiting professors" nelle 10 facoltà dei poli scientifico, medico, economico-giuridico e umanistico. A tutto ciò vanno aggiunte le 1.924 mensilità destinate alla mobilità studentesca Erasmus. (g.p.)

 GIOVEDÌ, 26 MAGGIO 2011
 Pagina 19 - Cronache
Blasoni (Pdl): è la conferma che i tagli si possono fare
«Visti i risultati di bilancio presentati dall'università è difficile non fare il confronto tra i due rettori, Honsell e Compagno. Il deficit lasciato dal precedente rettore è stato colmato in soli due anni. C'è da augurarsi che la stessa inclinazione alla spesa senza piena copertura non si annidi anche nel bilancio cittadino». A dichiararlo è il coordinatore comunale del Popolo delle libertà, Massimo Blasoni che ricorda come «il nostro ateneo si stia distinguendo sempre più per l'eccellente equilibrio tra qualità della didattica e aspetti economici e finanziari. È la dimostrazione - prosegue Blasoni - che anche in un momento storico caratterizzato dalle difficoltà della finanza pubblica si possono ottenere risultati d'eccellenza per un ente strategico per la sviluppo economico e sociale della nostra regione». In questo senso, il consigliere regionale udinese, non può evitare di ricordare «l'impegno del centro-destra regionale che ha portato alla revisione dei criteri di riparto dei fondi regionali, superando quel criterio storico che sottofinanziava e penalizzava l'università del Friuli».







Morale della favola: possiamo dormire tranquilli ...

 

Scuola: pentito un diplomato su tre

Rapporto Almalaurea, percorsi non coerenti con studi 

23 maggio, 13:03 

(ANSA) - ROMA, 23 MAG - Il 60% e' iscritto all'universita'. 


Il 38% e' gia' inserito nel mondo del lavoro. Ma in generale, a un anno dall'esame, un diplomato su tre afferma di essersi pentito della scuola superiore scelta. Non sempre, infatti, i corsi di laurea frequentati sono coerenti con gli studi superiori, mentre 39 occupati su 100 ammettono di non applicare le nozioni imparate in classe sul posto di lavoro. 
E' il profilo dei diplomati 2009, secondo il rapporto diffuso oggi da Almalaurea.

No al modello inglese per le tasse universitarie

(ANSA) - ROMA, 25 MAGGIO 2011
UNIVERSITA': MELONI (PD), CONTRARI A MODELLO INGLESE TASSE 
'Gli studenti italiani - dichiara Marco Meloni responsabile universita' del Pd - pagano gia' piu' tasse che nella maggior parte dei Paesi europei, mentre questo governo sta facendo scomparire il diritto allo studio. Il disinvestimento strutturale sull'universita' sta portando l'Italia sempre piu' lontano dall'Europa: investiamo nell'universita' poco piu' della meta' degli altri paesi europei e, mentre dovremmo raddoppiare, entro il 2020, i nostri laureati, le immatricolazioni sono calate del 14% negli ultimi 6 anni'.
'Si tratta - osserva Meloni commentando l'interrogazione presentata da alcuni senatori dell'opposizione - di una iniziativa di singoli parlamentari che pero' non e' condivisa in alcun modo dal Partito democratico. 
Di fronte a questi problemi, come volevasi dimostrare - prosegue Meloni - la riforma Gelmini e' al palo, e finora ha prodotto l'unico effetto di bloccare per mesi e mesi le nostre universita', di aumentare la precarieta' e togliere qualsiasi certezza a studenti, dottorandi e giovani ricercatori.
L'opposizione ora si preoccupa di questo e non di altro. 
Per il futuro la priorita' e' rendere piu' moderna e competitiva l'universita' italiana, mettendo al centro gli studenti e incentivandoli a scegliere bene i loro studi e confermando il nostro impegno: pur nell'ambito di rigorosi vincoli di bilancio che l'Italia dovra' rispettare nei prossimi anni, investiremo i risparmi nell'universita', nella ricerca, nell'istruzione. 
Lo faremo - conclude Meloni - considerando anche le migliori soluzioni adottate dagli altri paesi europei, ma di certo il modello adottato dal governo conservatore inglese non rientra tra le nostre opzioni'.

