Assemblea dell’Università di Udine
Mercoledì 11 dicembre 2013, ore 16.30 – Piazzale Kolbe 4, Udine – Aula A
Tre anni di riforma Gelmini: cronaca di un’eutanasia
Cari
colleghi,
nel
dicembre 2010 vennero approvate le “Norme in materia di organizzazione delle
università”, un corpo legislativo noto come riforma Gelmini (L. 240/2010), che
da allora obbligò le Università italiane a dotarsi di Statuti per il
recepimento e l’attuazione di una nuova struttura di governo e di
organizzazione accademica. Le espressioni critiche e il dissenso aperto
marcarono il lungo periodo di gestazione della riforma, ma l’isolamento del
movimento di protesta, il discredito sistematico da parte della stampa,
l’abulia e l’impreparazione dell’opposizione parlamentare dettero modo al
governo Berlusconi di istituzionalizzare le misure di ridimensionamento
complessivo della formazione e della ricerca universitarie, nel segno delle
politiche economiche neoliberiste dell’ultimo ventennio.
Il
risultato di questo processo lo tocchiamo con mano ogni giorno: le Università
si trovano sempre più in grave sofferenza economico-finanziaria e di organico a
causa della contrazione netta del 21% del trasferimento FFO. Si mira a ridurre
drasticamente il numero di addetti alla formazione superiore, si vuole
restringere il finanziamento a pochi grandi atenei di ricerca, per diminuire ed
accorpare i rimanenti in strutture di insegnamento prive di attività di
ricerca. Tutto ciò a fronte di una crisi globale, in cui il nostro Paese
risulta ancora più penalizzato dalla prolungata miopia politica di assenza di
cultura del valore aggiunto della ricerca, tradotta in opzioni produttive di
corto respiro, piccolo cabotaggio, senza l’ossatura di vere scelte tecniche per
programmare uno sviluppo economico di sistema.
Diversi
sono i punti critici della riforma Gelmini che a regime hanno dispiegato tutto
il loro potenziale distruttivo, come descritto, ad esempio, di recente da Paolo
Rossi (http://www.roars.it/online/riforma-delluniversita-un-primo-bilancio/). Nel complesso, la soluzione più salutare sarebbe
quella di cancellare del tutto una riforma che si preoccupa solo di limitare le
dimensioni del sistema universitario e normarlo per assicurare un controllo
verticistico, senza curarsi minimamente del vero fine dell’istituzione, cioè la
qualità dell’alta formazione. Nessuna forza politica, tuttavia, esprime una
tale posizione, e riteniamo non sia un caso.
Non
possiamo, però, continuare a tacere di fronte alla prospettiva di inaridimento
progressivo, di eutanasia, appunto, dell’Università pubblica. I problemi
urgenti sono legati all’incertezza sulle prospettive di sostenibilità dei
corsi, alla decimazione dell’organico imposta dalle rigide discipline del
turnover e, soprattutto, alla precarizzazione del ruolo dei ricercatori, una
scelta che mina dalle fondamenta il ricambio generazionale, le prospettive dei
giovani ricercatori, il futuro della cultura scientifica dell’intero Paese.
Per
discutere di questi temi, come si è fatto o si sta facendo in altre sedi (cf.
documento allegato), proponiamo la prossima assemblea della comunità
universitaria per mercoledì 11 dicembre 2013 (ore 16.30, p.le Kolbe, aula A).
CoUP – Coordinamento per l’Università
Pubblica – Udine
ADI,
ADU, ANDU, ARTeD, CIPUR, CISL-Università, CNRU, CNU, COBAS-Pubblico
Impiego, CoNPAss, CSA-CISAL
Università, FLC-CGIL, LINK, RETE29Aprile,
SNALS-Docenti,
SUN-Universitas News, UDU, UGL-INTESA FP, UIL RUA
STANNO
UCCIDENDO L'UNIVERSITà!
Per
salvare e rilanciare l’Università
Settimana
nazionale (dal 18 al 23 novembre)
di
mobilitazione e discussione in tutti gli Atenei
A lezione discussione con gli studenti
Gli Organi di Ateneo si pronuncino
Lo
smantellamento del Sistema universitario pubblico italiano in corso da anni
sembra ormai giunto allo stadio finale: la situazione degli Atenei statali non è
stata mai così drammatica.
L'Università tutta è sotto attacco e a essere
pesantemente danneggiati non sono solo coloro che vi lavorano e vi studiano, ma
l'intero Paese, che rischia di perdere lo strumento principale per la sua
crescita culturale, sociale ed economica e di arretrare anche sul piano della
sua tenuta democratica.
