martedì 27 agosto 2013

Le polemiche servono per sviare il vero problema: bisogna "archiviare" la Legge 240/2010


A proposito dell'assurda proposta di chiudere alcune Università (Bari, Messina, Urbino) formulata dal giornalista Giavazzi del "Corriere della sera", che è un'ulteriore prova della strategia portata avanti negli ultimi anni dalla destra più becera, dalla lega, dalla confindustria e con il più o meno tacito assenso della CRUI (conferenza dei rettori): disintegrare la Scuola e l'Unversità pubblica.
Il vero problema è questa assurda, sciagurata e disastrosa legge 240/2010, tristemente nota come "legge GELMINI", e la politica economica dei poteri forti che vedono nel pubblico una voce di costo e non un doveroso investimento sulle generazioni future.
Non bisogna dimenticare che in 20 anni l’unica vera riforma strutturale fatta dai vari governi Berlusconi è stata proprio quella sull’Università, cosa ci dovevamo aspettare? 

Per cui dispiace che i media non si occupino di quello che sta accadendo nelle Università, o se ne occupino solo per episodi futili e marginali capaci di fare notizia.

Vero è che il nostro Paese avrebbe avuto bisogno di una riforma universitaria, chi lavora nell'Università lo sa bene, ma, una vera Riforma, non questa riforma! 
Alcune delle ricadute negative delle nuove norme erano state previste in largo anticipo, prima dell'entrata in vigore della legge, ma la situazione odierna è ancora più amara, complessa e senbra prioprio senza vie di uscita
Una situazione che condanna l'Università e la Ricerca italiana ad un oscuro periodo di ulteriore decadenza, e la Scuola non è messa meglio. 
Paradossalmente la così detta "riforma" aggrava proprio i mali che da sempre affliggono l'università italiana: 
- danni strutturali determinati dalla scomparsa delle Facoltà (tradizione secolare, a loro posto i macrodipartimenti ingestibili e incontrollabili); 
- rafforzamento delle lobby di potere interno che fanno capo a poche figure (Rettore, direttori di dipartimento, consiglieri del Consiglio di amministrazione, Direttore generale); 
- incremento di una burocrazia ottusa e dissennata; 
- ordinamenti didattici e corsi di laurea a volte astrusi; 
- il personale docente e il personale amministrativo fuori dai giochi allo sbando e senza controllo (dopo un anno dall'entrata in vigore dei nuovi Statuti d'Ateneo c’è ancora una grande confusione e disservizi a diversi livelli); 
- mancanza cronica di finanziamenti, dove i pochi finanziamenti vanno sempre agli stessi gruppi (incredibile a dirsi); 
- il blocco del turnover e la "fuga" dei docenti verso la pensione hanno creato vuoti incolmabili e condizionamenti all'offerta didattica che non trovano giustificazione logica anche se l'introduzione di procedure di Qualità con l'Accreditamento dei Corsi di studio, avrebbe potuto far ben sperare
- la valutazione delle università mediante i parametri dell'ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca), dopo anni di tagli indiscriminati e puntando ad analizzare dati parziali e non sempre certi, fotografa una situazione non sempre veritiera e che fa acqua da tutte le parti; 
-  le procedure in corso per abilitare i nuovi docenti universitari per i prossimi anni sono astruse e probabilmente comporteranno una valanga di ricorsi con relativo blocco delle abilitazioni, con perdite economiche difficilmente quantificabili, tutto resterà bloccato anche perché non è difficile immaginare che molte Università non avranno i finanziamenti necessarie per assumere i docenti abilitati; 
- il taglio indiscriminato dei finanziamenti per il diritto allo studio, tanto che in alcune regioni i migliori studenti che non hanno possibilità economiche non potranno continuare gli studi;
- il dibattere sull'opportunità di togliere il "valore legale" del titolo di studio e di introdurre modelli di finanziamento  "d'onere" mediati acriticamente dagli USA, dove si sono rilevati essere forrieri di gravi problemi finanziari e sociali.
Tutto quanto descritto, se non si interrompe la spirale perversa avviata da una Legge sbagliata (L.240/2010), inevitabilmente determinerà un'ulteriore e progressiva diminuzione della qualità della didattica e della ricerca, basta aspettare qualche anno.
I primi segnali sono sotto gli occhi di tutti: calo degli iscritti e calo dei laureati, ma un'altra cosa grave è la diminuzione della qualità dei laureati, in parte confermata dalla difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro. 
Questo è quello che sta accadendo nelle università italiane.
La situazione è gravissima perché è in gioco il futuro delle prossime generazioni e dell'Italia stessa. 
La politica si dovrebbe fare carico di tutto ciò e con essa la pubblica opinione più responsabile.  
La "riforma Gelmini" non è emendabile, bisognerebbe  rottamarla e al più presto.  
Sicuramente con il governo Letta questo è impossibile perché tra le tante emergenze, purtroppo, i problemi dell'università non sono una priorità.  
Non dobbiamo rassegnarci ma essere consapevoli che ci terremo ancora, non si sa per quanto tempo, questa sciagurata "riforma" che ci trascinerà in una palude di inefficienza, disuguaglianza e arretratezza.
Non è con la disinformazione che ci si costruisce un futuro economico e sociale del nostro Paese.
 
PS: 
Si ritiene opportuno aggiunge la segnalazione di ROARS a un articolo del New York Times che ben chiarisce di cosa stiamo parlando. Clicca qui  
 

mercoledì 14 agosto 2013

Per tornare alla cruda realtà basta leggere le tabelle stipendiali del personale della Camera

 




Leggete (subito dopo pag. 9) le tabelle stipendiali e le tabelle delle indennità di varie tipologie di personale dipendente della Camera.

Mentre tutti noi stiamo con gli stipendi fermi dal 2010 e lo saremo almeno fino alla fine del 2014.

Clicca QUI per le tabelle_9_agosto_2013