lunedì 26 dicembre 2011

Omaggio a Giorgio Bocca

Messaggio di Giorgio Bocca letto durante la
manifestazione a Milano il 25 aprile 2008
 
Secondo alcuni revisionisti, come il senatore Pera, l’antifascismo è da archiviare tra i robivecchi, e la Resistenza, un mito inventato dai comunisti. Insomma, quelli che come me erano in montagna dall’otto settembre del ’43, e che il diciannove di quel mese erano con Duccio Galimberti a Boves incendiata dalle SS del maggiore Peiper, stavano in un mito. Quarantacinquemila partigiani caduti, ventimila feriti o mutilati, uno dei più forti movimenti di resistenza d’Europa, gli operai e i contadini per la prima volta partecipi di una guerra popolare senza cartolina di precetto, una formazione partigiana in ogni valle alpina o appenninica: ecco che sessantacinque anni dopo dei professorini e dei diffamatori, ci avvertono che era tutta un’invenzione, una favola, un mito. Ma quel mito non se lo sono inventati dei propagandisti politici, quel mito è nato dai fatti di cui parlano le lapidi e i monumenti in ogni Provincia italiana.
La distinzione tra l’antifascismo e la democrazia è una falsa distinzione. Assistiamo a un revisionismo l’antifascismo e la democrazia è una falsa distinzione.
Assistiamo a un reazionario che apre la strada a una democrazia autoritaria. Non a caso, nel presente, la globalizzazione economica è un ritorno al colonialismo, con cui l’antifascismo dello stato sociale, delle riforme democratiche, non ha nulla da spartire. C’è stata una mutazione capitalistica, una rivoluzione tecnologica per cui i ricchi sono sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri ed emarginati. 
Questa è la vera ragione per cui la Resistenza e l’antifascismo appaiono sempre più sgraditi, sempre più fastidiosi al nuovo potere. 
Padroni arroganti e impazienti non accettano più una legge uguale per tutti, la legge se la fabbricano ad personam.  
Così è riapparso il ventre molle del paese, l’eterno qualunquismo che la Resistenza aveva combattuto. Ma siamo ancora qui a ricordare come sono andate le cose nel periodo più nero e umiliante della nostra storia. A ricordare quell’alta pagina di solidarietà e di civile dignità, che si chiama Resistenza.

"in Italia c'è ancora molto fascismo, per quello che bisogna essere ora e sempre ANTIFASCISTI."

