L’ampia partecipazione e la ricchezza dei punti di vista che si sono espressi nel corso delle due giornate di lavoro, nelle plenarie e nelle attività seminariali, hanno prodotto una prima elaborazione sullo stato della conoscenza del nostro paese e sulle prospettive di cambiamento di grande interesse.
Ora si deve sviluppare questo nucleo propositivo iniziale attraverso iniziative articolate, tematiche e/o decentrate, finalizzate ad approfondire i nodi individuati e a definire proposte e azioni utili.
Tutti i soggetti componenti il Comitato Promotore sono, quindi, impegnati a promuovere/ co-promuovere iniziative a livello nazionale e/o territoriale su tematiche specifiche, finalizzate ad approfondire nodi e temi contenuti nel documento di base e nei report conclusivi dei seminari del Forum Nazionale, che saranno considerate parte del percorso degli Stati Generali.
Le iniziative saranno caratterizzate da apertura, collaborazione e confronto, oltre che con le altre organizzazioni che hanno dato vita agli Stati Generali, con tutti i soggetti che condividono i contenuti delle decisioni finora assunte.
I report finali dei lavori contribuiranno alla elaborazione e definizione delle prossime scelte da parte del Comitato promotore nazionale.
Gli approfondimenti tematici ulteriormente sviluppati in queste iniziative specifiche e/o territoriali, costituiranno un importante contributo finalizzato ad ampliare le tematiche su cui il Comitato promotore è impegnato a ricercare la condivisione di tutti i suoi componenti.
Il Comitato Promotore sarà informato preventivamente delle iniziative proposte per la continuazione del percorso degli Stati Generali. Il calendario, le locandine, i report conclusivi e gli atti dei lavori realizzati saranno pubblicati nel Blog degli Stati Generali della Conoscenza.
Nel sito saranno inseriti anche i link delle organizzazioni del Comitato Promotore e loro specifici contributi riferiti agli Stati Generali.
Il Comitato Promotore, sulla base dei contributi delle iniziative territoriali e nazionali, potrà elaborare piattaforme e promuovere mobilitazioni.
Come già deciso e comunicato a conclusione del primo Forum Nazionale, le iniziative si svilupperanno fino all’autunno.
A fine autunno il Comitato promotore nazionale si impegna a fare una prima sintesi di quanto emerso dalle iniziative realizzate e a promuovere un altro appuntamento degli Stati generali per la primavera 2012.
NODI CONDIVISI
Report 4°seminario
“CONOSCENZA, SVILUPPO, LAVORO”
“CONOSCENZA, SVILUPPO, LAVORO”
1. Il sistema produttivo italiano ha un deficit di crescita economica perché ha un deficit conoscitivo: incorpora e domanda poca conoscenza.
2. I sistemi della conoscenza italiani registrano limiti rispetto ai confronti internazionali: pochi laureati, molta dispersione scolastica, divari territoriali, tendenze all'autoreferenzialità.
3. Tra le due situazioni deficitarie si è formato un circolo vizioso che porta il Paese al declino.
4. Il Paese ha di fronte due strade:
a. rassegnarsi al declino e continuare a disinvestire nei sistemi della conoscenza “adeguandoli” a un un sistema produttivo che domanda ancora meno conoscenza;
b. invertire la tendenza e proporre una alternativa di politica economica e industriale e di politica della formazione e della ricerca.
a. rassegnarsi al declino e continuare a disinvestire nei sistemi della conoscenza “adeguandoli” a un un sistema produttivo che domanda ancora meno conoscenza;
b. invertire la tendenza e proporre una alternativa di politica economica e industriale e di politica della formazione e della ricerca.
PROPOSTE EMERSE E AZIONI UTILI DI POLITICA ECONOMICA E INDUSTRIALE
1. Una politica economica che promuova incentivi e sostenga il riposizionamento del sistema produttivo italiano sulla qualità e sulla innovazione.
a. Individuazione dei grandi settori strategici e trainanti ad alta tecnologia, alto valore aggiunto, con alta produttività e che richiedono alte qualifiche. In direzione di questi settori devono essere orientati investimenti e ricerca
b. Promuovere un nuovo modello di sviluppo più equo e sostenibile, nell’ambito del quale realizzare la riconversione ecologica della economia italiana. Si devono promuovere nuovi prodotti, nuovi consumi, nuovi stili di vita.