INPS: Oltre la metà dei pensionati non arriva a 500 euro al mese


Boom degli assegni di anzianità: +73%. Il presidente Mastrapasqua: "Sistema solido e in equilibrio anche per i giovani, ma bisogna lavorare più a lungo". Gianni Letta: "Il Paese non è allo sfascio"

Oltre la metà delle pensioni erogate dall'Inps, precisamente il 50,8%, non arriva a 500 euro al mese. E' quanto emerge dal Rapporto annuale dell'istituto. La quota sale al 79% se si considera la soglia dei 1.000 euro lordi mensili. L'11,1% presenta importi compresi tra i 1.000 e i 1.500 euro mensili e il 9,9% superiori ai 1.500 euro.

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mercoledì 25 maggio 2011

Famiglia cristiana: Quale scuola per i nostri figli?

Se ne sono accorti anche a "Famiglia Cristiana" che nella seguente recensione giunge a "mettere il dito nella piaga" :

C’è un libro che i genitori, i giovani, gli educatori, gli insegnanti e infine i legislatori dovrebbero leggere con la massima attenzione: Non per profitto di Martha Nussbaum (il Mulino). 
La filosofa americana sostiene che ci troviamo nel bel mezzo di una crisi gravissima, ma l’allusione non è alla recessione economica, bensì alla «crisi mondiale dell’istruzione».  


Dove sta il problema? Nel fatto che i piani di studio di un numero crescente di scuole sparse in tutto il mondo – soprattutto a livello di istruzione secondaria e universitaria – «stanno accantonando, in maniera del tutto scriteriata, quei saperi che sono indispensabili a mantenere viva la democrazia ». Tali saperi si identificano in quelle che comunemente chiamiamo discipline umanistiche, ovvero la letteratura, la filosofia, la storia, l’arte, il teatro e tutte le espressioni artistiche. Esse hanno la peculiarità di sviluppare, nel giovane, alcune attitudini fondamentali: «La capacità di pensare criticamente; la capacità di trascendere i localismi e di affrontare i problemi mondiali come “cittadini del mondo”; e, infine, la capacità di raffigurarsi simpateticamente la categoria dell’altro». 

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lunedì 23 maggio 2011

Resoconto dell' INCONTRO del 9 maggio e invito alla riunione del 25 pv

Cari colleghi,
Il 9 maggio si e' svolto il 5° incontro della Comunita' universitaria. Tre punti all'OdG:

  • Aggiornamento sui lavori della Commissione Statuto dove gran parte del dibattito ha riguardato l'istituzione delle strutture di raccordo, la cui istituzione per la legge 240/2010 dovrebbe essere di iniziativa dei dipartimenti stessi, ma che vengono impropriamente considerate come "nuove Facolta'". E' stata anche criticata la carenza di funzionalita' del sito d'Ateneo riservato che trova conferma nella stessa carenza di "bozze" del nuovo articolato dello statuto acquisibili suo tramite: l'ultimo aggiornamento e' del 30 marzo.
  • Iniziative della "Comunita' universitaria" e proposte di "Iniziativa petizione". Si e' fatto un bilancio: sul Seminario di Francesco Sylos Labini del 28 aprile (alta qualita' del contributo al dibattito e bassa presenza numerica di colleghi); sulle forme di comunicazione attivate (account gmail e blog); la frequenza bisettimanale degli "Incontri" e il luogo periferico o centrale dove svolgerli. Si resta convinti che partecipazione e rappresentanza siano il fondamento della nostra Comunita' ove i 3 principi generali sono imprescindibili. In merito ai punti promossi da "Iniziativa petizione", come piu' volte precisato, ladesione non implica la condivisione assoluta e totale delle 12 proposte, per ciascuna delle quali formulazioni alternative possono essere concepite e proposte alla Commissione Statuto. Infine, non possiamo negare il fatto che la Legge 240/2010 definisca inequivocabilmente la "riforma" dell'Universita' che da Comunita' Accademica vocata alla conoscenza dovrebbe diventare network di eccellenze costituite da individui. Cosa contraddittoria all'inverosimile e che dovrebbe far riflettere anche perche' si fonda sul fatto che fino ad ora la nostra "casta" ha rubato lo stipendio, e allora come mai numerosissimi giovani italiani, laureati in universita' non di fama in Italia vengono accolti e molto apprezzati nelle piu' prestigiose istituzioni scientifiche del mondo? Forse l'universita' italiana ha del buono, solo che non viene riconosciuto in loco!
  • Contenzioso per la sospensione degli scatti di anzianita' e annunci di progressione stipendiale meritocratica. Il colpo inferto e' grave e umiliante: l'amministrazione universitaria, a Udine come in tutti gli atenei d'Italia, in applicazione dell'art. 9 della Legge 122 del 2010, congela gli stipendi per gli anni 2011, 2012, 2013, escludendo qualsiasi adeguamento retributivo. Inoltre, il ministro Gelmini ha predisposto una bozza di DPR (al momento privo di tabelle) che e' "un programma". Come al solito non resta che sperare nel Presidente Napolitano - abbiamo pubblicato sul post l'articolato approvato dal Consiglio dei Ministri su proposta del "nostro" Ministro http://uniudpetizione.blogspot.com/2011/05/schema-di-decreto-del-presidente-della.html     Ferve in crescendo l'ansia da ricorso al TAR avverso il blocco degli scatti e al DPR in corso di emanazione.  E' intuibile il disagio e la voglia di reagire, non solo per una questione economica (ma anche per quella, non c'e' di che vergognarsi). La questione e' che non c'e' nessuna fretta e muoversi in modo scomposto puo' essere dannoso.
Su questi stessi punti all'OdG prosegue il dibattito mercoledi' 25 maggio pv, alle ore 17 circa, presso l'aula A di P.le Kolbe 4, dove si svolgera' il "VI incontro della Comunita' universitaria" aperto a tutti, a cui siete tutti invitati a partecipare e a dare il Vostro contributo critico costruttivo. Fate attenzione che il disinteresse ed il chiudersi nel proprio particolare accresce solo la debolezza di una Comunita' che non sembra piu' trovare l'orgoglio e la forza del proprio impegno.