giovedì 15 dicembre 2011

Documento unitario - ESTREMA CRITICITA' DELL'UNIVERSITA' PUBBLICA ITALIANA


 ADI, ADU, ANDU, CISL-Università, CNRU, CNU, CoNPAss, FLC-CGIL, RETE29Aprile, SNALS-Docenti Universita, SUN, UDU, UGL-Università, UIL-RUA, USB-Pubblico impiego  
Le Organizzazioni e Associazioni universitarie denunciano lo stato di estrema criticità in cui versa l'Università italiana.
Questa situazione sarebbe destinata a diventare ancora più grave per l'Università pubblica statale se si dovesse proseguire nella politica dei progressivi e costanti tagli al finanziamento dell'Università, nella drastica riduzione del diritto allo studio, nell'aumento a dismisura del numero dei precari con l'espulsione di quelli attuali, nella differenziazione tra gli Atenei (atenei di ricerca e insegnamento e atenei di solo insegnamento), nella cancellazione della partecipazione democratica alla gestione degli Atenei, nell'annullamento della rappresentanza democratica del Sistema nazionale universitario, nel blocco della carriera e della retribuzione dei docenti.
L'opposizione del mondo universitario alla Legge 240/10 esprimeva tutte queste preoccupazioni, assieme alla convinzione che i suoi contenuti e i tempi di attuazione, sommati ai pesanti tagli al finanziamento (diversamente da quanto accade negli altri Paesi), avrebbero portato alla paralisi degli Atenei, così come, purtroppo, sta avvenendo. Peraltro, nelle more dell'attuazione della Legge, il processo di lentissima approvazione degli statuti e il ritardo nella emanazione dei più importanti decreti attuativi accentuano una condizione di blocco che pesa prevalentemente sulle retribuzioni, i diritti, le carriere del personale universitario e lascia gli studenti nell'incertezza dell'offerta formativa per i prossimi anni.
 Da parte loro, le Organizzazioni e Associazioni universitarie - convinte che il Paese abbia bisogno di una Università pubblica, autonoma, democratica, di qualità e aperta a tutti – hanno denunciato da tempo quanto stava accadendo e, in particolare:
- l'ulteriore divaricazione fra pochi Atenei 'eccellenti' e tutti gli altri; 
- la scarsa considerazione delle esigenze della ricerca; 
- il ridimensionamento della già ridotta autonomia degli Atenei;
- lo snaturamento del diritto allo studio, con la drastica riduzione dei fondi ad esso destinati, il tentativo di tagliare a migliaia di studenti idonei la borsa di studio e l'introduzione dei prestiti d'onore e di altri strumenti di indebitamento.
- il drastico ridimensionamento dei docenti di ruolo, con la costituzione di una 'base' amplissima di precari, senza reali prospettive di accesso alla docenza;
- le conseguenze della messa ad esaurimento dei ricercatori, senza neppure il riconoscimento del ruolo docente, senza adeguati sbocchi e con una diminuzione della retribuzione rispetto a quella degli ordinari;
- lo svilimento della figura dell'associato, trasformata in affollata fascia d'ingresso alla docenza, senza prospettive di carriera e con una diminuzione della retribuzione rispetto a quella degli ordinari;
- il ridimensionamento del ruolo del personale tecnico-amministrativo.
Ma oltre ai contenuti della Legge approvata, le critiche sono state rivolte anche alla totale chiusura al confronto che ha caratterizzato tutta l'azione del precedente Ministro; una indisponibilità che è proseguita nel corso dell'elaborazione dei decreti attuativi.
Con questi decreti si sta attentando alla libertà di ricerca e di insegnamento e si sta consentendo che i Ministri dell'Economia e dell'Università e l'ANVUR  possano commissariare gli Atenei e decidere la nascita, la vita e la morte delle strutture universitarie.
L'azione del Ministero volta a ridurre i già limitati spazi di democrazia si è espressa pesantemente nel tentativo di cancellare dagli Statuti quelle norme che consentirebbero una più ampia partecipazione democratica.
Di fronte a tutto ciò chiediamo al Governo e al Parlamento una inversione di marcia rispetto alle scelte finora operate, riconoscendo il ruolo fondamentale dell'Università per lo sviluppo sociale e economico del Paese.
In questa direzione, chiediamo interventi per rendere democratici gli Atenei e realmente autonomo il Sistema nazionale universitario.
Chiediamo infine che il nuovo Governo avvii con urgenza un costante confronto con le  Organizzazioni e Associazioni universitarie e sollecitiamo il Ministro a dare risposta alla nostra richiesta di incontro.
Roma, 13 dicembre 2011

venerdì 9 dicembre 2011

Europa 2020 prevede nuovi traguardi apparentemente irragiungibili per il nostro Paese (se continua ad avere obiettivi di segno opposto)


La Commissione Europea nel piano strategico denominato Europa 2020 ha individuato cinque assi di intervento ritenuti chiave per rilanciare l’economia comunitaria – occupazione, ricerca e sviluppo, clima ed energia, lotta alla povertà e istruzione – fissando per ciascuna linea di azione degli obiettivi molto concreti da raggiungere entro il 2020. Nel settore che qui interessa, quello dell’istruzione, i paesi UE sono chiamati a:
- ridurre il tasso di abbandono scolastico a meno del 10% nella popolazione di età compresa tra i 18 e i 24 anni;
- conseguire una percentuale di laureati pari almeno al 40% nella fascia di età tra i 30-34 anni.