Contro la cancellazione dell'idea stessa di una
università qualificata, democratica, diffusa nel territorio e aperta a tutti,
occorre che tutte le componenti universitarie (studenti, precari, tecnico-amministrativi, lettori-cel, ricercatori, professori)
rispondano in tempo e unitariamente, rigettando la logica del “tutti contro
tutti”. Una logica a cui vorrebbero portare coloro che in tutti questi anni
hanno imposto tagli sempre crescenti e ormai mortali, norme che uccidono il diritto allo studio, bloccano il
ricambio generazionale dei docenti-ricercatori, attribuiscono poteri immensi ai
rettori che sempre più stanno assumendo il ruolo di “commissari liquidatori “
degli Atenei. Insomma, si vuole tornare a una Università di élite, frequentata
solo da chi se lo può economicamente consentire.
Con la scusa dell'autonomia responsabile, della
meritocrazia e della competizione, si vorrebbero nascondere i tagli, lo
svuotamento del diritto allo studio, l'espulsione di migliaia di lavoratori
precari, l'azzeramento della ricerca, il blocco delle carriere e delle
retribuzioni.
Gli studenti sono il principale
bersaglio di questo piano di devastazione dell'Università: calano le
immatricolazioni e aumentano i corsi a numero chiuso, si aumentano le tasse
mentre si riducono i fondi per le borse di studio, gli alloggi e le
biblioteche, si restringe e si dequalifica l'offerta formativa. E tutto questo
accompagnato dalla crescente volontà di cancellare il valore dei titoli di
studio, abolendo il valore del voto di laurea e introducendo anche all'Università gli inaffidabili e fallimentari test
TECO-INVALSI.
I docenti-ricercatori precari, che danno
un notevole contributo allo svolgimento della ricerca e della didattica, svolgendo
spesso gli stessi compiti dei docenti di ruolo, sono stati tenuti in uno stato
di incertezza e di subalternità (condizioni opposte a quelle ritenute
necessarie anche dalla Comunità europea) e per loro non è previsto alcun serio
sbocco nella docenza di ruolo e solo ad alcuni di loro si offre di prolungare
il loro stato di precarietà.
I lettori-cel, che svolgono compiti di
docenza ancora più importanti nella prospettiva dell'internazionalizzazione,
sono sempre più vittime del tentativo di far cassa esternalizzando e
dequalificando il loro ruolo, arrivando in qualche caso anche a essere
licenziati.
Anche per i tecnico-amministrativi è
aumentato il carico di lavoro per il blocco del reclutamento e anche a loro è
stata bloccata la retribuzione, con il mancato rinnovo dei contratti e con
la messa in discussione di una
parte del salario (cosiddetto “accessorio”).
I docenti di ruolo, professori e
ricercatori, vedono sempre più aumentare il proprio carico di lavoro e
diminuire i fondi per la ricerca e la didattica, mentre la loro retribuzione è
stata bloccata. Anche le promozioni sono state bloccate con la farsa delle
abilitazioni nazionali, ridicolizzate da una gestione maldestra e pasticciata
da parte del Ministero e dell'ANVUR, con l'indubbio risultato di marchiare i
non abilitati (“disa-abilitati”) e di ammucchiare gli abilitati in liste in
attesa di una chiamata che dipenderà dalla (in)disponiblità dei fondi e dalla
volontà degli Atenei.
Tutto questo può spingere alla logica del “tutti
contro tutti”, nella speranza di
scamparla da soli: il singolo ateneo, la singola struttura, la singola
categoria, il singolo.
Al contrario, solo se si uniscono tutti coloro
che lavorano e studiano può realizzarsi un'efficace opposizione al progetto di
demolizione dell'Università italiana e si può rilanciare questa Istituzione,
strategica per l'intero Paese.
Per questo le Organizzazioni universitarie
rivolgono un pressante APPELLO a tutta la Comunità universitaria a incontrarsi
e a discutere in tutti gli Atenei durante la settimana di mobilitazione (18-22
novembre), per arrivare a una grande MANIFESTAZIONE nazionale entro quest'anno.
Bisogna che tutti prendiamo consapevolezza dello stato
drammatico nel quale è stato ridotto il Sistema universitario e della necessità
e urgenza di forti iniziative unitarie per il necessario rilancio dell’alta
formazione e della ricerca.
Le Organizzazioni universitarie invitano anche
tutti i docenti a discutere con gli studenti sulla drammatica situazione delle
Università italiane, dedicando a questo tema una parte delle loro lezioni, e
chiedono a tutti gli Organi degli Atenei di pronunciarsi sullo stato
dell'Università.