Il Governo Monti ripone nelle liberalizzazioni l'aspettativa di dare al Paese la "scossa" che serve per far ripartire la crescita; senza la tenuta del Pil, infatti, gli sforzi richiesti ai cittadini con il decreto salva-Italia rischiano di essere vanificati dal loro esito depressivo in un fragile contesto internazionale.
Il mondo delle Università, sebbene ancora impegnato nella fase attuativa della legge Gelmini e dopo i tagli del 2010 e del 2011, è stato coinvolto a proposito dell'abolizione del valore legale del titolo di studio, per la quale il Governo ha correttamente solo deciso di aprire una discussione. La questione però resta, in particolare l'idea che l'abolizione del valore legale favorisca la competizione fra atenei.
Riteniamo sia giusto promuovere la competizione fra Università; tuttavia, affinché non sia solo una dichiarazione di intenti, occorre innanzitutto definirne il significato e soprattutto le regole. La competizione c'è, solo se fondata su un sistema di regole esplicite, trasparenti e applicabili per tutti. Per questo dobbiamo rispondere alla domanda: su cosa competono gli atenei?
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