L’Italia è molto lontana da entrambi i traguardi. I giovani (fra i 30-34 anni) in possesso di un diploma di laurea sono il 19% contro una media europea del 30%, dietro di noi si posizionano soltanto la Slovacchia, la Romania e la Repubblica Ceca (Fig. 1). Il livello di istruzione è senza dubbio cresciuto nella popolazione italiana – basti osservare che nella fascia di età 55-64 anni i laureati raggiungono a stento il 10% – ma è altrettanto indubbio che i passi compiuti dal nostro paese sono modesti se comparati a quelli di altri paesi, i “cugini” Francia e Spagna in testa.

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giovedì 1 dicembre 2011

INCREDIBILE: dopo anni un intervento sensato attinente i problemi dell'Università pubblicato dal quotidiano locale "Messaggero Veneto"

 

"Messaggero Veneto"
GIOVEDÌ, 01 DICEMBRE 2011
 Pagina 39 - Cronache

Atenei, il “problema” di avere tanti studenti
 
di RINALDO RUI - preside della facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali dell’università di Trieste

Le soluzioni a questa spirale perversa sono tecniche, le scelte sono politiche, e passano attraverso un intervento serio e ragionato a livello nazionale e regionale. Scrivo prendendo spunto da alcuni avvenimenti accaduti recentemente nelle nostre due università della regione Fvg. Mi riferisco in particolare alle notizie relative all’aumento degli immatricolati, notizie riportate con grandissima enfasi, una sorta di gara tra i campanili (tanto per cambiare), e così di campanile in campanile le notizie si propagano per dare sorrisi e gioia agli abitanti di questa regione. Più tardi però, nelle riunioni in ateneo accade il contrario. Si piange perché a Udine i troppi studenti hanno finito per portare l’ateneo sopra la soglia del 20% di spesa per tasse studentesche, mentre a Trieste invece hanno contribuito a non rispettare alcuni “requisiti minimi” di docenza. In entrambi i casi la penalizzazione nasce da una serie di decreti ministeriali che impediscono, ai nostri atenei in particolare, di aumentare il numero di studenti. Perché? Provo a rispondere con un esempio. Esiste un limite di legge nel rapporto tra studenti e docenti e i decreti ministeriali impongono in genere che i corsi di laurea abbiano 100 studenti. Ma se gli studenti sono meno di 50 il corso deve chiudere, e se sono più di 150 servono il doppio dei docenti, che l’ateneo non ha. Per evitare di essere penalizzati l’ateneo dovrebbe poter “anticipare” le scelte dei giovani studenti, cosa impossibile, se non negli incubi di Orwell. C’è però una soluzione semplice: imporre il numero chiuso, definito con eufemismo dai nostri governanti «accesso programmato» per i corsi più appetibili (che non vuol dire fatti bene), e chiudere i corsi con pochi studenti (che non vuol dire fatti male), in entrambi i casi riducendo il numero di studenti. Gli atenei lo stanno già facendo; qualche anno fa c’era solo il corso di laurea in medicina “chiuso”, ora ce ne sono almeno una dozzina per ateneo, e addirittura alcuni atenei stanno progettando di farlo per tutti i corsi di studio. In questo modo viene meno il concetto di «Università pubblica», o «popolare», quella in cui gli studenti si iscrivevano ai corsi di laurea che liberamente sceglievano secondo le loro inclinazioni, mentre gli atenei cercavano di adeguare l’offerta didattica alla domanda, pur mantenendo quelle prerogative di qualità che ogni ateneo deve conservare, se non migliorare. Per capirci, se questi decreti fossero esistiti in passato l’Università di Udine non sarebbe mai nata(!), e Trieste non sarebbe la Città della Scienza (non esisterebbero infatti la Sissa, e tutti gli altri enti di ricerca, nati da docenti triestini «in soprannumero»). E così non ostante la qualità dimostrata a livello nazionale, le nostre due Università regionali, impossibilitate ad assumere nuovi docenti (solo a Trieste ci sono trenta vincitori di concorsi che non possono essere assunti), dovranno avere meno studenti, e quindi meno docenti, e quindi... Con buona pace delle "splendide" notizie di cui sopra. C’è un modo per fermare questa spirale? Le soluzioni sono tecniche, le scelte sono politiche, e passano attraverso un intervento serio e ragionato a livello nazionale e regionale. Ma per farlo ci vorrebbe un’idea di società, ovvero di una cosa che al momento pare “smarrita”.