Resto a disposizione.

Giovanni Tubaro,
rappresentante Professori Associati in Consiglio di Amministrazione


PS: 

"Rinunciare a esprimersi" o "disinteressarsi di quanto accade" puo' essere il risultato della disillusione (!?), ma se praticano il disimpegno anche coloro che dovrebbero essere classe dirigente intellettuale, dove andra' questo Paese?
Accettiamo i cambiamenti, specialmente quando ci vengono presentati gradualmente, senza protestare, senza ribellarci, senza aver la voglia di fare qualcosa, di reagire, fino a che non finiamo lessati come la rana! (Se mettiamo una rana in un recipiente con acqua calda, la rana contenta e si gode l'acqua calda, se poi mettiamo sul fuoco il recipiente, la rana continua a godere del calore che aumenta fino al punto in cui sviene e muore lessata senza accorgersene.)
Ora e' utile che la Comunita' universitaria si mostri cosciente e coesa anche se e' finita da tempo la stagione delle "lezioni in piazza" e della "bancarella della ricerca": http://www.uniud.it/ateneo/organizzazione/universita-e-riforma/approfondimenti
Oltre al sito d'Ateneo, in area riservata, http://nuovostatuto.uniud.it/ per saperne di piu' e per informazioni sui temi in discussione - oggetto di numerosi post di approfondimento commentabili anche in forma anonima - consulta il blog che abbiamo aperto (anche con "Iniziativa petizione") per promuovere l'informazione, la partecipazione e la condivisione tra i colleghi della "Comunita' universitaria" : http://uniudpetizione.blogspot.com/


sabato 21 maggio 2011

Sito dedicato alle Modifiche di Statuto - ex art. 2, comma 5, L. n. 240/10



Certi che si poteva fare meglio, segnaliamo che "in area riservata" è a disposizione di tutti i dipendenti dell'Università di Udine il sito dedicato che contiene alcuni documenti e il Forum di discussione.
Purtroppo, manca una bozza di articolato da condividere e, ancora più grave, un dibattito vero sul Forum che è stato concepito a senso unico in modo che la Commissione statuto possa assuma i temi proposti suoi tramite. 
Non resta che sperare.