2. Una politica industriale selettiva, che incentivi investimenti in formazione e ricerca.
La politica industriale deve tener conto della situazione italiana nella quale il tessuto produttivo è prevalentemente composto da piccole e medie imprese che devono crescere in dimensione e aggregarsi per realizzare la massa critica sufficiente per sostenere le politiche di ricerca e sviluppo. Occorre far interagire il sistema universitario della ricerca con le reti di impresa, favorire l’ingresso dei laureati e dei dottori in ricerca nelle imprese, promuovere politiche territoriali legate a innovazioni di prodotto. In questa direzione sono decisive le scelte della pubblica amministrazione (piani regolatori, dei trasporti, sanitari, del ciclo dei rifiuti) che vincolino alla qualità l’intervento delle imprese e selezionino in questo modo le imprese aperte alla innovazione e allo sviluppo della conoscenza, elevando in questo modo la domanda delle imprese di innovazione e conoscenza.
La politica industriale deve tener conto della situazione italiana nella quale il tessuto produttivo è prevalentemente composto da piccole e medie imprese che devono crescere in dimensione e aggregarsi per realizzare la massa critica sufficiente per sostenere le politiche di ricerca e sviluppo. Occorre far interagire il sistema universitario della ricerca con le reti di impresa, favorire l’ingresso dei laureati e dei dottori in ricerca nelle imprese, promuovere politiche territoriali legate a innovazioni di prodotto. In questa direzione sono decisive le scelte della pubblica amministrazione (piani regolatori, dei trasporti, sanitari, del ciclo dei rifiuti) che vincolino alla qualità l’intervento delle imprese e selezionino in questo modo le imprese aperte alla innovazione e allo sviluppo della conoscenza, elevando in questo modo la domanda delle imprese di innovazione e conoscenza.
3. Formazione e ricerca in questo quadro diventano un elemento essenziale per lo sviluppo, una priorità in cui investire, perché diventa indispensabile una maggiore capacità di inclusione e una migliore qualità dei risultati. Occorrono allora politiche fiscali che spostino risorse dalla rendita e della evasione fiscale agli investimenti per cambiare e migliorare i sistemi della conoscenza.
4. Una politica contrattuale coerente con questi obiettivi: nuovi poteri alla contrattazione decentrata per sostenere l’innovazione delle imprese, dei settori e dei territori e per redistribuire gli aumenti di produttività aumentando le retribuzioni dei lavoratori. Occorre potenziare i diritti formativi dei lavoratori, anche attraverso la contrattazione nazionale, e attivare una nuova capacità di contrattare la formazione nei posti di lavoro. Essenziale è la possibilità di ottenere garanzie per la acquisizione di competenze certificate da parte dei lavoratori e per la loro valorizzazione negli sviluppi di carriera e negli inquadramenti professionali.
4. Una politica contrattuale coerente con questi obiettivi: nuovi poteri alla contrattazione decentrata per sostenere l’innovazione delle imprese, dei settori e dei territori e per redistribuire gli aumenti di produttività aumentando le retribuzioni dei lavoratori. Occorre potenziare i diritti formativi dei lavoratori, anche attraverso la contrattazione nazionale, e attivare una nuova capacità di contrattare la formazione nei posti di lavoro. Essenziale è la possibilità di ottenere garanzie per la acquisizione di competenze certificate da parte dei lavoratori e per la loro valorizzazione negli sviluppi di carriera e negli inquadramenti professionali.
PROPOSTE EMERSE E AZIONI UTILI DI POLITICHE DELLA CONOSCENZA
1. Le politiche della conoscenza non devono essere subalterne al mondo economico, né limitarsi a una risposta puramente adattiva alle richieste del sistema produttivo.
Nella relazione con il sistema economico deve sempre prevalere la libertà di ricerca e di insegnamento. A maggior ragione in una situazione come quella italiana in cui il sistema produttivo esprime una domanda di conoscenza insufficiente. L’autonomia e l’efficacia dei sistemi della conoscenza sono quindi essenziali per stimolare e sostenere la domanda di conoscenza del sistema produttivo.