martedì 29 novembre 2011

Elena Ugolini e Marco Rossi-Doria sottosegretari all'istruzione. Il ministro Profumo tutto solo mantiene la delega all'Università?


Con un Consiglio dei ministri della durata di appena venti minuti, il governo presieduto da Mario Monti ha deciso la lista dei sottosegretari, tutti tecnici. Per l'istruzione, i sottosegretari sono due, Elena Ugolini e Marco Rossi-Doria, personaggi ben noti nel mondo della scuola. Si tratta di 'tecnici', ma riconducibili rispettivamente alle aree politiche del Pdl e al Pd. Viste le loro competenze è prevedibile che i due nuovi sottosegretari si occuperanno essenzialmente di scuola, di università e ricerca sembra che se ne occuperà personalmente il ministro Profumo, già rettore del Politecnico di Torino e presidente del CNR.

 

Elena Ugolini, classe 1959, laureata in Filosofia nell’Università di Bologna, dal 1993 è dirigente scolastico del liceo e della scuola secondaria di I grado “M. Malpighi” di Bologna, istituto paritario. Nel 1998 ha fatto parte della “Commissione dei saggi” istituita dal Ministero della Pubblica Istruzione. Dal luglio 2001 è stata nominata nel gruppo ristretto di lavoro istituito dal Ministro dell’educazione Letizia Moratti per la predisposizione degli indirizzi concernenti il nuovo sistema di valutazione del sistema scolastico italiano. A partire dal 2005 ha sempre fatto parte degli organi di governo dell'Invalsi, occupandosi, in particolare, della rilevazione degli apprendimenti per il sistema nazionale di valutazione e della prova nazionale all'interno dell'esame di stato del primo ciclo.



Marco Rossi-DoriaMarco Rossi-Doria, 67 anni, di Napoli, è maestro elementare dal 1975. Ha insegnato in Italia e all’estero ed è da venti anni formatore di docenti sulle didattiche laboratoriali e le metodologie di contrasto della dispersione scolastica, del disagio e dell’esclusione precoce. Fondatore del progetto Chance, dal 1994 al 2006 è stato maestro di strada nei Quartieri Spagnoli di Napoli. Durante il governo di centro-sinistra è stato comandato presso il Ministro della Pubblica Istruzione dove è stato membro della commissione per le indicazioni nazionali della scuola dell’infanzia, della scuola primaria e della scuola media e ha lavorato alle linee guida del nuovo obbligo di istruzione per tutti, fino a 16 anni. E’ membro della Commissione nazionale di indagine sull’esclusione sociale. Ha collaborato per la Provincia autonoma di Trento per progetti a favore dei ragazzi in difficoltà e l’innovazione della formazione professionale.

giovedì 24 novembre 2011

Dalla RSU del Politecnico di Torino: ritratto del nuovo ministro Profumo

 Dalla RSU del Politecnico di Torino: 
ritratto del nuovo ministro Profumo







Chi è Francesco Profumo?