Ultimi documenti pubblicati

18/05/2011 - 11:18
Presentazione al Senato Accademico del 18.5.2011

11/05/2011 - 09:29 
Nota Ministro

20/04/2011 - 09:07

Presentazione al SA del 18.4.2011

30/03/2011 - 11:16

Statuto aggiornato al 29.3.2011


 

Tutte le proposte pubblicate  

05/05/2011 - 00:04 - Gennaro Esposito (DSTB)

29/04/2011 - 16:20 - Giovanni Tubaro (DINC)


27/04/2011 - 23:25 - Giovanni Tubaro (DINC)


17/04/2011 - 17:34 - Angela Maria Nuovo (DIBE)


06/04/2011 - 09:35 - Maddalena Luisa Zunino (DIBE)


04/04/2011 - 19:01 - Gennaro Esposito (DSTB)


04/04/2011 - 11:04 - rudi francescutti (DIEG)


30/03/2011 - 16:00 - Lionello Lodovico Fabris (CLAV)


22/03/2011 - 21:44 - Guido Cifoletti (DIFC)


22/03/2011 - 09:24 - rudi francescutti (DIEG)


21/03/2011 - 23:03 - Daniela Daniele (DIGR)




[CoNPAss_ML_generale] scatti e ricorsi, una riflessione di conpass.

Ferve in crescendo l'ansia da ricorso, avverso il blocco degli scatti.
Si capisce, il colpo inferto è grave e pure umiliante, se si tiene in cale l'ultima uscita della ministra IUR.
E' intuibile il disagio e la voglia di reagire, non solo per una questione economica (ma anche per quella, non c'è di che vergognarsi).
La questione è che non c'è nessuna fretta e muoversi in modo scomposto può essere dannoso.

Più volte mi è capitato di esprimermi sui temi dei ricorsi via via presentati nelle liste e ogni volta ho manifestato dubbi e ritrosia, non sulla pervietà in sè di un'azione di tal fatta, ma sulla loro consistenza e soprattutto sulla loro strategia.

La questione è che provvedimenti di politica dei redditi, come quello in questione, in un momento di crisi forte rappresentano uno strumento "necessitato", sono ammantati per dir così da un "velo di legittimità costituzionale emergenziale", che rende le manovre per sè ammissibili.
Da questo punto di vista non mi sono sembrati degne di nota tutte le considerazioni che tendono a proporre tertia comparationis esterni allo specifico universitario, proprio perché la diversità di trattamento dei ruoli vari del p.i. non contrattualizzato, trova - abbastanza verosimilmente - ragionevole diversificazione proprio nella diversità dei ruoli e degli stati giuridici. A nulla dire dell'improponibile comparazione il personale contrattualizzato.

Per la stessa ragione e per il dettato della legge, meno oscuro di quanto non si voglia credere, non mi sono sembrate percorribili nè significativamente utili (anche se non dannose) le varie diffide proposte, nella misura in cui tendo a forzare l'operato delle amministrazioni universitarie verso la non applicazione della legge. Al riguardo, potrò sbagliare, è ovvio, mi appaiono del tutto prive di consistenza logico- giuridica le tesi che si incentrano sul da ultimo introdotto non automatismo degli scatti; infatti, tutte le norme che se ne occupano, fino all'ultimo schema di dpr, precisano chiaramente che i nuovi meccanismi fanno salvo il blocco triennale dell'anzianità. In buona sostanza si applicheranno a datare dal 1.1.2014-  Un vantaggio le diffide/lettere lo hanno, certo; è quello di spostare il termine prescrizionale in avanti a datare dalla lettera o diffida stessa. Ma nulla di più. Siamo in pieno campo di diritti soggettivi e non c'è bisogno di provocare alcunché di risposta per agire se si vuole.

Non ho avuto il tempo di raccogliere le varie ipotesi di ricorso, nè lo avrò nel prossimo futuro, ma certo sarebbe utile averle in un unico contesto.

Fatte queste necessarie premesse (prima le cose brutte!), posso ora abbozzare, anche se di fretta e perciò abbastanza apoditticamente, quelli che mi appaiono gli unici argomenti forti; che poi non significa altro che ragionevolmente sostenibili e mai "causa vinta".
Uno è l'irrazionale effetto di bloccare allo stesso modo sia gli scatti dell'8% sei quelli del 2,5%.
Due è l'effetto (di fatto teorico ma vero) di non bloccare alcuno scatto per chi è già al massimo degli scatti.
Tre, connesso ai due vi è l'effetto regressivo del sacrificio; più alto per i redditi più bassi.
Quattro, connesso al tre, vi è l'effetto regressivo del trascinamento del blocco; maggiore per i più giovani con redditi più bassi e minore mano mano che si sale nella scale stipendiale e di anzianità.
Cinque, il mancato recupero dell'anzianità congelato, fermo l'effetto di perdere la corresponsione di uno scatto, con il primo scatto successivo al blocco medesimo. Ciò per due articolati motivi: 5a che l'anzianità di massima non è sospendibile in presenza della prestazione; 5b che il mancato recupero ha anch'esso effetto regressivo, dunque irrazionale, dunque in violazione dell'art. 3 Cost.
La valutazione che faccio è che l'idea di ottenere più della eliminazione degli effetti distorsivi prima elencati mi pare abbastanza remota.

