Comunicato Stampa |
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26/10/2012 |
Università: III rapporto sui costi degli atenei italiani – I parte. Le rette crescono del +7% rispetto allo scorso anno. Paradossalmente aumentano in misura maggiore quelle per i redditi più bassi. |
Prosegue
l’attività di monitoraggio dei costi degli Atenei da parte della
Federconsumatori. Per il terzo anno consecutivo, infatti, l’O.N.F. –
Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha realizzato un’indagine sulle
tasse applicate dalle Università italiane, prendendo in esame le rette
annuali in riferimento ad alcune fasce di reddito standard e svolgendo i
calcoli secondo modelli e formule indicati dagli Atenei stessi. Nelle
prossime settimane seguirà la II parte della ricerca, relativa al costo
della vita per gli studenti in sede e fuori sede.
Rispetto allo scorso anno accademico emerge un notevole incremento delle tasse universitarie.
Mediamente l’aumento rispetto al 2011 è del +7%, pari ad un aggravio di 70,68 Euro.
Paradossalmente sono i redditi più bassi a subire i rincari maggiori.
Per la prima
fascia, l’aumento è stato dell’11,3%, attestandosi invece al 10% per gli
studenti che appartengono alla seconda fascia e al 2,8% per chi fa
parte della terza. I costi per la penultima e per l’ultima fascia,
infine, sono aumentati rispettivamente dell’1,1% e del 5,5%.
Aumenti che
certamente non favoriscono la formazione dei giovani e che dimostrano la
scarsa volontà di investire nel futuro del nostro Paese, già
testimoniata dalla grave carenza di risorse per la ricerca e
l’innovazione.
L’esito della ricerca ha dimostrato che, come già rilevato nei due Rapporti precedenti, ad imporre tasse particolarmente salate sono le Università del Nord Italia:
rispetto alla media nazionale, costano l’8,40% in più se si prende in
esame la fascia più bassa e addirittura il 30,42% in più considerando
gli importi massimi. Da notare, inoltre, il corposo divario tra gli
Atenei settentrionali e quelli meridionali: mediamente, questi ultimi
richiedono spese inferiori del 16,7% per la prima fascia e del 44,3% per
la fascia più alta.
Il primato per
la retta più cara va, ancora una volta, all’Università di Parma: per
frequentarla, gli studenti devono pagare tasse annuali minime di 931,92
Euro per le Facoltà umanistiche e di 1047,74 Euro per quelle
scientifiche.
Nell’analisi, infine, non si può non considerare la grave incidenza dell’evasione fiscale, poiché il calcolo delle tasse universitarie si basa sulla dichiarazione dei redditi.
Questo fenomeno,
unito alla diminuzione degli investimenti destinati alla pubblica
istruzione, sta facendo crescere progressivamente il numero di studenti
che rientrano nelle fasce più basse, provocando quindi una diminuzione
delle risorse da distribuire: ad essere penalizzati, quindi, saranno
coloro i quali hanno davvero bisogno di usufruire dell’istruzione
pubblica senza spendere una fortuna.
Sono infatti
numerose le famiglie monoreddito di lavoratori autonomi – dai
gioiellieri ai ristoratori – che rientrano nella seconda fascia
ISEE/ISEEU considerata (reddito fino a 10.000 Euro) e che quindi pagano
contributi relativamente bassi.
“In questo modo
il figlio di un operaio specializzato finisce per pagare imposte
superiori a quelle che vengono richieste al figlio di un orafo o di un
pellicciaio.” – dichiara Rosario Trefiletti, Presidente
Federconsumatori.
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domenica 28 ottobre 2012
FEDERCONSUMATORI - III rapporto sui costi degli atenei italiani
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