Profumo è Rettore del Politecnico di Torino dall’ottobre 2005 (ora in aspettativa per l’incarico governativo);
Dal 2007 ad oggi è membro del Consiglio di Amministrazione di FIDIA S.p.A.;
dal 2007 al 2009 è stato membro del Consiglio di Amministrazione del Sole 24 Ore;
dal 2008 al 2010 è stato membro del Consiglio di Amministrazione di Unicredit Private Bank;
dal Febbraio 2011 è membro del Comitato Consultivo Divisionale Private Banking di UniCredit Banca;
è membro dell’Advisory Board del Fondo Innogest e di Reply S.p.A;
Consigliere di Amministrazione di Pirelli & C. S.p.A. dal 21 aprile 2011;
Consigliere di Amministrazione di Telecom Italia dal 12 aprile 2011.

        Dopo anni di governo dell’Ateneo, aprendone le porte a FIAT, MOTOROLA, GENERAL MOTOR , PIRELLI e promuovendo un incubatore d’impresa all’avanguardia a livello nazionale, nel 2010 ha tenuto sulle spine tutti prospettando la sua disponibilità alla candidatura a Sindaco del Comune di Torino nelle liste del PD. Candidatura che, pur avendo l’appoggio trasversale di Centro-sinistra, dei vertici imprenditoriali, nonché di ampi settori della CGIL cittadina, ha ritirato a causa della sua indisponibilità ad affrontare le elezioni primarie.
        Chiuso il capitolo delle elezioni comunali, è stato poi nell’agosto 2011 nominato dal MIUR alla Presidenza del CNR.
        Il rapporto privilegiato di Profumo con la Gelmini è testimoniato dal fatto che il Politecnico, durante il mandato dell’allora Direttore Amministrativo Dott. M. Tomasi, si è classificato ai vertici della graduatoria degli Atenei italiani, diventando miracolosamente primo nel 2010, quando Tomasi è entrato ufficialmente nell’entourage della Gelmini, andando a ricoprire l’incarico di Direttore Generale del ministero di Viale Trastevere.
        Affermare che Profumo ha avuto un ruolo determinante nella stesura della riforma Gelmini viene spontaneo, se si esamina il piano strategico del Politecnico che già nel 2007 impegnava l’Ateneo ad investire nella ricerca applicata, attirando finanziamenti privati che attualmente superano per entità quelli pubblici.
        Sempre in tale direzione l’Ateneo ha iniziato, prima ancora dell’approvazione della legge 240, una riorganizzazione che ha comportato la chiusura di sedi decentrate, l’adozione del sistema contabile economico-patrimoniale e di un regime aziendalistico propri della Legge Gelmini.
        Tale percorso è stato attuato ignorando il malessere di Studenti, Ricercatori e Personale Tecnico-Amministrativo, disattendendo accordi integrativi di Ateneo e ignorando scioperi e manifestazioni.
        L’attuale bozza di statuto del Politecnico, ha vissuto un travagliato iter ed è stata di fatto respinta nel referendum dall’80% del personale tecnico-amministrativo, passando per un “pelo” solo grazie al peso dei voti (erano necessari 7 voti del personale tecnico ed amministrativo per fare un voto di un docente).
        Dulcis in fundo, informiamo che il giorno prima (15 novembre 2011) della cessazione del mandato della Gelmini, il MIUR ha inviato al Politecnico il suo parere sulla bozza di statuto, offrendo così al Magnifico Prof. Profumo, la possibilità di approvare, nella sua nuova veste di Ministro, la versione finale dello statuto del Politecnico di Torino.
        In conclusione, non possiamo condividere l’ottimismo di certi gruppi politici e sindacali che si aspettano dal nuovo Ministro dell’Istruzione del Governo Monti segnali di discontinuità nel processo oramai ventennale di dismissione dell’Università pubblica a spese di studenti, precari e personale tecnico-amministrativo.
        E’ necessario, viceversa, alzare la guardia, mobilitare i lavoratori, i precari, gli studenti, poiché Profumo non sarà meglio di Gelmini.
        La deriva aziendalistica e privatistica della scuola e dell’università, perseguita da tutti i governi negli ultimi 20 anni, con il Prof. Francesco Profumo ministro, uomo delle banche e di Confindustria, rischia una brusca accelerazione e di giungere a compimento.
        Le RSU del Politecnico di Torino, in lotta contro le politiche del rettore Profumo, contro i tagli al salario accessorio, contro la riorganizzazione unilaterale dell’organizzazione del lavoro, per il rispetto degli accordi sindacali e contro il licenziamento dei precari, hanno indetto lo stato di agitazione e nei prossimi giorni saranno programmate in tutte le sedi del Politecnico una serie di assemblee e di incisive azioni di lotta, che assumono oggi una valenza più generale.