Un'altra considerazione è di c.d. economia processuale. Com'è oramai noto, il governo ha approvato il regolamento concernete il riordino delle progressioni di anzianità dei docenti universitari in servizio, da assumere nel nuovo regime e vecchi optanti. Ma le tabelle - cioè la parte potenzialmente lesiva del regolamento - non sono note. E' vero che il reg. presenta già prima facie diversi aspetti di illegittimità, ma quelli più importanti riguardano la triennalizzazione degli scatti a invarianza della progressione. Il rispetto della condizione si potrà capire solo con le tabelle. Il presentimento è che il dpr darà la stura a un'altra pulsione impugnatoria.

Ora, in definitiva, poichè, non c'è nessuna urgenza (i due tempi possono essere connessi (e possono essere lamentati in un unico ricorso, ma in questo caso si andrebbe tutti al TAR del Lazio), la cosa più saggia da fare - in questo momento - a mio avviso è aspettare. Dovesse arrivare la questione alla Corte Costituzionale da qualunque TAR e speriamo che ci arrivi ben formulata, si può pensare di spiegare intervento adesivo.
Noto, ma solo a margine, che (e dico subito che non è una buona ragione per non fare ricorso, data la sua alta valenza politica) che - sempre a mio avviso - le possibilità di ottenere giustizia a prescindere dalla declaratoria di illegittimità costituzionale delle norme sul blocco, sono vicine allo 0 assoluto, e dico vicine, piuttosto che pari, per non fare torto ai fisici e ai chimici :)

Come Conpass-nazionale, perciò, mi pare che potremmo valutare l'opzione di elaborare uno schema di ricorso (se del caso anche contro il dpr) con meno fretta e più ponderazione tecnica. Lo schema potrebbe essere la base per un gruppo di avvocati vicini a Conpass.
Conpass, inoltre, potrebbe fornire - dato anche il successo delle precedente colletta - supporto, non solo organizzativo ma anche, finanziario a chi si offre per cavia.

Per ora è tutto.

Ripubblichiamo integralmente il post del 7 febbraio 2011 "VALUTAZIONE E BUROCRAZIA" tratto dal blog di Francesco Sylos Labini su "Il fatto quotidiano.it"


"Un problema cruciale che vari paesi sviluppati stanno considerando riguarda  come organizzare un sistema di ricerca di base e dunque come investire e ripartire i fondi in maniera ottimale. Mentre non è semplice rispondere a questa domanda, ci si può chiedere come altri paesi hanno affrontato il problema, che tipo di risposte sono state sperimentate e se hanno funzionato rispetto al fine ultimo di migliorare la ricerca. Mentre da noi, dopo anni di gestazione (era stata ideata dal ministro Mussi) è appena nata l’Agenzia nazionale per la valutazione del sistema  universitario (Anvur), ed ancora non si capisce cosa debba fare e come, a parte il fatto che ne sono stati nominati sette membri, un esempio importante è sicuramente rappresentato dalla Research Assessment Excercise (Rae) che è stata iniziata in Inghilterra nel 1986, durante l’epoca Thatcher. La Rae ha funzionato fino al 2008 secondo le stesso schema ed ora verrà probabilmente cambiato in maniera abbastanza radicale per i motivi che illustrerò di seguito.

Ad intervalli di qualche anno, la valutazione della Rae viene eseguita in tutte le università. Vengono nominati i valutatori per ogni disciplina, ed i membri di ciascun dipartimento (e non di una università, per non confondere i diamanti con il carbone) devono selezionare una parte dei loro lavori da inviare ai comitati di valutatori, che li studieranno ed esprimeranno un giudizio sulla loro qualità. Ai dipartimenti con un buon giudizio verranno destinati fondi di ricerca, mentre a quelli con un cattivo giudizio i fondi saranno ridotti e ai membri verranno aumentate le ore di lezione. Inoltre alcuni dipartimenti con un cattivo giudizio sono stati anche chiusi. Bisogna considerare che la Rae è un’operazione costosa sia perché è necessario assumere persone che si dedichino completamente per seguire il gran volume di lavoro associato, sia perché richiede, ad ogni accademico, del tempo di lavoro non irrilevante.