2. La ricerca di base non deve essere contrapposta a quella applicata perché la ricerca libera e disinteressata, anche se non sempre nell’immediato, ha ricadute produttive spesso non prevedibili.
3. L’esigenza di specializzazione e di aumento dei laureati nelle materie scientifiche non è in contraddizione con la crescita diffusa di una solida formazione culturale di base, né deve indebolire gli studi umanistici. Creatività, spirito critico, empatia sono infatti capacità essenziali per l'esercizio della cittadinanza attiva e per lo sviluppo di competenze sempre più richieste dal mondo del lavoro quali l'autonomia decisionale, la capacità di risolvere problemi, di relazione e comunicazione. In questo quadro la qualità della scuola di base è importante anche per lo sviluppo delle competenze utili per il lavoro: formare teste ben fatte e capaci di imparare a imparare attraverso metodologie didattiche interattive (imparare facendo, laboratori…) è determinante per la formazione delle competenze necessarie alla diffusione delle capacità di innovazione.
4. Puntare all’innalzamento diffuso dei livelli di istruzione e mantenere alta la spinta inclusiva dei sistemi della conoscenza: il riposizionamento su qualità e innovazione del nostro sistema produttivo richiede l’aumento delle alte qualifiche professionali che secondo le previsioni europee (CEDEFOP) per il 2020 in Italia dovranno quasi triplicare (dal 13% al 32%).
5. Superare la gerarchia dei saperi e garantire, attraverso l’obbligo d’istruzione a 16 anni e un biennio unitario della secondaria superiore, una scelta degli indirizzi fondata sulla pari dignità dei percorsi e la valorizzazione delle diverse intelligenze, nell’ambito della quale le scelte per i percorsi tecnici e professionali non siano più considerate inferiori e subalterne.
6. Riqualificare la formazione professionale come filiera post obbligo per le qualifiche professionali, l’istruzione e formazione tecnica superiore, la formazione continua.
Occorre inoltre, attraverso la valorizzazione delle competenze della formazione professionale, realizzare e diffondere servizi di accompagnamento al lavoro, bilanci di competenza, integrazione dei percorsi formativi, alternanza scuola lavoro, stage e tirocini.
7. Gli stage devono essere riqualificati come strumento formativo, mettendo fine all’attuale situazione in cui prevale l’utilizzo dei giovani come manodopera a costo zero. Devono essere chiarite le mansioni e gli obiettivi e si devono esercitare forme di controllo, monitoraggio, valutazione. L’apprendistato deve diventare una diffusa forma contrattuale di ingresso al lavoro che porta al contratto indeterminato e nella quale la formazione è assicurata e verificata, dando luogo a competenze certificate e spendibili. Non può invece essere uno strumento utilizzabile per l'adempimento dell'obbligo di istruzione.
Occorre inoltre, attraverso la valorizzazione delle competenze della formazione professionale, realizzare e diffondere servizi di accompagnamento al lavoro, bilanci di competenza, integrazione dei percorsi formativi, alternanza scuola lavoro, stage e tirocini.
7. Gli stage devono essere riqualificati come strumento formativo, mettendo fine all’attuale situazione in cui prevale l’utilizzo dei giovani come manodopera a costo zero. Devono essere chiarite le mansioni e gli obiettivi e si devono esercitare forme di controllo, monitoraggio, valutazione. L’apprendistato deve diventare una diffusa forma contrattuale di ingresso al lavoro che porta al contratto indeterminato e nella quale la formazione è assicurata e verificata, dando luogo a competenze certificate e spendibili. Non può invece essere uno strumento utilizzabile per l'adempimento dell'obbligo di istruzione.
8. Occorre affermare, anche attraverso una legge quadro nazionale, il diritto all’apprendimento permanente e promuovere la costruzione di sistemi territoriali integrati per l'apprendimento permanente. In particolare occorre assicurare la certificazione di tutte le competenze comunque acquisite dai lavoratori e dai cittadini.
NODI DA APPROFONDIRE
Quasi tutte le proposte e azioni sopra elencate rappresentano, alla luce della discussione del gruppo, anche nodi da approfondire in prossime possibili iniziative, nazionali e territoriali, nell'ambito per percorsi attivato dagli Stati Generali della Conoscenza.
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