Torino, 20 novembre 2011                 RSU Politecnico Torino

lunedì 21 novembre 2011

ACCORDI AL VIA TRA ATENEI E IMPRESE IN LOMBARDIA, PIEMONTE, VENETO ED EMILIA-ROMAGNA

Un vero e proprio contratto prima di finire l'università, per muovere in anticipo i primi passi nel mondo del lavoro e stringere i tempi di assunzione. 
Una chance per una parte dei neoiscritti alle scuole di dottorato dell'Università di Padova, che da gennaio potranno essere assunti dalle imprese del Veneto. Ma anche per gli studenti di dieci atenei lombardi, dove sono in fase di progettazione corsi di laurea con l'ultimo anno in azienda. 
In Piemonte, invece, già da settembre sui tavoli della Regione sono arrivate le prime richieste di dottorato mentre per lauree e master è al rush finale l'accordo con gli atenei.
Sono solo alcune delle iniziative avviate sul territorio per rilanciare l'alto apprendistato, riformato dal Testo unico appena entrato in vigore e inserito tra gli otto punti dell'accordo tra Confindustria e CRUI presentato lunedì scorso: nel quadro della riforma del terzo livello della formazione superiore - si legge nel documento - l'obiettivo è accrescere il numero di percorsi di dottorato collegati con la domanda delle imprese. 

(Fonte: F. Barbieri, Il Sole 24 Ore 14-11-2011)





mercoledì 16 novembre 2011

17 NOVEMBRE - Giornata di mobilitazione studentesca in diretta radio

Anche quest’anno le radio universitarie italiane tornano a far sentire la propria voce con una diretta a reti unificate, capitanata da Unica Radio, la web radio degli studenti universitari di Cagliari.
Giovedì 17 Novembre, dalle 11 alle 13 andrà in onda uno special in collaborazione con le radio universitarie di Padova, Perugia, Verona, Catania, Vercelli, Pavia, Trento, Palermo, Pisa, Ferrara, Prato e con RadUni, l’associazione nazionale degli operatori dei media universitari e Ustation.it.

Collegamenti in diretta con i corrispondenti dalle piazze di Padova, Trento, Milano, Roma, Madrid, Bruxelles e nel corso della diretta, gli interventi del Magnifico Rettore dell’Università di Cagliari, prof. Giovanni Melis, del presidente dell’Ersu Cagliari, dott.ssa Daniela Noli, Claudio Siciliano della Retedellaconoscenza.it, Andrea Coinu, coordinatore nazionale dell’UDU e Marco Meloni, esponente del Partito Democratico.
Lo slogan che accompagna l’edizione 2011 della giornata internazionale di mobilitazione studentesca è “Take the streets, take the future”.


Non si tratta di una data casuale. 


Il 17 Novembre 1939 un gruppo formato da 9 studenti cecoslovacchi rimase vittima di un eccidio che aveva l’intento di reprimere le mobilitazioni contro la guerra.  


Sempre il 17 Novembre 1973, l’occupazione del Politecnico di Atene ad opera di studenti universitari venne sgomberata dai carri armati dei Colonnelli e sempre i carri armati furono lo strumento di repressione per gli studenti cecoslovacchi nel 1989, durante la commemorazione dell’eccidio del ‘39. 


Nel 2003 il Social Forum Mondiale di Porto Alegre in Brasile e nel 2004 a Mumbai in India, l’assemblea studentesca mondiale ha ripreso questa giornata trasformandola da momento prettamente celebrativo a occasione di lotta.  