Dunque la questione, posta in maniera magistrale da Donald Gillies nel suo libro How should research be organised?, è la seguente: questa costosa procedura ha migliorato la qualità della ricerca prodotta in Inghilterra? Infatti, mentre a prima vista la risposta a questa domanda dovrebbe essere ovvia, quando si studia il problema con una prospettiva storica, la risposta non è affatto scontata. Questo non significa che non sia necessario introdurre un sistema di valutazione, ma che bisogna farlo pensandoci bene e riflettendo a fondo sui punti critici che necessariamente sono presenti quando si vuole valutare un lavoro scientifico, sia esso prodotto da un singolo o da un dipartimento. Dunque è importante che il sistema sia affidato a persone esperte che si pongano il problema della riuscita dell’esercizio di valutazione e non a burocrati che contano il numero di pubblicazioni e citazioni in maniera automatico (tra l’altro, operazione che potrebbe essere svolta da un computer).

Lo strumento usato dalla Rae è una sorta di doppia revisione tra pari (peer review): un lavoro, per essere considerato, deve essere già stato pubblicato su una rivista che si basi proprio sulla revisione tra pari, e sarà quindi valutato dai comitati Rae una seconda volta. La Rae è dunque costruita in modo tale da “tagliare” i fondi ai ricercatori che non lavorano bene e darli a coloro che lavorano bene. Il punto fondamentale su cui si concentra l’analisi e la critica di Donald Gillies riguarda invece un problema complementare: che in questa maniera, basando la valutazione sulla doppia peer review, si possano tagliare i fondi ai ricercatori che lavorano su progetti che in un certo momento storico non sono considerati importanti, ma che invece potrebbero esserlo in futuro, mentre si finanziano solo i ricercatori che sono impegnati nei progetti di mainstream.

Per capire questo problema è necessario considerare degli esempi storici, che certo non mancano, come magistralmente illustrato da Thomas Kuhn nel suo La struttura delle rivoluzioni scientifiche. In pratica, il problema da porsi è come riuscire a non eliminare dei progetti innovativi poco apprezzati dalla maggioranza dei ricercatori del momento. La soluzione a questo problema è chiaramente molto complessa perché non si può prevedere il futuro. Ma forse queste riflessioni insegnano che sia necessario dare spazio anche alle “fluttuazioni”, ovvero a progetti poco popolari ma portati avanti da persone serie e con determinazione: la scienza non è democratica, nel senso che non va avanti nella direzione di quello che pensa la maggioranza degli scienziati.

Il motivo per il quale la Rae è stata recentemente ristrutturata è semplicemente il seguente: se i valutatori, anche con le migliori intenzioni, devono leggere decine, se non centinaia, di articoli e libri, generalmente difficili, in un tempo limitato, saranno capaci di dedicare il tempo necessario per giudicarli in maniera corretta, visto che le loro decisioni avranno degli effetti importanti sulle persone? Il governo inglese ha iniziato a dubitare che questo sia il caso, e dunque, anche per diminuire la spesa della Rae, ha ridisegnato la valutazione in modo molto più semplice: il conteggio delle metriche, ovvero quante pubblicazioni, quante citazioni per pubblicazione, quante pubblicazioni su riviste ad alto impact factor, ecc. In questa maniera i valutatori non devono essere degli scienziati, ma è sufficiente che siano delle persone che sappiano usare i database dove sono indicizzate le pubblicazioni e le citazioni. Il problema di fondo, se questo sistema funzioni e realmente porti ad un miglioramento della qualità, è lo stesso che nella Rae vecchia maniera. Da una parte questo metodo, se ben implementato tenendo conto delle peculiarità delle diverse discipline (come ho discusso in un post precedente) può aiutare ad identificare i casi limite di ricercatori che non lavorano, dall’altro porta con sé lo stesso rischio di eliminare ricerche innovative poco popolari ed incoraggiare i ricercatori a lavorare sui paradigmi del mainstream.