Si tratta di una ricorrenza sentita in tutto il mondo, che ha tra i suoi scopi quello di proteggere il diritto all’istruzione e al sapere accessibile a tutti, senza distinzione alcuna.  


Ancora una volta gli studenti tornano in piazza per manifestare contro tutte le scelte che mettono in pericolo il diritto allo studio uguale per tutti.


Partire dalla conoscenza per uscire dalla crisi è possibile, perché solo una società dove tutti possono accedere ad un’istruzione, indipendentemente dalle possibilità economiche è una società che ha un futuro.

domenica 13 novembre 2011

INFORMARE PER RESISTERE

Le università calabresi non hanno ancora erogato le borse di studio dell’anno accademico iniziato a ottobre 2010 e terminato a luglio 2011. In Regione promettono di stanziare i fondi entro gennaio, ma intanto l’amministrazione guidata da Giuseppe Scoppelliti ha trovato 1,2 milioni di euro da destinare a Luiss e Bocconi per la sua scuola di alta formazione, borse di studio incluse. 

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mercoledì 9 novembre 2011

Completato il Consiglio di Amministrazione del CNR





Il Consiglio di Amministrazione del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ai sensi dell'art.7 dello Statuto del CNR, è così costituito:

Componenti Designazione
Prof. Francesco Profumo Presidente MIUR
Prof.ssa Maria Cristina Messa
MIUR
Prof.ssa Gloria Saccani Jotti
MIUR
Ing. Vico Valassi
Unioncamere

L'annuncio del completamento del Cda del Cnr con il nome del prof. Gennaro Ferrara, economista, ex rettore dell'Universita' Parthenope di Napoli, indicato dalla conferenza stato regioni, è stato dato oggi dal ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini a Confindustria nel corso del suo intervento alla nona giornata della ricerca e dell'innovazione a Roma.

sabato 5 novembre 2011

D.M. 3 novembre 2011 - Criteri di Ripartizione del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) delle Università per l'anno 2011




Si segnala che nel sito del MIUR è stato pubblicato il DM relativo al FFO.
Si tratta forse dell'ultima volta dato che sembra che il Governo preveda di superare i riferimenti all' FFO nel tristemente noto Decreto Sviluppo in corso di elaborazione.

Del presente DM si evidenziano due articoli:
- l'art. 11, che dovrebbe consentire agli Atenei la chiamata degli idonei (speriamo tutti) rimasti escusi dalla presa di servizio lo scorso Anno Accademico;
- l'art. 12, che definisce l'incentivo ad adottare la nuova contabilità d'Ateneo anticipando di un anno gli obblighi della Legge 240/2010. Per cui il nostro Ateneo, che ha da subito aderito alla sperimentazione della nuova contabilità anticipando di due anni i termini di Legge, potrà vedersi riconoscere una parte di questi 500.000,00 Euro. Parte che non consentirà nemmeno di pagare al CINECA il software e i costi dei docenti dei corsi di formazione del personale, per non dire altri costi indotti connessi alle ore di lavoro del personale interessato alla formazione, alla chiusura anticipata della "cassa" e alla sua riapertura con data incerta (prima o dopo Pasqua?) per il nuovo anno.



Art. 11 - Interventi per il reclutamento straordinario di professori associati
13.000.000 € vengono destinati per la chiamata di professori di seconda fascia, secondo le procedure di cui agli articoli 18 e 24, comma 6, della legge 30 dicembre 2010, n. 240, sulla base delle modalità definite con decreto del Ministro, adottato di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previo parere conforme delle Commissioni parlamentari competenti.


Art. 12 - Interventi per l'adozione della contabilità economico-patrimoniale e del bilancio unico di ateneo.
500.000 € vengono destinati a titolo di incentivo per l'adozione, entro il 1 gennaio 2013, del sistema di contabilità economico patrimoniale e del bilancio unico di ateneo.

domenica 30 ottobre 2011

Appello pubblico in favore del finanziamento della Ricerca Scientifica e Tecnologica in Italia


I rappresentanti del mondo accademico, in collaborazione con l’IEEE (Institute of Electrical and Electronics Engineers, Italy Section) e con Key4biz, lanciano la campagna per l’assegnazione di parte dei proventi dell’asta delle frequenze LTE a favore della ricerca scientifica e tecnologica nel nostro Paese.
Quali gli obiettivi? Un’attenzione alla Ricerca, un sostegno ai giovani, un beneficio per le imprese, il mercato e i consumatori, infine un contributo alla crescita e alla rinascita della nazione.


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lunedì 24 ottobre 2011

RICOSTRUIAMO L'ITALIA PARTENDO DALLA SCUOLA E DALL'UNIVERSITA' PUBBLICA

Un evento nazionale per alzare il tono e dire basta a un declino tanto più insopportabile, quanto evitabile. E allora? "Cambiamo musica"! È ora di dare voce ai cittadini, che ormai non si riconoscono più nel sistema Paese dove l'istruzione e la cultura perdono sempre più il proprio valore. È ora di ripartire, di rimettere insieme i pezzi. Ripartire dall'istruzione, dal rilancio della ricerca pubblica, ripartire con una vocazione secolare, l'arte e la musica, ripartire dal lavoro. 

L'appuntamento è per sabato 29 ottobre, 
Piazza del Popolo, ore 18.00.




giovedì 20 ottobre 2011

Pensione a 68 anni - Presa di posizione del CUN

Apprendiamo dalla stampa che nel Decreto Legge sullo Sviluppo, che il Consiglio di Ministri starebbe per approvare, è contenuta una norma che anticipa il pensionamento dei Professori Universitari Associati a 68 anni, rispetto ai 70 anni sanciti dalla Legge Moratti (L. 230/2005). Una norma del genere, motivata unicamente dal desiderio di far risparmiare le Università, non può essere accettata supinamente dai docenti universitari per le ragioni che seguono:

a) per lo Stato non si tratta di un risparmio, ma di  una semplice "partita di giro": lo stipendio di questi professori verrà pagato dal sistema previdenziale invece che dall'Università

b) la norma è in palese controtendenza con l'aumento delle aspettative di vita, e i conseguenti progetti di aumento generalizzato della età pensionabile, in atto anche in altri paesi europei

c) introduce una ulteriore discriminazione all'interno della docenza universitaria, differenziando professori associati e ordinari

d) non permette una parallela apertura ai giovani in quanto continuano ad applicarsi le norme di parziale blocco delle assunzioni introdotte dalla manovra economica dello scorso anno

e) riduce ulteriormente la capacità degli atenei di offrire percorsi di formazione superiore, costringendoli a ridurre l'offerta didattica

f) toglie anticipatamente dal lavoro delle persone che, dedicandosi ad una attività di tipo intellettuale, è giusto invece che restino attive più a lungo degli altri lavoratori

g) si rivolge infine ad una categoria che è stata già tartassata con tanti altri provvedimenti che ne hanno limitato le prospettive di carriera. Infatti la generalizzata alta età di entrata nei ruoli universitari, accoppiata al blocco pluriennale delle carriere introdotto dal Decreto Legge  78/2010  e successive modificazioni, fa sì che i docenti universitari non abbiano quasi mai il tempo di raggiungere le classi più alte della carriera, e i relativi livelli economici, con conseguente danno economico sia quando sono in servizio che quando andranno in pensione.

Il CNU invita i colleghi alla mobilitazione e si farà promotore, assieme alle altre associazioni sindacali, delle necessarie forme di protesta.

La Presidenza CNU
20 Ottobre 2011

Trasformazione delle conoscenze in brevetti in Italia e in altri paesi (da PNR 2011-2013)

Portafoglio brevetti delle Università italiane (da PNR 2011-2013)

L'Università pubblica opera in un Paese privo di eccellenze