Dunque per evitare il paradosso di un sistema di valutazione che abbassi anziché aumentare la qualità della ricerca, è necessario prestare molta attenzione ai vari casi che potrebbero verificarsi sia in negativo (ricercatori improduttivi) che in positivo (ricercatori che lavorano su progetti potenzialmente importanti ma poco popolari). Come messo in luce anche da Roberto Natalini l’ideale, dal punto di vista di un ricercatore, sarebbe avere  a che fare con persone di alto livello scientifico che dedichino tempo ed energia per capire i problemi. Ma questa operazione, oltre a richiedere tanto tempo, richiede anche risorse non banali e, come messo in luce da Pier Luigi Biggeri (a capo del Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario),  l’Anvur, oltre ad essere una scatola vuota, ha attualmente meno di un decimo delle risorse destinante ad una simile agenzia in Francia. E poi, chissà quali sono i fondi che distribuirà tra i ricercatori meritevoli…"


http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/02/07/valutazione-e-burocrazia/90615/ 

giovedì 19 maggio 2011

SENTI CHE BEL RUMORE. Un anno di lotta per l’università pubblica.

Il testo seguente è stato tratto dal sito dell'editore aAccademia Press
"L’università italiana è chiamata in questi mesi a confrontarsi con una riforma che, presentata come un passaggio decisivo e improcrastinabile verso la modernizzazione, in realtà costituisce un’occasione mancata per rendere gli atenei e la ricerca davvero competitivi a livello europeo. 
Il potere dei “baroni” rimane immutato, mentre vengono colpite le radici stesse di un’università pubblica, libera e aperta. 
Una controriforma che ha spinto per la prima volta diverse categorie del mondo universitario, soprattutto quelle più penalizzate, a confrontarsi a viso aperto per trovare una reazione comune che non fosse solo di difesa ma anche di proposta. 
Questo volume è il primo scritto a più mani dai protagonisti della mobilitazione: ricercatori, precari della ricerca, studenti. 
Nella prima parte, dieci interventi si misurano con alcuni dei nodi più significativi con i quali il sistema universitario dovrebbe fare i conti, individuando gli aspetti critici preesistenti alla nuova legge, analizzando gli elementi di novità introdotti dalla riforma, proponendo modelli alternativi. 
Nella seconda parte si tenta di restituire alcune delle tappe di un anno vissuto con grande intensità: esperienze nazionali e locali, sguardi diversi e complementari, costruzione di nuove forme di comunicazione e protesta. 
Un esercizio di memoria collettiva ma anche un inventario di buone cose, un’eredità con cui misurarsi mentre si cerca di contenere gli effetti negativi della riforma, costruendo nel frattempo una prospettiva per un futuro diverso e il più vicino possibile." 

INDICE
L’università che vogliamo (e quella che non vogliamo), Bruno Maida
Riforma, contro-riforma e altra-riforma. L’università in Italia (e fuori), Tiziana Nazio
Prima della Gelmini, Armando Petrini
La ricerca e i ricercatori, Gianfranco Ragona
Quanto costa l’università?, Alessandra Durio
La parola magica: meritocrazia, Giorgio Faraggiana
Chi comanda nelle università italiane?, Marta Margotti
(Soprav)vivere da precari in università, Sandro Busso, Paola Rivetti
Studiare (al)l’università ai tempi della Gelmini, Marco Viola
La carriera del professore, Federica Morelli
Il mondo è fuori?, Alessandro Chiolerio, Caterina Mele, Chiara Occelli, Lia Pacelli, Gianluca Ramunno
Un percorso di identità e di proposta. Come nasce un movimento: la Rete29Aprile, Guido Mula
Fare rete: un difficile confine tra antagonismo e istituzionalizzazione, Angela Fedi, Silvia Gattino
La rivolta della conoscenza: il movimento studentesco, Lorenzo Zamponi
La protesta a Torino: un percorso di identità, di consapevolezza e di rinascita, Alessandro Barge, Silvia Pasqua
Riportiamo in alto l’università! Ricercatori e studenti sul tetto di Roma, Massimiliano Tabusi
Dispacci dal tetto, Andrea Valle
Eredità, Alessandro Ferretti


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martedì 17 maggio 2011

Chi sono le persone chiamate a valutare il sistema universitario e della ricerca in Italia

ANVUR
Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca
Roma, 4 maggio 2011
Si rende noto che il Consiglio Direttivo dell’ANVUR, di recente insediatosi, ha eletto all’unanimità il prof. Stefano Fantoni quale Presidente dell’Agenzia.

Il Consiglio Direttivo stesso risulta così composto:
  • prof. Stefano Fantoni – Presidente
  • prof. Sergio Benedetto
  • prof. Andrea Bonaccorsi
  • prof. Massimo Castagnaro
  • prof.ssa Fiorella Kostoris
  • prof. Giuseppe Novelli
  • prof.ssa Luisa Ribolzi

Sette personalità con un curriculum impeccabile

Dal Politecnico di Torino, Trento, Pisa, Padova, Genova e Roma. Sono le università del Nord, la SISSA di Trieste e due atenei romani ad aver "sfornato" i componenti del Consiglio Direttivo dell’Anvur. 
Dagli atenei "sotto" la Capitale, infatti, neanche un nominato ma, soprattutto, 6 componenti su 7 hanno profili tecnico-scientifici che mal si adatterebbero ad una valutazione delle discipline umanistiche. 
Protestano filosofi, storici e studiosi di letteratura che vedono fortemente ridimensionata l'importanza delle materie umanistiche come l'archeologia, la filosofia, l'arte, la storia... discipline  che rappresentano l'anima del nostro paese.

COME FUNZIONA L'ANVUR
 

Il Consiglio Direttivo, così come il Presidente e il Collegio dei revisori dei conti, resterà in carica per quattro anni e i suoi membri non potranno nuovamente essere nominati.

Chi sono i singoli componenti del Consiglio ANVUR:

benedetto
Sergio Benedetto,Ordinario di Trasmissione di dati al Politecnico di Torino, è un’autorità internazionale nel campo delle Telecomunicazioni. Ha diretto grandi progetti di ricerca a livello nazionale e internazionale;
bonaccorsi 
 Andrea Bonaccorsi, 

Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese all’Università di Pisa, autore di numerose pubblicazioni su riviste scientifiche di livello internazionale a cui sono state assegnati elevati punteggi nei più noti indicatori bibliometrici;

castagnaro 

Massimo Castagnaro,  

Ordinario di Patologia Generale e Anatomia Patologica veterinaria all’Università di Padova. E’ membro del Consiglio Superiore di Sanità, ha una comprovata esperienza nella direzione di strutture di elevata complessità quali il Dipartimento di Sanità Pubblica, Patologia Comparata ed Igiene Veterinaria dell’Università di Padova.

fantoni 









Stefano Fantoni

autorità scientifica a livello mondiale nel campo della Fisica Nucleare. Direttore della SISSA dal 2004 al 2010, vanta un’esperienza diretta nella valutazione dell’università e della ricerca in Europa e in Italia e competenze nei processi di trasferimento tecnologico;

novelli 










Giuseppe Novelli

Ordinario di Genetica Medica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Roma “Tor Vergata” e Direttore della U.O.C. Laboratorio di Generica Medica del Politecnico Universitario di Tor Vergata. Attualmente è Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Roma “Tor Vergata” e docente in qualità di Adjunct Professor presso l’University of Arkansas for Medical Sciences, Little Rock (USA);

kostoris 










Fiorella Kostoris

Ordinario di Politica economica all’Università di Roma “La Sapienza”. Significativa la sua esperienza in ambito valutativo. E’ membro del board  del CIVR, è National Project Manager del Comitato per lo Studio di Valutazione degli Apprendimento degli Studenti Universitari e della Qualità della Didattica dei docenti (AHELO) creato dall’OCSE e dal 2009 membro del Panel di Revisione dello European Research Council (ERe) creato dalla Commissione Europea;

ribolzi 










Luisa Ribolzi

Ordinario di Sociologia dell’educazione e della famiglia presso la facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Genova. Dal 2006 è rappresentante per l’Italia al Consiglio Direttivo dell’OCSE/CERI. E’ attualmente membro del Comitato Scientifico Internazionale per l’elaborazione delle linee strategiche relative alla costruzione di un sistema nazionale di valutazione.


Il Consiglio Direttivo determinerà le attività dell’agenzia, i criteri e i metodi di valutazione. 

I suoi componenti saranno nominati dal Presidente della Repubblica, previo parere della Commissioni parlamentari competenti, su proposta del Ministro che ha scelto i membri da un elenco definito da un comitato di selezione che, a sua volta, è composto da cinque membri designati dal Ministro, dal Segretario Generale dell’OCSE, dal Presidente dell’Accademia dei Lincei, dell’European Research Council e dal Consiglio Nazionale degli Studenti.